Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Magic Bullet Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Chris King
- Raymond Brown
- Jeremy Galindo
- Andrew Miller

Tracklist: 

1. Quiet
2. The World Is Our
3. I Believe in Your Victory
4. Grandfather Clock
5. Happiness: We're in This Together
6. There Are Some Remedies Worse Than the Disease

This Will Destroy You

Young Mountain

Fra gli ultimi arrivati tra i gruppi appartenenti a quella frangia di post rock venuta alla ribalta nei primi anni del decennio vi sono gli statunitensi This Will Destroy You. Chiamate pure come volete il loro stile: rock strumentale atmosferico, emotional-progressive (?), dream rock... quel che conta alla fine è l'attitudine dei This Will Destroy You a metà fra il manierismo derivativo e la personale interpretazione della costruzione melodica. Figli della seconda ondata del post rock, consolidata da gruppi come Mogwai ed in seguito Explosions in the Sky (che da questo punto di vista hanno davvero fatto scuola e fortemente influenzato il gruppo americano), e attingendo anche da quello etereo e atmosferico dei Sigur Ròs e a gruppi storici come Tortoise e Bark Psychosis (ma potremmo uscire dal genere e menzionare il binomio fra parti calme/distorte degli Oceansize o degli spunti dai prezzemoli Radiohead), i This Will Destroy You edificano brani semplici ma che si articolano e dipanano in crescendo emotivi e sognanti che suonano quasi stereotipati in alcuni punti, ma che hanno un'efficacia ed una raffinatezza rare. Il loro primo lavoro è Young Mountain, considerato da loro un EP e pubblicato nel 2006.

Quiet inizia seguendo uno schema abbastanza convenzionale: gli strumenti si intrecciano fra di loro dipingendo melodie dense e fortemente evocative, in un crescendo progressivo fino alla fine della canzone. La maggiormente atmosferica The World Is Ours segue un sentiero affine, mescolando dolci, timidi arpeggi fino ad un chorus distorto che rappresenta il climax del pezzo. Finito esso, si ritorna su connotati più tenui, fino ad una nuova crescita d'intensità strappalacrime. Il gruppo punta molto sulla capacità emozionale, il songwriting mostra ancora qualche incertezza nella personalizzazione dello stile ma nonostante questo gli americani riescono a scrivere canzoni riuscitissime, che scorrono via piacevolmente senza risultare pesanti o noiose, anzi. Il tutto viene supportato da un'attitudine strumentale che favorisce le rifiniture e la raffinazione degli arrangiamenti. Va però dato atto che ad un certo punto il tutto inizia a suonare abbastanza prevedibile: I Believe in Your Victory non stupisce affatto nelle sue soluzioni sonore che consistono in, indovinate un po', un alternarsi di motivi arpeggiati placidi e refrain maggiormente emozionali in un vortice di sentimento. Però il gusto per le melodie è sensazionale, fortemente comunicativo ed espressivo, e i This Will Destroy You scrivono forse il pezzo più bello del lavoro. Dopo la breve parentesi elettronica della stupenda Grandfather Clock, intimista, ricca di passione e riflessiva, si passa alla sigurrossiana Happiness, che ripercorre l'ormai monotona idea di sviluppare lentamente il brano seguendo motivi melodiosi, tenui e malinconici, fino a quando non si espande il muro sonoro del pezzo che raggiunge il suo culmine per poi riacquietarsi. Si aggiungono pregevoli (ma sporadici) spunti di violino, che anche se lasciano un retrogusto di barocchismo condiscono il finale della traccia di melodie gustose. La conclusiva There Are Some Remedies Worse Than the Disease è molto interessante, dato che evita il crescendo emozionale preferendo sfociare in una conclusione (relativamente) frenetica e incalzante, purtroppo troppo breve e non tanto trascinante quanto avrebbe potuto essere. Rimane comunque un brano ben scritto ed eseguito, pulito e dolcemente evocativo.

Un disco piacevolmente melodico, anche se non proprio originalissimo - ma rimane al di sopra della media delle uscite e lascia buoni spunti per il futuro del gruppo.

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