Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Prophecy Productions/Audioglob
Anno: 
2002
Line-Up: 

- Tyko Saarikko - Voce, Chitarra, Arpa a bocca, Didgeridoo, Udu, Sintetizzatore
- Ilmari Issakainen - Batteria, Percussioni, Basso, Pianoforte, Chitarra, Cori
- Ilkka Salminen - Voce, Chitarra
Con:
- Janina Lehto - Flauto
- Inka Eerola - Violino
- Eleonora Lundell - Viola

Guests:
- Jaakko Hilppö - Basso, Cori
- Kirsikka Siik - Violoncello
 

Tracklist: 

1. Vastakaiun (07:58)
2. Jäljen (04:54)
3. Vilja (04:59)
4. Keväin (02:24)
5. Yötä (05:26)
6. Suortuva (07:01)
7. Tenhi (06:14)
8. Sutoi (05:54)
9. Katve (03:08)
10. Varis Eloinen (06:37)
11. Kuolleesi Jokeen (03:04)

Tenhi

Väre

“Väre”, secondogenito a nome Saarikko-Salminen-Issakainen, può essere considerato l'album 'invernale' dei Tenhi, un disco puro e candido come la neve eppure cupo e malinconico come le lunghe notti boreali – un quadro spento e vasto, ma colmo di dettagli ed emotività: è un passo fondamentale per la band finnica, che dimostra di non volersi fermare sugli scenari idilliaci, confortanti e suggestivi del mirabolante debutto “Kauan” (1999), e decide invece di tentare un approccio atmosferico e lirico leggermente diverso, al contempo arricchendo e dilatando le proprie diramazioni sonore.

Le tracce presenti in “Väre” sono difatti piuttosto variegate, in quanto l'esperienza tribale, esoterica e fortemente orientata all'uso del pianoforte dell'EP “Airut: Ciwi” (2000) è sfruttata a dovere, padroneggiata con perizia ed ulteriormente rifinita; inoltre, il gruppo finnico ha più intimamente legato gli archi alla propria musica, dando al violino di Inka Eerola, al violoncello di Kirsikka Siik e alla viola di Eleonora Lundell grande rilevanza nella tessitura delle melodie, oltre che nell'accompagnamento delle chitarre acustiche. Con una disponibilità strumentale tanto ampia ed espressiva, sembra quasi paradossale che i Tenhi abbiano voluto approfondire toni mesti e addolorati, giocando tristemente con sfumature del bianco e del grigio per ricreare panorami infelici e tenebrosi, seppur commoventi: la maestria dei finnici riesce (pur lavorando con la debita profondità) a rendere intriganti e coinvolgenti anche timbri tanto pregnanti e pesanti – è importante notare, inoltre, come al mood di “Väre” contribuiscano in dose non indifferente i testi, meno estatici e scintillanti rispetto al passato, ed ora più scarni, introversi e inquieti.

...colourless songbirds rise without a tune...

La canzone iniziale “Vastakaiun” è quella che più esplicitamente porta in superficie quelle condizioni di mestizia e dolore che tratteggiano il volto di “Väre”: la traccia d'apertura è difatti severamente e rigidamente scandita dai tempi lentissimi, quasi funebri, della batteria di Ilmari, ed è mossa solamente da lievi, sparse, tintinnanti gocce pianistiche, mentre le sottili sferzate dal flauto e le lacrimose armonie dei violini ribattono ai bassi, cadenzati, dolenti interventi della voce di Tyko Saarikko: i Tenhi dipingono, immortalandolo al rallentatore, uno scenario privo di vita, brullo e roccioso, martoriato da venti, tempeste e sventure – pare quasi di prendere una boccata d'aria pura, di trovare un rifugio amico, quando s'ode la cara, vecchia chitarra acustica introdurre la bella “Jäljen”, movimentata dai violini e da percussioni dinamiche, etniche e primitive; è, invece, una mediazione tra le due tracce appena ascoltate la susseguente “Vilja”, liricamente tristissima e musicalmente lenta e bigia, ma riscaldata dai ricami acustici di di Tyko e Ilkka – di gran gusto e sentimento, qui, il solo flautistico che comanda l'andamento dell'ultimo minuto.

Dopo una fase centrale di elevata caratura ma priva di picchi d'inventiva o particolari novità, “Väre” torna a sorprendere con un esoterico finale, profondamente influenzato dalle idee introdotte in “Ciwenkierto” e “Tuulennostatus” di “Airut: Ciwi”: un basso pulsante, una ritmica dal sapore etnico e ancestrale con percussioni, didgeridoo, udu e arpe a bocca, oltreché frequenti inserti di misteriosi flauti intrecciati alle rapide evoluzioni delle chitarre, caratterizzano “Sutoi e “Katve”; un'atmosfera arcana e sepolcrale è invece la prerogativa della rituale “Varis Eloinen” e dell'elegiaca “Kuolleesi Jokeen”, brani dall'andamento rilassato e disteso ma dall'umore tetro e fosco, che chiudono l'album con un anti-climax intimo e sofferto che, nonostante la sobrietà, risulta di notevole impatto sentimentale.

Non il disco più facile dei Tenhi, dunque, e nemmeno il più bello, ma sicuramente quello più peculiare, originale e curioso: “Väre” propone un Neo Folk aperto alle contaminazioni, una musica dalle tinte sciamaniche e malinconiche, caratterizzata da un'imponente e particolareggiata varietà strumentale, nonché da un'atmosfera unica, intensa, toccante, lontanissima dai gelidi e ripetitivi schemi che intaccano buona parte dell'odierno Neo Folk continentale.
La solita meraviglia di casa Tenhi.

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