Voto: 
7.6 / 10
Autore: 
Marco Lorenzi
Genere: 
Etichetta: 
Polyvinl Records
Anno: 
2000
Line-Up: 

- Ed Reyes - voce, basso
- Ian Moreno - chitarra
- Pedro Benito - chitarra
- Tom Ackerman - batteria

Tracklist: 

1. The Hardest Part (03:31)
2. Bruise Blue (03:41)
3. White Picket Fences (03:35)
4. Saccharine (03:48)
5. Indian Summer (03:18)
6. When Is Pearl Harbor Day? (04:05)
7. In Beat Like Trains (04:14)
8. Looks Like a Mess (05:50)
9. Winter-Owned (02:50)
10. Congratulations (16:37)

Sunday's Best

Poised to Break

Poised To Break è l'album d'esordio per la Indie Rock band californiana Sunday's Best. Un disco che rappresenta la prima opera compiuta in studio per il quartetto di Los Angeles, successivo alla pubblicazione di un 7'' nel 1999 e di un EP due anni più tardi.
Dieci tracce in tutto, frutto della commistione di sonorità provenienti da ambiti differenti, unite talvolta con emblematica maestria dalla sapiente mano di Pedro Benito (successivamente tra i The Jealous Sound). Uno di quei dischi capace di generare atmosfere che da sole valgono un trasporto con la mente alla scena californiana degli ultimi '90, tra reminiscenze Emocore e la necessità di trovare qualcosa di nuovo da proporre come marchio di fabbrica.

I Sunday's Best ci riescono, scrivendo sostanzialmente una pagina importante nel filone Indie stars & stripes. Lo fanno con un full-lenght capace di alternare sensazioni e situazioni differenti e tavolta lontane tra loro. L'incipit, ad esempio, con la doppietta The Hardest Part e Bruise Blue, è un chiaro rimando ad una tradizione non troppo lontana alla band, probabilmente radicata in quei dischi e in quelle atmosfere vagamente emozionali che ne contraddistinguevano l'adolescenza.
Con White Picket Fences il cambiamento di punto di vista, invece, è bello e servito. Il pezzo brilla per la freschezza che riesce a generare alle orecchie dell'ascoltatore anche a distanza di anni. Si pone quale semi-ballata, dai toni ora delicati, ora sporcati di suoni più grezzi. Linea d'onda, questa, che permane anche nella successiva Saccharine, tra le più intense per emotività e linea ritmica vera e propria.

Reyes gioca con la propria voce, producendosi in un cantato che segue liriche dallo sfondo tipicamente Emo, ma con linee melodiche che talvolta strizzano l'occhio ad un Post Hardcore sullo stile americano imperante nell'epoca di cui parliamo.
Varrebbe la pena di prendere in esame ciascuna singola pagina di questo Poised To Break. Il disco apparirà in conclusione quale frutto composito e colmo di sfaccettature, ma è indubbio che ognuno dei dieci episodi musicali presenti possa comunque dire la sua se isolato dal resto. Indian Summer comincia con chitarre che fanno molto U2 degli esordi, ma forse è il titolo (quasi identico a quello di un pezzo semi-strumentale composto dalla band dublinese a metà anni '80) a trarci in inganno. La fisionomia dei Sunday's Best affiora infatti in maniera compiuta col passare dei minuti.
Si prosegue con l'energia invadente di In Beat Like Trains, per chiudere con le note amare di Looks Like a Mess o con l'energia di Winter-Owned, che apre la porta ai secidi minuti finali.

Congratulations (con la ghost track strumentale del finale) chiude degnamente un disco che piace per intensità e capacità di mettere assieme sonorità differenti senza far confusione. Un buon compito, insomma, impreziosito qua e là da tocchi di fantasia che non faranno storia nei Sunday's Best, ma che varranno da palestra essenziale per i membri della band approdati in seguito su altri lidi.


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