Voto: 
8.4 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Prophecy Productions/Audioglob
Anno: 
1999
Line-Up: 

- Tyko Saarikko: voce, sintetizzatori, chitarra, effetti
- Ilkka Salminen: batteria, chitarra, voce
- Ilmari Issakainen: basso, chitarra, pianoforte, percussioni, cori
- Eleonora Lundell: violino


 

Tracklist: 


1. Näkin Laulu
2. Huomen
3. Revontulet
4. Hallavedet
5. Etäisyyksien Taa
6. Lauluni Sinulle
7. Taival
8. Soutu
 

Tenhi

Kauan

Tenhi.
Un nome certamente [quanto ingiustamente] sconosciuto ai più, noto solo fra una stretta cerchia di temerari, appassionati di Folk, Ambient o Doom, che si sono avventurati nei gelidi venti finnici per andare a scovare questa band che, nonostante riceva ampi pareri favorevoli da parte della critica specializzata, non è ancora giunta ad un successo di pubblico proporzionale al valore musicale espresso.
Kauan, datato autunno 1999, è il primo full-lenght del gruppo, formato sul finire del 1996 dal vocalist/chitarrista Tyko Saarikko.
Il gruppo era reduce dalla registrazione di un insoddisfacente (per loro stessi) MCD, primissimo vagito per la label tedesca Prophecy Productions, la quale li aveva messi sotto contratto due anni prima, dopo l’uscita di un demo e un promo.
Prima dell’entrata in studio per Kauan si unisce al gruppo anche la violinista Eleonora Lundell, completando la line-up di questo disco, in verità piuttosto scarna rispetto al successivo Väre: nonostante ciò, il prodotto delle registrazioni è un piccolo gioiello.

Ma che musica propone il quartetto finlandese? Domanda senza una risposta precisa ed inoppugnabile, in quanto il gruppo suona un insieme personalissimo di vari generi musicali.
Vi è innanzi tutto l’importante presenza della musica Folk.
Un Folk particolare però: scordatevi completamente la goliardia di gruppi come i Troll Bends Fir o l’eclettismo pregno di world music dei Gjallarhorn o ancora le danze folkloristiche dei Värttinä; non è ciò di cui si servono i Tenhi.
Loro sviluppano un Folk lento, sciamanico, intimista e riflessivo, quasi esclusivamente acustico.
Grazie ad arrangiamenti di gran livello si amalgamano “facilmente” anche elementi di altri generi, tra cui musica Ambient, Classica oppure Rock, nella sua versione più dark e raffinata [tanto che loro si auto-definiscono “folk-influenced progressive music”].

Volendo per forza fare un paragone con band più conosciute si possono citare gli ultimissimi lavori degli Empyrium (Where at Night the Wood Grouse Plays e Weiland), ma ampliati in una veste più sincera, matura e complessa (se su "Where... " le canzoni duravano in media tre/quattro minuti, qui si raggiungono facilmente i sette).

Un mix strano? Forse, ma sicuramente di grande effetto.
Le composizioni sono meditative, romantiche e sognanti; la profonda voce in finlandese canta di natura, ricordi e sentimenti. Alcune volte è solo un flebile sospiro, altre una triste melodia corale; più spesso una spenta ed evocativa voce maschile: e l’ascoltatore deve solamente lasciarsi trasportare dal flusso delle note per iniziare a sognare. Le musiche portano a rivivere emozioni passate e future, sogni e ricordi, in un’esperienza introspettiva che appaga e, allo stesso tempo, lascia la voglia di ricominciare il viaggio.

Inutile e soprattutto riduttivo entrare in una descrizione dettagliata track-by-track; il disco, da gustarsi nella sua interezza, si snoda sinuoso fra brani più movimentati (la spettacolare “Lauluni Sinulle” o la terza, folkeggiante, “Revontulet”) e altri di pura contemplazione in cui le uniche cose a contare sono l’atmosfera ed il mood creati (tra queste v’è l’opener “Näkin Laulu”, o la quinta “Etäisyyksien Taa”).
Nelle ultime due canzoni, “Taival” e “Soutu”, entra prepotentemente in gioco anche il pianoforte: il dolce rintocco dei tasti guida una lenta nenia, mentre tastiere e percussioni dipingono sfondi di luci ed ombre, acque calme sotto le stelle, foglie che si muovono lente per il dolce soffio di una brezza, pensieri che si rincorrono fra la bruma e le foreste.

Un disco ancora privo dell'equilibrio formalmente perfetto che raggiungeranno in seguito, ma dotato di una spontaneità e di una poeticità quasi uniche.

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