Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Chiara Muscarà
Etichetta: 
American/Columbia/Sony
Anno: 
1998
Line-Up: 

- Serj Tankian - voce
- Daron Malakian - chitarra
- Shavo Odadjian - basso
- John Dolmayan - batteria

Tracklist: 

1. Suit-Pee
2. Know
3. Sugar
4. Suggestions
5. Spiders
6. DDevil
7. Soil
8. War?
9. Mind
10. Peephole
11. CUBErt
12. Darts
13. P.L.U.C.K.

System of a Down

System of a Down

Gli eccelsi System of a Down vengono formati nel 1995 e, sotto l'egida del noto produttore Rick Rubin, esordiscono nel 1998 con l'album d'esordio omonimo che li fa conoscere come una delle formazioni nu metal più creative e originali, tanto che questa definizione diviene già imprecisa per descriverne il sound.
Contrariamente a molti album di debutto di giovani band, il primo disco pubblicato dai System of a Down è molto complesso, unitario e maturo, senza pezzi morti o parti meno curate. Si tratta di un debutto omonimo feroce e potente, dove la forza della seconda ondata nu metal si combina alla rabbia del punk, a cupi riff imparentati con il groove metal e persino ad influenze dal folk armeno.
Come ogni produzione di questo gruppo, composto per l'appunto da quattro armeni emigrati negli Stati Uniti e fierissimi delle loro origini, anche questo potente album è impregnato di tutto l’odio, la rabbia, l’amarezza nei confronti di una nazione malata, una società sofferente, un intero mondo che cade a pezzi, come anticipato dal nome del gruppo stesso, tratto da una poesia scritta dal chitarrista Daron Malakian, Victims of a Down, successivamente adattata in System of a Down in quanto le tematiche affrontate fanno riferimento non solo ad un gruppo di persone, ma all’intera umanità.

Il disco si apre con Suit-Pee, un pesante nu metal/alternative rock accompagnato dall’alienata chitarra; com’è caratteristico del sound del gruppo, non mancano frequenti variazioni di suono, velocità e ritmo, e l’animalesca ma nello stesso tempo controllata rabbia sale con Know, fragrante delle origini armene dei quattro musicisti, e con l’ironica Sugar, accompagnata dal potente e impetuoso basso e dal coinvolgente battito delle percussioni, una canzone pazzoide, malata, assolutamente schizofrenica e fuori da ogni possibile schema, come la successiva Suggestion, che sfocia nelle urla di Serj, che usa tutte le sue estese capacità vocali lanciandosi in improbabili giochetti sonori; dopo una presa in giro così palese, si piomba nelle oscure acque della sofferta, triste, emozionante Spiders, uno dei pezzi più sentiti, dolorosi e malinconici mai composti dal gruppo.
Per riprendersi dall’atmosfera depressa di questa canzone, ci sono DDevil, energica, graffiante, anch’essa delirante, e Soil, dal ritmo frenetico ed ossessivo.
War? è cattiva, dura, un furioso manifesto contro la guerra, mentre Mind è realmente un viaggio all’interno della mente umana, piena di contraddizioni, di schegge disuguali, di sentimenti discrepanti; nella successiva Peephole si alternano la melodia, la grottesca comicità e la tragica serietà dell’espressiva voce di Serj, mentre CUBErt e Darts continuano la linea di schizofrenia e frenesia, alternando ritornelli molto cantabili ad attacchi di follia pura. Infine, la traccia finale, P.L.U.N.K., riassume in sé tutte le tecniche melodiche adottate dai System of a Down, con Crossover veloce e duro, parti più musicali, urla smisurate e melodie orientali.

System of a Down si rivela davvero un ottimo debutto, completo, tortuoso, un album dove metal, hardcore punk e folk si uniscono nei modi più strani, che sembrerebbero inadatti, avventati, blasfemi, ma sono amalgamati alla perfezione, precisi nella loro indeterminatezza, scrupolosi nella loro irrazionalità.
Uno spontaneo urlo di rabbia verso una società che davvero affoga nella corruzione e nella mediocrità, dove ingiustizie, tragedie ed orrori vengono celati dietro all’egoistico muro del silenzio e dell’indifferenza.

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