Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Etichetta: 
Aurora Borealis Records
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Chief
- Willem
- Hellvete
- Stef Anus
- Father Sloow
- Bram
- Clay Ruby

Tracklist: 


1.Satan Likt Mijn Hielen
2.Na Regen Komt Zondvloed
3.The Devil Always Shits In The Same Graves Pt 1
4.Het Zilte Nat
5.Burkelbos
6.Boom Van De Eerste Menstruatie
7.Ossezaaddans
8.The Devil Always Shits In The Same Graves Pt 2

Bonus:
9.Kaarsen En De Woestijn (Bonus vinyl track)
10.Walpurgis (Bonus vinyl track)

Sylvester Anfang II

Sylvester Anfang II

Morti e resuscitati col cambio di nome, in piena tradizione Amon Düül.
I Sylvester Anfang II sono difatti la rinnovata versione dei Silvester Anfang, il gruppo che fu la punta di diamante della “scena” del cosiddetto Funeral Folk delle Fiandre.

Trasformazione non solo di ragione sociale, ma anche di visione musicale: “Sylvester Anfang II”, loro LP d'esordio con il nuovo moniker, vede infatti lo sconclusionato coacervo di amici trasformarsi in un collettivo musicale strutturalmente più ricco e musicalmente ben più avanzato rispetto a quello che era rappresentato dai Silvester Anfang.
Ai classici membri del gruppo si sono infatti aggiunti diversi altri elementi del sottobosco musicale belga, provenienti dalle varie band nei roster della Aurora Borealis, della Sloow Tapes o della Kraak, e il gruppo che giochicchiava sconnessamente nelle prime, confuse demotapes come “De Vrije Beyaerdiers” ha ora più frecce al proprio arco – i nuovi innesti sono stati fondamentali per questo progresso, come ammettono candidamente anche i 'vecchi' del gruppo, entusiasti nell'avere musicisti dallo spessore musicale non nullo accanto a loro.

Il loro primo parto è questo omonimo “Sylvester Anfang II”, formato da una sequenza di jam psichedeliche improvvisate che devono moltissimo al Krautrock di inizio '70 di gruppi quali gli Ash Ra Tempel o i già citati (non a caso) Amon Düül II: ritmi tribali di batteria o ipnotici accompagnamenti di sonagli e tamburi fanno da fondamento ritmico sopra a cui si snodano lunghe divagazioni di lisergica chitarra solista lo-fi, acide melodie dalla grande semplicità e dall'altrettanto grande efficacia. Un rituale ancestrale, pagano, narcotizzante – con echi, fuzz e delay ad espandere e confondere tra loro le varie linee chitarristiche – che pur rimanendo basato sull'improvvisazione ha tuttavia rinnegato quell'aura caotica Free/Freak tipica dei lavori di quei vecchi Silvester Anfang che in fondo sembravano sempre sul punto di prendere in giro l'ascoltatore, e in cui non si capiva bene quanto i vari 'musicisti' ci 'facessero' e quanto ci 'fossero' (e il bello del  gioco, va detto, stava soprattutto lì).

Questo nuovo album è invece un passo in avanti importante a livello di “serietà” (termine da prendere con un gran bel paio di pinze, in un contesto come quello dei Sylvester Anfang) musicale: più coeso, meglio strutturato, forse un po' meno pazzo ed unico, ma sicuramente più 'presentabile', godibile e soddisfacente – ridotte le durate (solo la notevole “Burkelbos” con il suo crescendo cosmico supera il quarto d'ora), focalizzate le idee, migliorata la capacità di reggere in mano uno strumento, inserito qualche delirio vocale e spruzzi elettronici qui e là, si arriva a qualcosa di decisamente riuscito – a volte vicina ad una versione più acida e libera, e meno Hard, dei brani più spaziali degli inglesi Hawkwind, o anche ad una rivisitazione più 'tedesca' e meno prog di alcune psych-jam band del Nord-Europa settantiano (International Harvester e chicche simili).

Insomma se le prime cassettine erano poco più che divertissement per rockettari annoiati dalla campagna belga, e se i vari “Satanische Vrede” o “Kosmies Slachtafval” iniziavano a combinare efficacemente quell'attitudine nero-psichedelica-fintosatanica-goliardica-blackmetalcontadinesca con soluzioni musicali più che discrete (legate molto ad un folk a tinte free/drone), “Sylvester Anfang II” fa fare al collettivo fiammingo un  passo in avanti (o meglio, in direzione psych-rock) netto e deciso, che sicuramente “giustifica” il cambio di nome e gli dà prestigio.

Certo, la loro attitudine, immagine e ironia rimangono la fantastica, proverbiale ciliegina, ma a questo giro la torta sottostante è seriamente gustosa.

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