Voto: 
7.1 / 10
Autore: 
Paolo Cazzola
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2006
Line-Up: 

Enrico Cipollini - chitarra, voce
Andrea Orlandi - basso, voce
Nicola Fantini - batteria


Tracklist: 


1. National Breakdown
2. Don't Know
3. N.Y.C. Junkie
4. Bring You Down
5. Wonderland
6. Faithful
7. Just A Man
8. Dead A Thousand Times
9. Stripper Blues
10. Sing A Song

Underground Railroad

Blessed With A Curse

L’underground musicale italiano è quanto di più vasto si possa mai trovare, un vero e proprio oceano in qui tuffarsi a capofitto. Ed è proprio in questo oceano che si possono trovare gli Underground Railroad, gruppo ferrarese dedito ad un Rock/Blues di chiarissimo stampo settantiano.
Il gruppo è composto da tre elementi: Enrico Cipollini alla chitarra e alla voce, Andrea Orlandi al basso (e backin vocals) e Nicola Fantini alla batteria. La band si forma alla fine del 2002, e comincia già da subito a comporre brani originali e inediti.

Un intensissima attività live porterà agli Underground Railroad una discreta fama nell’ambiente, e lì permetterà di suonare in alcuni importantissimi festival e addirittura in un famoso e noto programma televisivo. Parallelamente a ciò, il gruppo ha terminato le registrazioni del loro primo disco, ovvero Blessed With A Curse. Tuttavia, la band non possiede ancora un contratto discografico, e per questo motivo l’album sopracitato risulta essere autoprodotto.

Le varie canzoni che lo compongono portano l’album ad un livello qualitativo discreto, infatti si registrano veramente poche tracce sotto la sufficienza. A partire dall’accoppiata iniziale (National Breakdown e Dont Know) si può capire quale sia il percorso musicale intrapreso dalla band. Tutti i pezzi propongono un blues molto potente, con chiarissime influenze hard rock, soprattuto nel riffing.
Faithful è una canzone interessantissima, se non altro per il suo andazzo che tanto ricorda i Led Zeppelin, evidentemente molto cari agli Underground Railroad. Altro pezzo veramente valido è Dead A Thousand Times, bella canzone con un ritornello molto coinvolgente, con una buona prestazione di tutti e tre i componenti. A chiudere il disco la accecante Stripper Blues e la malinconica Sing A Song.
La canzone migliore rimane comunque Bring You Down, una bell’anthem dove fa la sua comparsa anche un organo hammond, stavolta col compito di costruire il tappeto per il resto degli strumenti.

Tutti questi fattori portano ad avere un disco discreto, godibile e senza grosse pretese. La proposta dagli Underground Railroad non è sicuramente tra le più innovative, e non si registrano picchi particolari all’interno del platter, tuttavia le canzoni si incastonano perfettamente l’una con l’altra, formando un prodotto compatto e veramente non male.

Che questo sia un inizio di qualcosa di veramente buono? Può essere. Aspettiamoci quindi un ulteriore conferma dagli Underground Railroad.

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