Voto: 
4.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Lion Music/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Benny Jansson - chitarra
- Björn Jansson - voce
- Daniel Flores - batteria
- Johan Niemann - basso


Tracklist: 

1. In The Shadows
2. Spirit Running Free
3. Tears In My Eyes
4. I Hate You
5. Sell My Soul
6. Live These Dreams
7. Scene Of The Crime
8. Light Up My Fuse
9. How Will I Live
10. Full Of Lies
11. Close To The Fire
12. I'm Coming Home

Tears of Anger

In the Shadows

Il progetto svedese Tears of Anger dei fratelli Benny (chitarra) e Bjorn (voce) Jansson, che aveva visto il suo debutto nel 2004 con il full-lenght d’esordio Still Alive, subisce un importante cambiamento di line-up tra il 2005 e il 2006: Anders Johansson (Hammerfall, ex Stratovarius, ex Yngwie Malmsteen) viene sostituito alle pelli dal formidabile batterista Daniel Flores, mente dei Mind’s Eye. Il song writing piatto del primo album viene così migliorato proprio dal punto di vista ritmico, e i nuovi pezzi prodotti vengono raccolti in questo In the Shadows, pubblicato per l’attivissima Lion Music.

Il nuovo disco non si presenta come un lavoro di svolta che si può collocare tra le migliori uscite dell’anno nell’ambito Progressive Metal: troppe le scelte scontate, fin troppo impetuosi parecchi passaggi, troppo poco curata la produzione. Tali fattori contribuiscono alla resa di In the Shadows, opera che dal punto stilistico si può collocare a cavallo tra il Progressive Metal più neoclassico e l’Heavy più votato alla sinfonia.
La title-track In the Shadows non è per nulla convincente e, sebbene gli strumentisti cerchino di conferire una certa maestosità al sound esibendo veloci assoli su riff marcati e pesanti, il risultato non soddisfa e pare banale. Più articolata è Spirit Running Free, che esplora gli ambiti Power dei Nocturnal Rites senza compiere un completo distacco dalla matrice Prog che caratterizza i Tears of Anger: buoni quindi bridge e ritornello, che sprigionano melodia attraverso l’accostamento di tastiere, voci corali e chitarre distorte, ma la struttura interna della canzone risulta alquanto povera e scarna.
Tutto l’album è una carrellata di pezzi che ricordano da vicino l’ultima produzione di Jorn Lande con Masterplan e Ark, nonostante non vengano interpretati con la classe sublime che caratterizza ogni lavoro del musicista norvegese sopra citato.
I Tears of Anger faticano a trovare idee interessanti e In the Shadows rimane ad un livello insufficiente, ma rappresenta sicuramente un netto miglioramento rispetto al disco precedente, che si era perso in un baratro profondissimo senza possibilità di risollevarsi per tutta la sua durata; ciò non accade completamente per In the Shadows, che ritrova buoni spunti in brani come Sell my Souls, classica ballad in cui risorge il pianoforte in primo piano o la seguente Live These Dreams, più aggressiva in un approccio tipicamente da Ark.

Nessuna innovazione però, nessun elemento particolarmente sorprendente: si tratta di Progressive dozzinale, non ridestato neanche dalla buona esibizione di Flores alla batteria. Da rivedere certamente in numerose sue parti questo full-lenght del quartetto svedese, che speriamo possa uscire da un song-writing così deludente per effettuare sperimentazioni ben più efficaci.

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