Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Beppe Diana
Genere: 
Etichetta: 
Epic Records
Anno: 
1991
Line-Up: 

- Steve Augeri - voce

- Jack Morer - chitarra

- Kevin Totoian - basso

- Tom DeFaria - batteria




Tracklist: 

1. Wild on the Run

2. Chain of Love

3. Crawling back

4. Sister of Mercy

5. Stay with me

6. Somewhere She waits

7. World inside You

8. Restless One

9. Never Enough

10. Close your Eyes

Tall Stories

Tall Stories

Indispensabile l’omonimo album d’esordio dei newyorkesi Tall Stories, il classico esempio del disco che, a prescindere dal genere e dai gusti musicali, non dovrebbe assolutamente mancare nella collezione di qualsiasi rocker degno di questo appellativo, costi quel che costi, anche perché cosa poter chiedere di più ad un platter che sprigiona nel contempo eleganza, raffinatezza e gusto melodico, cura per gli arrangiamenti ed un songwriting pregno di rimandi ai maestri del genere?
Chiamatelo pure Adult Oriented Rock o techno-pop, sta di fatto che Tall Stories, nei suoi quarantacinque minuti scarni di durata, riesce nella non facile impresa di avvolgere l’ascoltatore in un fascinoso, quanto delicato abbraccio, che partorisce ad ogni incontro meravigliose percezioni sensitive, e chi ha ascoltato almeno una volta questo piccolo capolavoro, non potrà che darmi ragione.

La breve attività musicale di questa splendida realtà del genere melodico, si immedesima con la vita artistica dell’istrionico vocalist, d’indubbia origine italiana, Steve Augeri, il quale, abbandonata la precedente formazione dei Maestro, band che, oltre al carismatico cantante, comprendeva tre sconosciuti musicisti brasiliani, da vita a questo formidabile ensamble, grazie all’aiuto del chitarrista Jack Morer, all’epoca semplice impiegato del negozio di chitarre Manny's Music Store, al bassista Kevin Totoian, già con Edgar Winter e Joe Cocker, ed al polivalente musicista da studio Tommy DeFaria alla batteria, apprezzato per il suo lavoro con Etta James e i Blood Sweat And Tears.
Un demo ottimamente registrato e qualche concerto nei locali più rinomati della grande mela, attirano l’attenzione del talent scout Bud Prager, già deus ex machina dei primi vagiti dei Foreigner, che procura loro un sostanzioso contratto con la Epic americana, e li mette nelle mani del producer Frank Filipetti.

High class AOR: ecco qual è il risultato di tante forze scese in campo per l’occasione, dieci intensi brani pregni di partiture ariose e tanto rock melodico, una commistione molto vicina all’arena rock di Journey, Foreigner, Boston e Reo Speedwagon, dove a svettare è naturalmente il carisma dell’ottimo Steve Augeri, a suo agio sia su brani più ritmati come l’opener Wild on the Run, vero classico minore del genere, dotato di un’airplay radiofonico davvero esagerato, fra chitarre cromate, lievi inframmezzi funky, ed hi-tech vocals da brivido, la più tirata Sister of Mercy song dall’incedere molto più hard rock oriented, quasi class metal oserei dire, il tempo medio di Stay with me, puro arena rock fra influenze più classicamente Journey al 100%, e partiture più pop, ascoltate il riff centrale che sembra quasi “Alive and kickin’” dei Simple Minds, o la calda e suadente Chains of Love hard melodico, intenso ed arioso basato sulle qualità solistiche dell’ottimo Jack Morer chitarrista dotato di un peculiare tocco che conferisce ai brani quel quid in più di cui hanno bisogno per elevarsi dalla media. Crawling back, brano che esplode in tutta la sua fragorosa grinta a livello del bridge, grazie a delle raffinate suggestioni melodiche, porta con se ancora una volta il marchio indelebile Journey style, così come la deliziosa, e radio-oriented, Somewhere she waits marchiata a fuoco da un’interpretazione calda e convincente del leone Steve Augeri, che in più occasioni si lancia sulle tracce del maestro Steve Perry, così che se Restless one è una delicata ballad dalle atmosfere soffuse, davvero struggente e toccante nelle sue estensioni quasi bluesy a la Whitesnake, Never enough è invece un hard rock ruffiano e da classifica sulla falsariga dei milgiori Bon Jovi e dei Styx più duri.

Un tour itinerante da spalla ai Mr.Big e qualche apparizione in piccoli festiva locali, non alleviarono più di tanto il destino, già segnato, dei nostri Tall Stories che, causa forza maggiore (leggasi pure esplosione del fenomeno grunge), dovettero lasciare il passo alle nuove realtà musicali statunitensi, prime fra tutte i cugini di etichetta Pearl Jam. Come la storia musicale ci insegna, di quella formazione il solo Steve Augeri ha continuato duramente a perseverare lungo il proprio sentiero che lo ha portato prima in seno ai Tyketto del poco fortunato Shine, ed infine alla corte dei Journey di re Neal Schon che lo ha fortemente voluto con se per la nuova avventura a titolo Arrival.
Un'avventura durata l'arco di un solo disco dunque, ma che disco ragazzi, una vera perla del genere melodico, perciò cercatelo, trovatelo ed amatelo visceralemnte perchè ne vale veramente la pena, parola di un'inguaribile nostalgico.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente