Voto: 
10.0 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Etichetta: 
Earache
Anno: 
1989
Line-Up: 

- Oscar Garcia - Voce
- Jesse Pintado - Chitarra
- David Vincent - Basso e Voce
- Pete Sandoval - Batteria
 

Tracklist: 



1. After World Obliteration – 3:30
2. Storm of Stress – 1:28
3. Fear of Napalm – 3:01
4. Human Prey – 2:08
5. Corporation Pull-In – 2:22
6. Strategic Warheads – 1:38
7. Condemned System – 1:22
8. Resurrection – 2:59
9. Enslaved by Propaganda – 2:14
10. Need to Live – 1:17
11. Ripped to Shreds – 2:52
12. Injustice – 1:28
13. Whirlwind Struggle – 2:16
14. Infestation – 1:56
15. Dead Shall Rise – 3:06
16. World Downfall – 2:37
 

Terrorizer

World Downfall

Ci troviamo nel 1987. In questo preciso anno, nacque dalle ceneri dei Majesty (primitivo gruppo black/thrash) uno dei più grandi, se non il più grande gruppo death/grind che la storia ci abbia mai consegnato fino ad ora: i Terrorizer. Questa band annoverava tra le sue file personaggi di caratura, come Pete Sandoval (batteria), Jesse Pintado (chitarra) e David Vincent (basso e alcune linee vocali). Sin da qui possiamo capire la qualità della proposta musicale di questa all-stars band. Purtroppo il loro periodo d’attività durò poco più di un anno e nel 1988 si sciolsero. Fino a quel momento i Terrorizer avevano pubblicato solo due demo: Nightmares nel 1987 e una demo non titolata nel 1988. Importante è anche segnalare anche lo split-cassette con i Nausea nel 1988, ovvero il gruppo di provenienza del cantante Oscar Garcia. Nonostante tutto, i Terrorizer erano una band ancora un po’ rilegata nell’enorme panorama underground d’allora anche se le potenzialità espresse sulle demo avrebbero fatto presagire ad un futuro più che roseo.

Un giorno, niente popò di meno che Shane Embury (bassista dei Napalm Death), pazzo ammiratore dei Terrorizer, fece un vero e proprio lavaggio del cervello al boss della Earache, convincendolo a realizzare (postumo) il loro primo LP, World Downfall. Pete Sandoval stava già registrando le sue parti di batteria con i Morbid Angel per il debut Altars Of Madness, così Jesse e Oscar decisero di raggiungerlo ai mitici Morrisound Studios per dare il via le registrazioni; Vincent suonò il basso nelle sessioni. Finalmente dopo solo 8 ore trascorse tra incisione e missaggio, l’album era pronto. La produzione fu affidata ad un giovane Scott Burns che grazie al gran lavoro svolto su quest’album, si fece un nome per gli anni a venire. La sua mano fatata diede agli strumenti una potenza fino ad allora mai manifestata in un album di questo genere. I suoni sono puliti ma anche primitivi al punto giusto, tanto che si stenta a credere che quest’album sia del 1989. Il gruppo, da parte sua, sfodera una violenza inaudita per tutta la durata del disco, unita ad un senso del songwriting mai sentito prima in questo campo.

Mentre i Napalm Death di allora, seppur innovativi, erano ancora molto grezzi, i Terrorizer diedero nuova linfa ad un genere in continua crescita attraverso incredibili raffiche grind filtrate col thrash d’annata, l’hardcore e tanto death metal. I pezzi sono abbastanza articolati per il genere e non ci sono le classiche canzoni-sfuriate di tre secondi, che spesso risultano un po’ prive d’originalità ed ingenue. Tutto faceva pensare ad un approccio più ragionato al genere. Sin dalle demo degli anni precedenti, il modo di suonare di questi ragazzi pareva notevolmente più maturo rispetto a quello di molti altri gruppi fondatori del grind, Carcass inclusi. Pete Sandoval fu uno dei primissimi, se non il primissimo batterista ad usare i classici blast beats come li intendiamo oggigiorno, innovando la tecnica primitiva della veloce alternanza dei battiti della cassa con quelli del rullante. La chitarra di Jesse Pintado non fa altro che mettere insieme un’enorme quantità di riffs coinvolgenti e brutali allo stesso tempo.

Le sedici tracce in questione ci accompagnano attraverso trentasei minuti di “bilanciata brutalità”. Nulla è lasciato al caso, dalla produzione potente alle strutture varie e coinvolgenti. La traccia posta in apertura, After World Obliteration ci anticipa già lo stile dell’album con riffs dinamici, cambi di tempo, rullate selvagge e improvvisi blast beats. La voce di Oscar Garcia è roca e sofferta, in alcuni punti persino inquietante. Il basso grezzo e metallico (mai marcio ala Repulsion) ci annuncia una delle composizioni più brutali del disco, quella Storm of Stress che ci scuote nell’interno con la sua carica distruttiva e sempre intelligente. Gruppi come Cryptic Slaughter e D.R.I. si mescolano alla perfezione con le bordate death/thrash in composizioni brutali e veloci come Need to Live, Injustice e Strategic Warheads. I blast beats si susseguono senza sosta per creare un impatto mai così ben strutturato e coinvolgente mentre le sezioni veloci di doppia cassa mostrano tutte le qualità di Pete.

Le varie Corporation Pull-In, Ripped to Shreds e la ferale Whirlwind Struggle si segnalano per la loro vena punk nei riffs aperti di un instancabile Pintado, mentre alcune sezioni virano verso rotte decisamente più oscure e propriamente death metal. L’intensità non accenna a diminuire e presto ci troviamo a che fare con l’oscura introduzione di Death Shall Rise e la sua atmosfera apocalittica che l’ammanta anche durante le parti veloci. Si segue la stessa linea con la finale World Downfall, la quale non fa altro che aggiungere elementi di brutalità e oscurità come mai si era sentito finora. I cambi di tempo si susseguono con una maturità invidiabile e sovente, in quest’album, ci troviamo di fronte a sei o sette strutture diverse in canzoni che spesso non raggiungono i tre minuti di durata. Incredibile, anche perché esse sono tutte coinvolgenti e brutali all stesso modo.

Sono capolavori come questi che fanno la storia di un genere e se sovente ci si trova a additare Scum come la vera pietra miliare del grind, ascoltatevi World Downfall e noterete la vera differenza. Un’ulteriore menzione va ai testi politicizzati e alla copertina, i quali vent’anni dopo sembrano ancora così attuali e così inquietanti, facendo presagire un futuro che non si distaccherà tanto da ciò che i Terrorizer ci descrissero in questo caposaldo del metal estremo.
 

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