Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Gabriele Bartolini
Genere: 
Etichetta: 
Carpark
Anno: 
2010
Line-Up: 

Chazwick Bundick - Compositore musiche, voce

Tracklist: 

1. Blessa
2. Minors
3. Imprint After
4. Lissoms
5. Fax Shadow
6. Thanks Vision
7. Freak Love
8. Talamak
9. You Hid
10. Low Shoulder
11. Causers of This

Toro Y Moi

Causers of This

Causers of This è il primo album full-lenght inciso da Toro Y Moi, uscito nei primi giorni del 2010. Dietro questo nome c'è Chazwick Bundick, un giovincello di origini filippine nato in Columbia, America. Appassionato di musica da quando aveva otto anni, si applica prima al pianoforte e poi alla chitarra: non ci pensa due volte prima di formare un gruppo, i Les Sins, a soli quindici anni insieme a tre suoi compagni di scuola. 

Anni '90, ondata punk/rock post grunge, Weezer e At The Drive-in tra i gruppi maggiormente coverizzati in questa sua prima esperienza. Successivamente si unirà ad altre due band, Sides of Chaz e The Heist and the Accomplice, quest' ultima la formazione con cui avrà maggiore successo. Finita la scuola, il gruppo non ha seguito e Chazwick si piazza dietro a sinth e laptop, così come la moda musicale del momento vuole.
Impiega tanto tempo prima di passare alla registrazione di materiale, forse troppo; esce allo scoperto solo nel 2007 quando pubblica due demo, e successivamente nel 2009-2010 con tre 7'' ed altre tre piccole pubblicazioni: Blessa, 7'' del 2009, risulterà l' uscita più significativa, con i cavalli di battaglia Blessa e 109 che ben evidenziano il mood delle canzoni dell' artista.

Come nei migliori colpi di fortuna che si rispettino, questo disco esce in un momento particolarmente azzeccato. Si è da poco iniziato a trattare di un movimento chiamato Chillwave, genere che a quanto pare fonde il sound più danzereccio degli anni '70-'80 con la nuova forma di psichedelia pop presentata a più riprese dagli Animal Collective. Aggiungete un pizzico di elettronica degli anni '90, di quella soffice che fa tanto Air, ed il gioco è fatto.

Le prime pubblicazioni risalgono al 2009-2010, quando prima Atlas Sound (progetto del membro di Deerhunter, Bradford Cox) e poi Neon Indian pubblicarono rispettivamente Logos e Psychic Chasms.
Da segnalare anche Love Remains di How To Dress Well, con ottime influenze shoegaze, principalmente, e Banjo Or Freakout, progetto dell'italianissimo Alessio Natalizia, che con l' album omonimo (ed in particolare con il singolo 105) ci dette un modesto esempio di Chillwave, contaminando il disco di dolci atmosfere dream pop. E subito dietro, ad inseguire, Toro Y Moi, si presentò con una proposta musicale che con gli altri aveva poco o niente a che fare, maggiormente basata sull'elettronica e pur sempre lontana dal fenomeno Twin Shadow.

Nel disco infatti assistiamo ad un connubio davvero unico tra musica dai tratti esotici, hip-hop da hipsters e effetti speciali che danno come l'impressione di renderci più leggeri e farci sospendere in aria. Scorrono veloci le undici tracce, ma in maniera incredibile, tanto che pare di essere alle prime tracce quando va in scena la title track di chiusura. Si parte con Blessa, già citata in precedenza: canzone prettamente da spiaggia, ritmo lento adatto per il periodo post-pranzo e testo giusto. ''Come home in the summer / live a life that you miss'' canta il filippino, accompagnato da un dolce suono di chitarra che da un tocco di intimità all'ambiente. Subito dopo parte Minors, degna continuazione del brano precedente che, pur procedendo a passo spedito, riesce a regalare tre minuti di pure atmosfere dance anni '80, riuscendo a riportare fedelmente il suono ai nostri giorni con effetti da disco odierni, nel ritornello in particolare. In Imprint After il Toro gioca a fare il brasiliano: ''Why did you choose to stay? Are you sure about your life for once?''; troppe domande, e quindi meglio passare alla musica, vagamente somigliante a degli Stereolab svogliati.
Con Lissoms dimostra di saper creare buone suite dallo stile più diretto a Jamie XX, mentre Fax Shadow riprende ritmi hip-hop vocalizzati da cori sfumati e all' apparenza lontani.
Distratto handclapping in Thanks Vision, canzone che fa dell'incomprensione (sia nella musica che nel testo) la sua arma migliore; atmosfere vaghe e sciatte. Freak Love inizialmente sembra suonata da un Darwin Deez naturalmente senza chitarra ma dietro ad un computer, anche se col passare dei secondi il mood torna quello di prima; onore invece a Talamak, una delle tracce più positive e figlia di un attento ascolto delle atmosfere parigine di inizio anni duemila.
Passando per You Hid, ripetitiva e monotona, si arriva a Low Shoulder, che alza notevolmente il tiro con piano ed effetti degni della migliore Feel Good Inc.
Finale in sordina con Causers of This per un album che ha dimostrato di avere alti e bassi, anche se alla fine lo stile con cui Toro Y Moi ha cercato di imporsi è innovativo.

La nuova formula del DTY, come detto in apertura, sta generando prototipi come Chazwick Bundick che pubblicandosi inizialmente in proprio cercano fortune in modo particolare con singoli di facile lettura, tentando di colpire teenager che sembrano non voler fare a meno del brano ripetuto fino allo sfinimento. Come Blessa, traccia già proposta in altre uscite e che, da quanto traspare da questo disco, sembra essere uno dei pochi esempi di originalità dell'artista, ad eccezione naturalmente di altri singoli altrettanto interessanti che, però, associati ad altri esempi meno felici, non possono che andare a costituire un disco non convincente al massimo. In parole povere, il talento si è confermato ma non si è migliorato.

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