Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Etichetta: 
Wild Child Records
Anno: 
2000
Line-Up: 

- Robert Kinkel - pianoforte, tastiere
- John Oliva - pianoforte, tastiere, basso
- Al Pitrelli - chitarra, basso
- Paul O'neill - chitarra
- Jeff Plate - batteria
- Johnny Lee Middleton - basso
- Chris Caffery - chitarra
- Dave Wittman - batteria, chitarra, basso
- Tood Reynolds, Paul Woodiel, Mary Rowell, Laura Seaton-Finn e Denise Stillwell - violini
- Mark Wood e Mark Ferris - viole
- Garo Yellin, Jonas Tauber e Dorothy Lawson - violoncelli

Guests vocalists:
- Jody Ashworth - Beethoven
- Patti Russo - Theresa
- Jon Oliva - Mephistopheles
- Guy Lemonnier -  giovane Beethoven
- Jamie Torcellini - Twist
- Sylvia Tosun - Fato
- Zak Stevens, Dave Diamond and Doug Thoms - Le Muse
- Danielle Landherr, Marni Elliot, Sylvia Tosun, Robert Knikel, John Oliva, Guy Lemonnier, Jody Ashworth, Doug Thomws and Christian James - cori
- Jacob Ashworth, Even Maltby, Sebastian Perez, Caroline Ross, Mikhail Kofman and Adrian Ross - Child Choir diretto da Anthony Picollo

Tracklist: 

1. Overture
2. Midnight
3. Fate
4. What good this deafness
5. Mephistopheles
6. What is eternal?
7. The moment
8. Vienna
9. Mozart-Figaro
10. The dreams of candlelight
11. Requiem (the Fifth)
12. I'll keep your secrets
13. The dark
14. Für Elise
15. After the fall
16. A last illusion
17. This is who you are
18. Beethoven
19. Mephistopheles' return
20. Misery
21. Who is this child?
22. A final dream

Trans-Siberian Orchestra

Beethoven's Last Night

Questo terzo disco della Trans-Siberian Orchestra rappresenta un po' una variazione dal consueto schema del progetto parallelo dei Savatage della formazione post-1994, ideato da Jon Oliva e dal produttore Paul O'Neill: non più infatti semplici melodiche canzoni di Natale, ma un concept, un intero concept sulla figura di Ludwig Van Beethoven (in perfetto abbinamento alla musica di classical/rock dell'album) e sulla sua ultima notte di vita, opera come al solito del genio produttore Paul O'Neill, un lavoro di stampo decisamente più articolato e progressivo e arricchita dai numerosi ospiti presenti. E' un Beethoven che si ritrova, in una notte carica di tempeste di primavera del 1827, a ultimare le ultime note della leggendaria Decima Sinfonia che non vide mai la luce, quando all'improvviso...troverete un breve riassunto della storia alla fine della recensione, cosicché, se preferite leggerla direttamente dal booklet, non vi verrà rovinata la sorpresa.
Ad ogni modo essendo un album su Beethoven è facile intuire come siano presenti molte citazioni dalle sue opere sparse nell'album (ma alcune anche di altri autori come il Volo del calabrone di Korsakov), a cominciare dall'iniziale Overture, che dopo una breve esecuzione impeccabile della Sonata al chiaro di Luna riserva anche brevi apparizioni della 5a e 9a sinfonia. Dunque, queste citazioni sono l'aspetto più controverso dell'album: da un lato possono rappresentare un graditissimo fanservice per tutti gli appassionati, dall'altro possono anche risultare come messe tanto per fare senza un preciso scopo. Per di più, a molti sembrarono troppo ridondanti, a molti altri fin troppo sporadiche. Infine, diversi non hanno apprezzato il fatto che fossero le solite opere ultra-famose a venire citati, mentre altri pensano che sia stata la scelta più giusta e adatta a rendere un'opera del genere. Qualunque sia la vostra opinione, l'unica cosa certa è che contribuiscono molto all'atmosfera e non si tratta di lunghe elucubrazioni, ma anzi di interventi brevi (anche brevissimi) e selezionati, inseriti in punti specifici del full-lenght. Inoltre, alcune opere vengono citate più volte (l'Inno alla Gioia per esempio compare svariate volte).

Ma parliamo dell'album: è sempre molto melodico, ma le composizioni si fanno più articolate; l'elemento sinfonico è anche aumentato, ma non troverete molte orchestrazioni d'archi, la maggior parte del lavoro la svolge il pianoforte di Jon. Le canzoni sono in buona parte brevi, ma in 22 tracce si sfiorano le due ore di musica. Atmosfere generalmente cupe e misteriose, così come in Midnight, o più incalzanti come nella successiva Fate dove i cori sinfonici fanno da padroni. E What Good This Deafness non fa altro che far precipitare in un ambiente di follia da circo, mentre Mephistopheles (dove compare la diabolica voce di Jon) fa piombare subito un'aura tetra e intimidatrice che poi si rasserena, e What is eternal? incanta con le sue atmosfere tristi e malinconiche. Il successivo quartetto è più quieto nelle emozioni, con la timida The moment che sarebbe potuta comparire anche su Streets dei Savatage, Vienna che con le sue sonorità libere ricorda le composizioni di Vangelis, Mozart-Figaro che è un'intera cover del passo più famoso del Barbiere di Siviglia e la dolce The dreams of candlelight con la sua voce femminile. Breve intermezzo con Requiem (the Fifth) che sembrerebbe un brano impostato esattamente come Mozart-Figaro ma che si dimostra più "articolato" e "riarrangiato", dopodiché con I'll keep your secrets e la stupenda The dark non ci discostiamo dalle sonorità già viste. Così è anche After the fall ma prima c'è il brevissimo intermezzo in cui viene proposto l'inizio dell'immediatamente riconoscibile Für Elise, uno dei giri di note più famosi di Beethoven. Più strana A last illusion, che inizia come un brano acustico molto leggero, ma poi parte un pianoforte pesante e si inserisce l'esecuzione del Volo del calabrone, non completa e non "come la fa John Petrucci". Ma solo fino a metà brano, perché da quel punto prosegue come un'altra canzone, epica e melodiosa. Se vi sembra di aver già sentito l'inizio di This is who you are è perché risulta efettivamte simile al chorus di A little too far dei Savatage, ma il proseguimento è nettamente diverso. La "titletrack" Beethoven è la più massiccia ed imponente fino ad ora, ma anche Mephistopheles' return stupisce, anche se non fin dall'inizio. Sono particolarmente suggestivi i giochi di cori, maschili e femminili, che ad un certo punto si sovrappongono per breve tempo. Ma ora con Misery si fa tutto più aggressivo e oscuro e la voce di Jon, di ritorno, si dimostra abile nell'interpretare una voce sarcastica, tagliente, tentatrice come quella di un diavolo che ti pone d'inanzi ad una scelta estremamente dura da fare. Di contrasto le melodie di innocenza e purezza di Who is this child? che rappresenta l'ultimo climax di emozioni da ballad prima della breve conclusione di solo pianoforte di A final dream, ancora più candida, innocente, dolce, ma nonostante ciò sempre evocativa ed intensa, chiudendo infine quest'album. In risultato, buono, molto buono. La melodicità e il sinfonismo della formazione potrebbero non essere graditi a tutti, ma il merito compositivo e artistico va riconosciuto. La qualità c'è e, come sarebbe ovvio aspettarsi, i ringraziamenti vanno a Jon Oliva e Paul O'Neill, coppia ormai storica e vera e propria garanzia di poesia non solo a livello lirico, ma anche musicale.

Più di tutto è il clima di pathos crescente, le atmosfere teatrali, l'ambiente che passa dal tragico più cupo al rasserenamento più candido... ed è tutto colmo di sentimento, soprattutto nella toccante storia: in questa nottata, si mostra il Fato che rivela a Beethoven che sarebbe stata la sua ultima notte di vita. L'anziano maestro ne rimane spaventato, quando a mezzanotte, come nel Faust, compare il Diavolo, nella persona di Mefistofele, venuto a prendere la sua anima. Oppure a lasciarlo stare in cambio di tutta la sua musica. Un patto meschino, e il maestro ha solo un'ora per pensarci, e in quest'ora rivive i momenti tristi e felici del suo passato con il Fato. Alla fine dopo molti dilemmi interiori comprende che la musica è la sua vita e che non può cederla, soprattutto quando compare il fantasma di Mozart a rivelargli che la sua ultima opera è per di più la più grande mai composta, ispirata persino dalla voce di Dio. Mefistofele però non demorde, e allora decide di limitarsi alla sola Decima Sinfonia che nessuno ha ancora ascoltato. Di fronte all'ennesimo rifiuto propone allora un ultimo accordo, ben più sadico: la Decima in cambio della salvezza dell'anima di una bambina mendicante, che altrimenti in vita avrebbe vissuto sofferenze inimmaginabili per la sua diabolica mano. Beethoven di fronte a questo nuovo dilemma ancora più pesante, alla fine cede e firma il contratto con Mefistofele. Ma, ironia del destino, è nullo: Beethoven ha firmato come primogenito della sua famiglia, ignorando che prima di lui i suoi genitori ebbero un altro figlio che chiamarono proprio Ludwig, ma che morì ad un anno. Mefistofele se ne va dunque, con un contratto in cui restituisce alla bambina la sua anima in cambio dell'ultima opera del primogenito Ludwig Van Beethoven...che ovviamente non potrà mai avere. Così dunque Beethoven può finalmente riposarsi, con l'animo sereno, e fare un ultimo sogno. E la Decima Sinfonia? Uno degli spiriti servitori del Fato entra di nascosto da una finestra e la nasconde in un muro, fino a quando qualcuno non la ritroverà e la musica di Beethoven potrà vivere nuovamente.

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