Voto: 
7.4 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Remedy Records/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Thunder Axe - voce, chitarra
- Firebolt - chitarra
- Black Sworde - basso
- Doomrider - batteria


Tracklist: 

1. And The Northewinde Bloweth
2. Signe Of The Warlorde
3. Heavy Metal Fire
4. The Axewielder
5. Valhalla
6. Odinn´s Warriors
7. Thunderer
8. To Foreign Shores
9. Lindisfarne
10. Iron Prayers

Stormwarrior

At Foreign Shores

Per ogni band Hard o Heavy che si rispetti non può mancare una tappa giapponese nei propri Live in giro per il mondo, e così han voluto fare anche gli Stormwarrior, nonostante possano vantare al proprio attivo appena due album, il debut self-titled del 2002 e Northern Rage del 2004. E difatti At Foreign Shores, registrato durante l'Heavy Metal Fire Japan Tour del 2005, è un live album di appena quarantacinque minuti e di soli dieci pezzi, come ci si può normalmente aspettare da una band giovane anche se promettente, con una produzione limpida e più attenta all'aspetto prettamente musicale che a quello contornistico, visto che del pubblico e dei loro schiamazzi ne abbiamo traccie alquanto sporadiche e spesso sommesse.

L'opener And The Northewinde Bloweth è una breve intro strumentale tratta dal precedente Northern Rage, mentre dall'album d'esordio viene ripresa la seguente Signe Of The Warlorde, una Speed/Power song in stile teutonico ottantiano con sezione ritmica veloce e possente con chorus orecchiabile, un pezzo un pò Manowar un pò Helloween, ed anche Heavy Metal Fire insiste, e fa bene, sugli stessi identici fattori pur riportando il discorso su sonorità più propriamente Heavy, sonorità riprese anche da The Axewielder dove il drumming di Doomrider picchia in maniera esagerata. Non si abbassano i ritmi nemmeno con la successiva e bellissima Valhalla, che oltre ad un drumming veramente trascinante e veloce possiede anche una linea melodica ed un chorus di grande effetto, da apprezzare poi quel gran bel solo di chitarra che dopo un pò inizia a duettare col solito drumming dello scatenato Doomrider, melodia ed aggressività si impossessano anche di Odinn's Warriors, altro brano assolutamente valido e di puro Heavy con altro bel chorus ed altro bel intermezzo strumentale, sempre veloce ed aggressiva risulta anche Thunderer, sicuramente buona ma non agli stessi livelli dei due brani che la precedono. Ma con To Foreign Shores si riprendono gli standard qualitativi e le caratteristiche di melodia ed aggressività dei brani migliori, così come nella lunga ed epica Lindisfarne, prima di chiudere con Iron Prayers, brano che si mantiene sempre nei meandri del "Metallo Puro", quello che, per intenderci, coloro che sono rimasti fedeli alla NWOBHM e ai suoi sviluppi definiscono "classico" o "true".

At Foreign Shores quindi è più da considerarsi come una sorta di prima raccolta dei brani, probabilmente, più significativi del combo tedesco che non come vero e proprio live album, ed è in questa veste che riteniamo debba essere visto e valutato, pur ribadendo una certa contrarietà verso queste registrazioni di eventi live di bands che poco materiale ancora hanno da proporre e selezionare.


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