Voto: 
9.7 / 10
Autore: 
Stefano Magrassi
Genere: 
Etichetta: 
Roadrunner Records
Anno: 
1991
Line-Up: 

Frank Mullen - Voce
Terrence Hobbs - Chitarra
Doug Cerrito - Chitarra
Josh Barohn - Basso
Mike Smith - Batteria

Tracklist: 

1. Liege of Inveracity
2. Effigy of the Forgotten
3. Infecting the Crypts
4. Seeds of the Suffering
5. Habitual Infamy
6. Reincremation
7. Mass Obliteration
8. Involuntary Slaughter
9. Jesus Wept

Suffocation

Effigy of the Forgotten

Come si deve rispondere quando un giovane ed inesperto ascoltatore di musica estrema pone la fatidica domanda: che cosa mi consigli per avvicinarmi al Brutal? Beh, le risposte di solito sono tra le più svariate che si possano trovare e differiscono a seconda delle correnti di pensiero e dei gusti personali. Però forse ci sono uno o due gruppi che mettono d'accordo tutti quanti, che in un modo o nell'altro rappresentano un punto di partenza imprescindibile per apprezzare e capire un genere variegato, ma allo stesso tempo intransigente come il Brutal, figlio del Death Metal più canonico e caotico e portatore di una filosofia tanto più estrema quanto annichilente.

Una delle band che in questi casi è sempre sulla bocca di tutti è senza ombra di dubbio i Suffocation. Sono loro l'emblema di un modo di suonare estremo e cerebrale, chirurgico e malato, colto e fognario. "New York style" verrà chiamato in seguito e di proseliti ne ha fatti: basti pensare ad un gruppo su tutti, i Dying Fetus.

E l'avventura dei cinque della grande mela parte nel 1991, anno di uscita del loro primo full-length Effigy Of The Forgotten (che seguiva di poco il famoso EP Human Waste). Un disco che si può riassumere in una singola e semplice parola: devastante. Perchè se ancora oggi ascoltandolo si rimane colpiti da questo vero e proprio pugno nello stomaco, è facile immaginare le reazioni che potè scatenare ormai sedici anni fa, all'interno di un pubblico abituato solamente a sonorità ben diverse e ancora poco maturo.

Fa ancora più impressione pensare che cinque ragazzotti abbiamo potuto sviluppare un suono così estremo ed innovativo, summa delle esperienze maturate alla fine degli anni 80 in Florida, ma anche così distante e spiazzante. In questo disco (e contemporaneamente nei primi due dell'altra band capostipite, i Cannibal Corpse) si ritrovano tutti le basi e tutti gli elementi più caratterizzanti del Brutal, sia esso moderno che old-school: l'uso forsennato dei blast-beat, una voce gutturale proveniente dalle più oscure profondità del corpo umano, riff che alternano velocità fuori dalla norma a tempi lenti e pesanti come macigni, testi di puro odio che sfociano spesso in un nichilismo violento. Ecco, probabilmente in quest'ultimo punto sta la grande differenza con l'altro filone brutal per antonomasia, quello gore da sempre caposaldo di Alex Webster e soci.

Aprendo una piccola parentesi, permetteti di esporvi una personalissima lettura storica e critica: se da molti, l'inizio degli anni novanta è considerato a torto o ragione il momento che segna la disfatta di buona parte del metal (thrash su tutti) a causa della fine della filosofia consumistica ed esteriorizzante che aveva dominato gli anni ottanta e il conseguente successo tra i giovani del grunge, non è così campato in aria ipotizzare che invece una rispota vi fosse stata. Una risposta che per molto tempo è rimasta confinata nell'underground e che fu affidata da una parte al Death Metal, soprattutto nella sua accezione brutal, e dall'altra al Black Metal. Entrambi ed in maniera diversa esprimevano un disagio sociale e culturale sentito dalle nuove generazioni, che volevano staccarsi o semplicemente allontanarsi da ciò che gli '80s avevano rappresentato. Tramite quest'ottica è così facile comprendere al pieno il significato dei testi e la posizione dei Suffocation nella storia della musica moderna e contemporanea.

Al di là di questa analisi pseudo-sociologica, ciò che veramente rimane sono le canzoni contenute in questo vero e proprio capolavoro: piccole gemme di brutalità, dove ogni singolo componente della band da vita ad una prova sopra le righe. Liege Of Inveracity, aprendo l'album, ci propone un esempio chiaro di quello che è la musica dei Suffocation, distribuendo con maestria riff al vetriolo e pesantezza soffocante; la title-track Effigy Of The Forgotten invece lascia spazio a costruzioni più quadrate e di "ampio respiro", spruzzando il tutto con copiose dosi di modernità, mentre la tecnica chirurgica salta all'orecchio in song come Seeds Of The Suffering o Habitual Infamy dove Mike Smith mostra una velocità invidiabile dietro le pelli e la coppia Hobbs/Cerrito non si smarrisce mai tra le intricate trame chitarristiche del combo newyorkese.

Ritmiche più grindcore e atmosfere malate sono alla base delle successive Reincremation e Mass Obliteration dove compare anche come guest-vocalist un allora sconosciuto George "Corpsegrinder" Fisher. A chiudere il tutto una delle tracce migliori del lotto, Jesus Wept, scandita dalla precisione della batteria di Smith e da un susseguirsi incessante di riff potenti, tecnici e caotici, tanto da lasciare l'ascoltatore come stordito. Ancora una volta poi a far da padrone è la voce di Frank Mullen, gutturale, profonda e sporchissima, una vera e propria lezione di cantato growl, che mai in futuro sarà così vomitata (da qui in avanti Frank userà un cantato sempre più pulito, rimanendo però ben ancorato ai lidi del brutal classico)
L'unica pecca riscontrabile è la produzione, non sicuramente all'altezza di album successivi come Pierced From Within o Souls To Deny, ma che è da ricollegare quasi sicuramente all'inesperienza della band e dei tecnici del suono, che dovettero affrontare un genere tutto nuovo e quindi riscrivere le "regole" precedenti, e soprattutto al budget messo a disposizione.

Ascoltare e possedere questi disco significa aver di fronte un pezzo, una colonna portante del metal estremo. Un punto di partenza per tutto un genere, la classica opera che tutti avrebbero voluto scrivere. Qui si mescolano alla perfezione non solo l'evidente bravura dei Suffocation come musicisti, ma anche il coraggio di inventare e di mettersi in gioco con una musica difficile e ancor più di nicchia. Infine, un manifesto di disgusto, di completo rifiuto ed odio per dei valori che non appartengono più alla nuova generazione; un forte senso di rabbia che scaturisce dalle profondità della nostra mente e del nostro animo, che canzone dopo canzone prende vita. Grazie a dischi come questo, i Suffocation hanno mostrato e messo in musica tutto il disagio filosofico e sociale che in tanti percepiscono dentro di sè, ma non riescono ad esprimere. E lo hanno fatto nel modo più estremo possibile. Questa E' la musica estrema. Questo E' il Brutal.

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