Voto: 
7.4 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
4AD
Anno: 
1984
Line-Up: 

1. Kangaroo
- Simon Raymonde - chitarra acustica, basso, sintetizzatore
- Martin McGarrick - violoncello
- Gordon Sharp - voce
- Alex Chilton - compositore

2. Song To The Siren
- Robin Guthrie - chitarra
- Elizabeth Fraser - voce
- Tim Buckley - composizione

3. Holocaust
- Martin McGarrick - violoncello
- Steven Young - pianoforte
- Gini Ball - viola, violoncello
- Howard Devoto - voce
- Alex Chilton - composizione

4. Fyt
- Mark Cox - organo
- Martyn Young - sintetizzatore
- This Mortal Coil - composizione

5. Fond Affections
- Martyn Young - basso, chitarra, sintetizzatore
- Mark Cox - sintetizzatore
- Gordon Sharp - voce
- Rema-Rema - composizione

6. The Last Ray
- Robin Guthrie - chitarra acustica
- Simon Raymonde - basso
- Ivo Watts-Russell, R. Guthrie , S. Raymonde - composizione

7. Another Day
- Martin McGarrick - violoncello
- Gini Ball - viola, violoncello
- Elizabeth Fraser - voce
- Roy Harper - composizione

8. Waves Become Wings
- Lisa Gerrard - voce, fisarmonica, composizione

9. Barramundi
- Lisa Gerrard - fisarmonica
- Simon Raymonde - chitarra, sintetizzatore
- S. Raymonde - composizione

10. Dreams Made Flesh
- Brendan Perry - batteria, percussione
- Lisa Gerrard - voce, dulcimer, composizione

11. Not Me
- Simon Raymonde - basso
- Manuela Rickers - chitarra
- Robin Guthrie - chitarra
- Robbie Grey - voce
- Colin Newman - composizione

12. A Single Wish
- Steven Young - pianoforte
- Simon Raymonde - sintetizzatore
- Gordon Sharp - voce
- G. Sharp , S. Raymonde , S. Young - composizione


Tracklist: 


1. Kangaroo (Alex Chilton) (03:30)
2. Song to the Siren (Larry Beckett, Tim Buckley) (03:30)
3. Holocaust (Chilton) (03:38)
4. Fyt (Ivo Watts-Russell, John Fryer) (04:23)
5. Fond Affections" (Rema-Rema) (03:50)
6. The Last Ray (Watts-Russell, Robin Guthrie, Simon Raymonde) (04:08)
7. Another Day (Roy Harper) (02:54)
8. Waves Become Wings (Lisa Gerrard) (04:25)
9. Barramundi (Raymonde) (03:56)
10. Dreams Made Flesh (Gerrard) (03:48)
11. Not Me (Colin Newman) (03:44)
12. A Single Wish (Gordon Sharp, Steven Young, Raymonde) (02:26)

This Mortal Coil

It'll End in Tears

Divenuta l’etichetta porta-bandiera della Wave europea degli anni Ottanta, la 4AD raccoglieva sotto di sé alcune delle formazioni più promettenti ed innovative del panorama, capaci con le loro opere di guidare l’evoluzione di stili come Dream Pop, Dark-Wave e Post Punk. Lavorando all’interno di un contesto a loro favorevole, bands come Bauhaus, Cocteau Twins, Clan Of Xymox, Dead Can Dance, Pixies o Xmal Deutschland costituirono i capostipiti di un una nuova era musicale, che si allontanò dalla logica Punk degli anni Settanta per giungere ad una sensibilità elegante e raffinata.
Il presidente Ivo Watts-Russell, ideatore del progetto indipendente 4AD nel 1979-1980, era sempre rimasto affascinato dalla creatività dei musicisti che aveva riunito in tutta Europa, a tal punto da avviare un “supergruppo” in cui lui stesso potesse essere attivo al loro fianco.
Il moniker di questa inedita realtà targata 4AD, This Mortal Coil, fu tratto da un passo dell’Amleto e, sebbene la band tecnicamente fosse costituita solo da Watts-Russel e dal collaboratore John Fryer, ben presto vennero chiamate a partecipare le migliori menti della 4AD.

Il retroscena della formazione dei This Mortal Coil è legato alla firma di un contratto discografico tra la nascente 4AD e la band Post Punk dei Modern English; nel 1983 infatti, dopo la pubblicazione del valido After The Snow, Ivo Watts-Russell propose al quintetto di registrare nuovamente due canzoni del vecchio repertorio sotto forma di medley. Dopo il parziale rifiuto del gruppo, il presidente della 4AD fece affiancare alcuni membri dei Modern English dagli astri nascenti della scuola Wave inglese, come Elizabeth Fraser e Robin Guthrie dei Cocteau Twins e Gordon Sharp dei Cindytalk.
Da questo insolito connubio venne plasmato l’ep Sixteen Days/Gathering Dust, che fu arricchito dall’inserimento di una cover di Song To The Siren (Tim Buckley).
Se a parecchi appassionati dell’epoca il progetto This Mortal Coil apparve come una forzatura nei confronti delle magiche realtà della 4AD, voluta dai vertici dell’etichetta indipendente, successivamente i risultati conseguiti con It’ll End In Tears consentirono di accettare le scelte adottate dal presidente Watts-Russell.
Pubblicato l’anno successivo all’uscita dell’ep Sixteen Days/Gathering Dust, questo primo album di studio rappresenta in verità una raccolta di cover reinterpretate con la delicatezza del Dream Pop: impegnato com’era nel progetto 4AD, il duo Watts-Russell e Fryer non disponeva di sufficiente tempo per dedicarsi alla composizione di un intero album e quindi la soluzione delle covers sembrò quella più plausibile alle esigenze dei This Mortal Coil. A prendere parte a It’ll End In Tears furono chiamati artisti come Lisa Gerrard e Brendan Perry (Dead Can Dance), Elizabeth Fraser, Robin Guthrie e Simon Raymonde (Cocteau Twins), Steven Young e Martyn Young (Colourbox), Mark Cox (The Wolfgang Press), Howard Devoto (Buzzcocks/Magazine) e Robbie Grey (Modern English).

L’opera, pur proponendo riarrangiamenti di storici pezzi dei Big Star, di Tim Buckley, di Roy Harper e di Colin Newman (voce dei Wire), risulta intrisa del sound che distinguerà i gruppi 4AD dal resto del sottobosco Wave europeo.
Le distensioni oniriche tipiche del Dream Pop pervadono già l’opener Kangaroo (cover di una canzone dei Big Star), condotta dalle linee vocali di Gordon Sharp e racchiusa in un’atmosfera delicata e sospesa. Tuttavia, le tracce che garantiscono all’opera di elevarsi stilisticamente sono quelle interpretate dalle donne della 4AD, Elizabeth Fraser e Lisa Gerrard, con i loro toni soavi o oscuri. Waves Become Wings (cantata dalla Gerrard) proietta nella dimensione cupa e meditativa propria dei Dead Can Dance, costituendo un’efficace antitesi alla leggerezza espressa dal timbro della Fraser in episodi come Song To The Siren o Another Day.
Immancabile è poi il tributo a Colin Newman dei Wire con l’acido Post Punk di Not Me, condotta dalla peculiare voce di Robbie Grey e dal ritmo caratteristico del genere.
L’intreccio delle tematiche di amore e solitudine di It’ll End In Tears viene rafforzato infine dalla tensione musicale che scaturisce dall’impiego di arrangiamenti ricercati, costituiti dal l’avvolgente binomio tastiere-archi.

In definitiva, pur non raffigurando un masterpiece per la semplice proposizione di cover, It’ll End In Tears è un significativo documento che simboleggia un’era di cambiamenti stilistici intervenuti nella rinnovata Inghilterra post-1977: il sound che l’album di debutto della realtà This Mortal Coil trasuda ritrae il trademark di una casa discografica da sempre attenta a scoprire e promuovere le realtà promettenti di una scena di nicchia che ha realizzato piccole gemme eterne, precursori di una gran parte degli sviluppi contemporanei.

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