Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Sony/BMG
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Julian Casablancas - voce
- Nick Valensi - chitarra
- Albert Hammond Jr. - chitarra
- Nikolai Fraiture - basso
- Fabrizio Moretti - batteria

Tracklist: 

1. You Only Live Once (03:09)
2. Juicebox (03:17)
3. Heart In A Cage (03:27)
4. Razorblade (03:29)
5. On The Other Side (04:38)
6. Vision Of Division (04:20)
7. Ask Me Anything (03:12)
8. Electricityscape (03:33)
9. Killing Lies (03:50)
10. Fear Of Sleep (04:00)
11. 15 Minutes (04:34)
12. Ize Of The World (04:29)
13. Evening Sun (03:06)
14. Red Light (03:11)

Strokes, The

First Impressions of Earth

Sono passati appena quattro anni dal loro esordio, ma i The Strokes rappresentano già un gruppo di punta dell’Indie Rock internazionale. Is This It? ottenne, al tempo della sua uscita, un successo sbalorditivo e permise alla band americana di intraprendere un lungo tour mondiale. Il seguito del fortunato debutto vide luce nel 2003: esso doveva inizialmente essere prodotto dal celebre Nigel Godrich, che però, in seguito a numerosi diverbi con Casablancas e compagni, venne cacciato. Al suo posto subentrò Gordon Raphael, già responsabile della produzione di Is This It?. Room On Fire riscosse perlopiù critiche negative da parte della stampa specializzata ed i The Strokes si ritrovarono così ad un punto di svolta nella loro carriera. Il 2 gennaio 2006 l’attesa finisce: in Italia è finalmente disponibile First Impressions of Earth, frutto del lungo e duro lavoro che il complesso di New York ha svolto in studio di registrazione con David Kahne.

I The Strokes avevano abituato tutti a copertine molto particolari ed anche stavolta non si smentiscono. Per quanto riguarda l’aspetto musicale, colpiscono invece la cura riservata ad ogni singolo brano, il sound più pulito, voce compresa, ed una certa maturità nel songwriting, elementi questi meno lampanti nei lavori passati. Si inizia in modo piuttosto pacato con You Only Live Once, piacevole brano in stile Automatic Stop che mette subito in evidenza il binomio Nick Valensi - Albert Hammond. Notevoli passi avanti sono stati compiuti pure dalla sezione ritmica composta da Nikolai Fraiture e Fabrizio Moretti, rispettivamente basso e batteria del gruppo. La voce di Mr.Casablancas appare finalmente appagante, grazie soprattutto alle scelte riguardanti la produzione del disco. Arrivano poi, in sequenza, due pezzi molto aggressivi: si tratta dei singoli finora estratti dall’album, ovvero Juicebox e Heart In A Cage. La prima si apre con un giro di basso poco originale e non convince poi un granché nelle parti vocali. Il videoclip della canzone fu immediatamente censurato da Mtv, costringendo il regista Micheal Palmieri ad inventarsene una seconda versione. Più ricercata ed appagante è invece Heart In A Cage, le cui melodie ricordano abbastanza canzoni come 12:51 e The End Has No End. La suggestiva Razorblade fa dell’orecchiabilità la sua arma migliore, mentre in On The Other Side si sentono in maniera chiara influenze prettamente Dark.

Delude Vision Of Division, brano poco trascinante a causa della voce di Julian, nel quale si può comunque apprezzare un esemplare assolo di chitarra. Lasciando letteralmente sbigottito l’ascoltatore, Ask Me Anything si allontana nettamente dagli standard caratteristici del complesso americano ed abbraccia sonorità malinconiche d’altri tempi, come dimostra anche l’uso del mellotron, strumento risalente addirittura agli anni sessanta. Si prosegue con Electricityscape, Killing Joke, Fear Of Sleep: tre buoni pezzi, sebbene assai diversi fra loro. Le cose cambiano in 15 Minutes, lenta e dolce in apertura, tirata, grezza e travolgente nella parte conclusiva. Traccia dopo traccia emergono i limiti di Casablancas, un cantante sì perfetto per la band statunitense, ma non troppo dotato tecnicamente. Nonostante siano in molti a sperare nella cacciata dell’attuale singer, è quantomeno improbabile riuscire ad immaginarsi i The Strokes senza Julian dietro il microfono. Rischioso pubblicare un album contenente ben quattordici tracce, tuttavia Ize Of The World, Evening Sun e Red Light svolgono piuttosto bene il compito a loro affidato, ovvero quello di chiudere un disco atteso a lungo da giornalisti e fan.

I cinque ragazzi di New York hanno ricevuto nuovamente critiche e giudizi tutt’altro che positivi con questo terzo studio album. Pare quindi non essere piaciuta la leggera sterzata sonora di First Impressions of Earth, del quale, a detta di molti, non si salva nemmeno la produzione. Tutto ciò è assolutamente esagerato. In realtà, i The Strokes possono ritenersi soddisfatti della loro ultima fatica, in quanto, grazie ad essa, sembrano essersi ripresi dalla crisi artistica che li aveva colpiti dopo l’uscita di Room On Fire. La scena Indie pullula di gruppi promettenti, ma i The Strokes rimangono di diritto fra i principali esponenti di questo movimento in continua ascesa. First Impressions of Earth non deve perciò mancare nella collezione di chiunque ami The Killers, Bloc Party, Interpol e compagnia bella; chi si vuole avvicinare per la prima volta al genere farebbe meglio, invece, a procurarsi prima un certo Is This It?.


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