Voto: 
8.3 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
K.422
Anno: 
1984
Line-Up: 

- Michael Gira - Voce, Loop
- Harry Crosby - Basso
- Norman Westberg - Chitarra
- Roli Mosimann - Batteria, Loop

Tracklist: 

1. Half Life
2. Job
3. Whi Hide
4. Clay Man
5. Your Property
6. Cop
7. Butcher
8. Thug

Ps: Cop verrà in seguito rimasterizzato su cd da Gira nel 1992 assieme a Young God EP, originariamente pubblicato nel 1984.

Swans

Cop

Nel 1984 l'industrial viveva una delle sue fasi più complesse e intricate.
Dopo il primo periodo esplosivo che vide come spartiacque l'ascesa - 1977 - e la caduta - 1981 - proprio dei suoi fondatori Throbbing Gristle (ai quali, nelle gerarchie del genere, si erano nel frattempo aggiunti i vari Cabaret Voltaire, Nurse With Wound, Einstürzende Neubauten etc..), a metà anni '80 la musica industriale vedeva chiudersi una sua prima fase di cui c'erano da smaltire ancora molte scorie: alle porte bussava un tremore di rivoluzione, un puzzolente bisogno di rinnovamento, di sviluppo e innovazione. L'enorme ondata New Pop che travolse Europa e America costrinse l'industrial ad un profondo periodo di riflessione, il quale di conseguenza trasportò il genere verso nuove tipologie espressive, mutandone sin nel profondo la mentalità: Genesis P-Orridge e Peter Cristopherson concentrarono le proprie forze in nuovo progetto (i celeberrimi Psychic Tv), John Balance (compagno e 'socio musicale' proprio dello "Sleazy" dei TG) diede vita ai Coil, i Cabaret Voltaire abbandonarono le sperimentazioni delle origini per dirigersi verso uno stile meno ricercato e più orecchiabile. Ognuno per la sua strada, insomma, soprattutto per quanto riguarda un allora giovane musicista newyorchese, trasandato, insano, tossicodipendente, malato nell'anima. Lui è Micheal Gira, gli Swans lo storico progetto che in quegli anni esordiva, pronto a sconvolgere la scena industrial e tutto il panorama musicale dell'epoca.
Direttamente riemerso dal furore iconoclasta che permeava la corrente No Wave che proprio a NY aveva trovato il suo nido, Gira prese il sound metallico, le suggestioni aliene e la potenza concettuale dell'industrial e lo amalgamò col nichilismo della no wave, dando vita ad un sound destinato a impremersi perennemente nelle composizioni industriali estreme (e non solo) degli anni a seguire.

Filth del 1983 fu un esordio shockante che immortalò immediatamente il nome Swans come tra i più contorti e ricercati della nuova ondata industriale (basti ricordare l'uso di due batterie per garantire un sound ancora più martellante). Ma fu nell'anno successivo, quel 1984 simbolicamente inteso come chiusura di sipario del post-punk, che Michael Gira tirò veramente fuori i propri artigli, dando vita ad un capolavoro straziante che, a distanza di venticinque anni, ancora inquieta e fa rabbrividire. Cop è un concentrato brutale di espolosioni noise, cacofonie, urla agghiaccianti, distorsioni che lacerano in maniera inaudita. Cop è il dolore. Ma non il dolore sottile, meditativo, quello che fa riflettere e che gronda malinconia. No. Cop è il dolore che ti squarcia anima e corpo in due, è il dolore brutale espresso con altrettanta brutalità. E' il dolore che si poggia duramente sull'angoscia più atroce e il nichilismo più violento.
Dietro questo distruttivo palcoscenico esistenziale Micheal Gira era pronto a sconvolgere la musica rock, se di rock ancora si può parlare, proprio perchè Gira di quest'ultimo compie un superamento assoluto, irrobustendo le linee di basso del precedente album, rallentandone i ritmi, rendendone ancora più distorta, metallica e violenta l'atmosfera di fondo.

Con Cop l'industrial metal comincia a muovere i suoi primi passi, finendo per influenzare indelebilmente le sperimentazioni estreme che con Ministry e Godflesh da una parte e Neurosis (per l'ambito post-hardcore) dall'altra prenderanno piede nella seconda metà degli anni '80. Le canzoni di Cop sono proiettili monolitici pronti a conficcarsi nella testa di chi osa sfidarli, cupi templi rumoristici costruiti su un devastante connubio di percussioni marziali (che non poco lasceranno il segno nel mondo Jesu di Justin K. Broadrick) cacofonie noise/no wave (Job) e stridenti eco industriali (il pandemonio distorto della sepolcrale opener Half Life) dai quali fuoriesce in tutta la sua violenta quintessenza un'atmosfera gelida e claustrofobica (il capolavoro Butcher ne è l'espressione più penetrante). La voce di Gira è marcia e greve, come se a cantare vi fosse un demonio ubriaco risvegliato di forza dalla propria sbronza infernale (questa l'immagine al meglio suscitata dall'altro capolavoro Your Property, l'episodio più rabbioso del disco): il modo in cui il suo tono grinzoso e funereo si lega all'anarchia del sottofondo strumentale rende il sound di Cop ancora più tetro e oscuro di quello che già è normalmente, accompagnando i deliri concreti loopati su nastro e le laceranti linee di basso, chitarra e batteria in una straziante rivolta sonora, shockante nelle suggestioni che evoca, abrasiva nel sound che ne avvolge la profonda malattia interiore, minimalista nel suo ostinato protrarsi senza variazione alcuna, senza dare all'ascoltatore anche la più piccola e insignificante via di fuga dai suoi meccanismi letali.

Cop è un'esperienza da manicomio che non conosce fine, che strazia senza pietà il nostro corpo incatenato al suo lettino delle torture. Da questo punto di partenza l'industrial metal trarrà continuamente ispirazione, rendendo l'invenzione di Gira una delle più seminali della musica d'avanguardia dei decenni passati.
Pesante come i grattacieli di cui brama la caduta, puzzolente come il sottobosco sociale dal quale proviene, geniale come lo spirito artistico-concettuale da cui è scaturito, Cop è una delle opere più agghiaccianti degli anni '80 in quanto ne ritrae il volto più marcio e squallido, perchè va a scavare nel suo cimitero di emozioni e ideali piuttosto che raffigurarne meschinamente il falso splendore: l'esistenzialismo post-moderno secondo Michael Gira. Il tossico, il reietto, il genio malato, Creatore di un mondo orrorifico che di lì a pochi verrà avvolto da un'affascinante afflato misterico, oscuro, gotico; ingredienti che confluiranno insieme nell'insuperabile capolavoro Children of God datato 1987, sua più profonda confessione musicale e suo assoluto apice compositivo.
La storia dell'industrial metal non passa da qui. Vi parte.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente