Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Big Cartel/Black Ape
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Chris King - guitar
- Donovan Jones - bass guitar, keyboard
- Jeremy Galindo - guitar
- Alex Bhore - drums

Tracklist: 

1. Communal Blood
2. Reprise

This Will Destroy You

Communal Blood

Communal Blood è il titolo del primo singolo rilasciato dai This Will Destroy You in attesa dell'imminente nuovo full-lenght Tunnel Blanket. Inizialmente distribuito in poche copie nei concerti tenuti dal gruppo durante quest'anno, all'inizio di dicembre è stato ri-stampato in edizione limitata.

L'inizio del brano è soffuso e malinconico, con riverberi sonori accompagnati da leggeri tocchi di piatti a ricollegarsi con i seminali Bark Psychosis. L'atmosfera viene scandita in questo modo per circa tre minuti, forse un po' monotoni, prima di un improvviso crescendo emotivo di chitarre distorte in lontananza, in piena tradizione Explosions in the Sky; le percussioni si fanno lentamente più lente, fino a quando non c'è un'esplosione noisy, come da consuetudine.
Infine, la coda di chiusura, con melodie arpeggiate e riverberate accompagnate da una batteria via via più frenetica.

Essenzialmente non c'è molto di nuovo o che non esuli dai canoni del post rock, se non per una più marcata vena ambientale che pone il singolo a metà strada fra gli album precedenti e l'ultimo EP Moving on the Edge of Things, ragion per cui molti potrebbero trovare monotono il pezzo. Tuttavia esso si mantiene fedele a determinati dettami stilistici presentandone un'interpretazione formalmente perfetta, un rock strumentale fortemente atmosferico (e dalle tinte a tratti piacevolmente noir) e cinematico che ricrea scenari suggestivi, in maniera analoga ad altre formazioni come i post harbor o i russi Mooncake (che comunque tendono ad essere più versatili e variopinti).

Non alza di molto il giudizio complessivo infine la parentesi di Reprise, il gruppo in ogni caso è rimandato all'atteso nuovo album, per vedere se la loro espressione del post rock sa riuscire a trovare una propria vena artistica personale o se è troppo ancorata al manierismo.

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