Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Frontiers Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Robby Valentine - voce, piano, tastiere, chitarra e basso
- Juan Van Emmerlot - batteria dalla settima alla decima traccia
- Nop Ton - batteria nell'undicesima, dodicesima e diciassettesima traccia
- Johan Willems - cori nella seconda, terza, quarta, nona, undicesima e sedicesima traccia


Tracklist: 

1. I Should Have Known Better (03:41)
2. A New World (04:25)
3. I'm Going Under (Sedated) (03:40)
4. One Of These Days (03:25)
5. The Cold & Lonely Lie (04:52)
6. She (Abandoned Heart) (04:46)
7. Magnum Opus (01:16)
8. Everyday Hero (03:57)
9. Supernova (05:19)
10. Magical Memories (02:16)
11. How Many Times (03:17)
12. Mickey (04:34)
13. How Can I Live Without You (01:29)
14. One Heart (03:08)
15. Back To The Future Theme (00:40)
16. Now Or Never (04:54)
17. Exodus Elephantes... I Can't Get Over You (07:28)

Valentine

The Most Beautiful Pain

Titolo leggermente masochista e copertina a dir poco squallida per il nuovo lavoro dei Valentine. Il simpatico polistrumentista Robby Valentine viene infatti ritratto sopra un pianoforte alato, in una posa che pare quella di un gabbiano oppure, più semplicemente, quella di un malato di mente. Peccato soltanto che il fulmine sullo sfondo non abbia folgorato l’elegantissimo artista olandese, magari facendolo stramazzare al suolo privo di vita. Il titolo scelto, ovvero The Most Beautiful Pain, poteva essere adatto ad un disco Suicidal Black Metal, non certo ad un raffinato e ultramelodico Hard Rock contaminato da venature AOR, ma si sa che il buon vecchio Robby ha da sempre un pessimo gusto in questo campo, come dimostrano perfettamente i suoi lavori passati. A questo punto pare un miracolo che l’album in questione non sia un autentica porcheria da cestinare prima possibile. Bisogna però capire che a causa di un tale scempio grafico, oltretutto in primissimo piano, l’ascoltatore non viene certo attratto dalla confezione del disco e difficilmente deciderà di acquistarlo. Purtroppo nel mondo ci sono persone che ancora non hanno appreso questo principio, tanto semplice quanto fondamentale, e Valentine, senza alcun dubbio, ne fa parte.

Difficile analizzare un lavoro del genere su un sito che tratta di musica Rock. The Most Beautiful Pain presenta infatti sonorità accostabili più al Pop che altro. L’album contiene comunque un limitato numero di pezzi melodici, trascinanti, assolutamente gradevoli, ma purtroppo anche delle oscenità a dir poco inascoltabili. Alla prima categoria appartengono sicuramente A New World, I’m Going Under (Sedated), On Of These Days e Everyday Hero, tutte contraddistinte da ritornelli irrefrenabili ed un’orecchiabilità incredibile. Inoltre, la quarta traccia del platter ricorda in modo palese i Bon Jovi di Slippery When Wet, tuttavia questa è solo una delle innumerevoli somiglianze di The Most Beautiful Pain. I Queen rivivono in gran parte dei brani e l’ammirazione di Robby nei confronti di Freddy e compagni è ormai nota a chiunque. Se Back To The Future Theme, che lascia poi spazio alla poco convincente Now Or Never, risulta una gradita sorpresa, la stessa cosa non vale per She (Abandoned Heart) e Supernova. Il preludio della prima pare addirittura quello della sigla di Baywatch, mentre la seconda è pressoché identica, nel motivo d’apertura, a Kashmir dei Led Zeppelin.

Non è certo un lavoro originale questo The Most Beautiful Pain, eccezion fatta per ben pochi pezzi. Mickey, sempre nella parte iniziale, ricorda lontanamente persino una notissima hit da discoteca di qualche anno fa. Pianoforte e tastiere in primo piano accomunano un pò tutti i capitoli dell’opera, ma allo stesso tempo rendono il disco generalmente fiacco e privo di vigore. One Heart ne è una prova lampante. La conclusiva Exodus Elephantes… I Can’t Get Over You è, oltre che quella più lunga, la composizione più dura del lotto, almeno inizialmente. Valentine difatti non si smentisce mai e quindi, dopo qualche attimo di silenzio, ritorna con il suo amato pianoforte per annoiare ulteriormente l’ascoltatore, proponendo le solite melodie sdolcinate e soporifere. Il factotum olandese ha poi deciso di inserire nell’album track assolutamente insignificanti, dalla durata inferiore ai tre minuti. Pertanto, Magnus Opus, Magical Memories e How Can I Live Without You non meritano nemmeno di essere prese in considerazione. Le rimanenti canzoni, ovvero I Should Have Known Better, che prova perlomeno a dimostrarsi sufficientemente aggressiva, The Cold And Lonely Lie e How Many Times, decisamente più in linea con il resto del disco, possono almeno dirsi piacevoli all’ascolto.

Tralasciando il titolo ambiguo e la copertina scandalosa, The Most Beautiful Pain si rivela un’uscita poco raccomandabile agli amanti della musica Rock. Alla batteria ci sono prima Juan Van Emmerloot poi Nop Ton e Mr.Valentine canta e suona tutti gli altri strumenti, ma ciò poco importa. L’album potrà forse essere considerato valido da persone che trascurano elementi come la ripetitività, la poca originalità e persino il plagio, non certo da chi ama passione e grinta. Grazie alle non molte tracce incisive l’opera raggiunge comunque la sufficienza, tuttavia sul mercato, in ambito Hard Rock e AOR, è reperibile materiale senza dubbio migliore. Perché quindi perdere tempo con i Valentine di The Most Beautiful Pain? Capolavoro? Neanche lontanamente. Questa è RockLine, non un portale per appassionati di pianobar.


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