Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Vertigo
Anno: 
1970
Line-Up: 

- David Byron - voce solista
- Ken Hensley - organo, chitarra slide, Mellotron, pianoforte, voce
- Mick Box - chitarra elettrica, chitarra acustica, voce
- Paul Newton - basso, voce
- Ollie Olsson - batteria, percussioni

Tracklist: 

1. Gypsy (06:37)
2. Walking In Your Shadow (04:31)
3. Come Away Melinda (03:46)
4. Lucy's Blues (Bith of Prey) (05:09)
5. Dreammare (04:39)
6. Real Turned On (03:37)
7. I’ll Keep On Trying (05:24)
8. Wake Up (Set Your Sight) (06:22)

Uriah Heep

Very 'eavy Very 'umble

Dall’Inghilterra giungono nel 1970 gli Uriah Heep, i pionieri dell’Art Rock, un genere che prenderà forma attraverso gli insegnamenti dei Rush dal 1974, uno stile connesso non solo al Progressive Rock ma anche a spunti psichedelici e Hard Rock di pregevole fattura. Le lunghezza delle canzoni dipende da gruppo a gruppo, poiché inizialmente l’Art Rock prevedrà dei canoni ben precisi da rispettare nel song-writing, con brani abbastanza brevi ed omogenei: il grande cambiamento avverrà coi Rush di 2112 e di Hemispheres, mentre altre formazioni rimarranno legate agli stilemi istituiti dagli Uriah Heep e dagli altri capostipiti del genere.
Il Rock settantiano qui proposto è un’unione tra tutte le sonorità di quegli anni, i timbri che hanno caratterizzato parte di un decennio e che sono stati radicalmente rinnovati dall’innovativa musica del The Alan Parson Project. Completamente strano l’approccio dell’album di debutto Very 'eavy very 'umble, poiché alcuni episodi rappresenteranno il sound tipico della band inglese attraverso i lunghi anni di carriera, mentre altri pezzi più distesi e meno tirati possono risultare strettamente collegabili con la tradizione dei The Doors o dei Led Zeppelin.

Gypsy è sicuramente un emblema del decennio più affascinante per il Rock, poiché l’innovazione è totale, riunendo sotto un unico filone diversi stili musicali: d’altronde il 1970 era l’anno di Black Sabbath (Black Sabbath), di Morrison Hotel (The Doors), di III (Led Zeppelin), di Sacrifice (Black Widow) e di molti altri lavori che hanno segnato profondamente l’epoca. Così non si può dire per Very 'eavy very 'umble, che però resta un caposaldo fondamentale per gli sviluppi dei successivi prodotti discografici per gli Uriah Heep. Ritmo cadenzato e hammond tuonante: questa la formula per la riuscita di Gypsy, dotata di cori maestosi, scale intricate e assoli che si susseguono senza fine.
Più Hard Rock la seconda Walking in Your Shadow, diretta come caratteristico dei Deep Purple, ma provvista di aperture sommesse e atmosferiche che solo i Led Zeppelin di II avevano saputo creare nel loro tessuto compositivo.
Bird of Prey con la sua aggressività e tenacia scuote l’ascoltatore sopito dai toni soavi della ballata Come Away Melinda: la voce si fa acuta e i ritmi incalzanti, per regalare una canzone coinvolgente e ben studiata. Riff Blues cercano di riallacciarsi al nuovo Art Rock che sarà portato avanti dai Rush nella successive Dreammare e Real Turned On, ma non prendono una forma definitiva che possa dare supporto al song-writing.
Simile alle sperimentazioni sonore dei neonati Black Sabbath è invece I’ll Keep on Trying, buona prova di forza da parte della band, che si abbandona ad intermezzi più progressivi e discostanti dal resto del brano e della canzone. Wake Up (Set Your Sight) è un’altra testimonianza dell’inizio della carriera degli Uriah Heep, un avvio non proprio brillante poiché la musica proposta spazia attraverso le influenze dell’ormai conclusa Psichedelia sessantiana, giungendo a soluzioni inedite ma strane, non completate con raffinatezza.

Il debut album per ogni band rappresenta un gioco, un tentativo di tradurre in arte le proprie idee, esperienze, emozioni e sentimento: gli Uriah Heep centrano il significato di quest’affermazione con Very 'eavy very 'umble, che tuttavia rimane la prima esperienza discografica, fondamentale per la formazione di nuovi stili, ma non così importante come alcuni dei lavori successivi che renderanno celebre il combo inglese. Concludendo, il disco è discreto, a tratti appassionante e a tratti fin troppo soporifero, ma è consigliato agli amanti del sano Rock dei ’70, il Rock del passato che perdura nel presente.

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