Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Deutsche Grammophone
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Sting – voce, liuto
- Edin Karamazov - liuto

Tracklist: 

1. Walsingham
2. Can She Excuse My Wrongs
3. Ryght Honorable..."
4. Flow My Tears (Lachrimae)
5. Have You Seen The Bright Lily Grow
6. "...Then In Time Passing On..."
7. The Battle Galliard
8. The Lowest Trees Have Tops
9. "...And Accordinge As I Desired Ther Cam A Letter..."
10. Fine Knacks For Ladies
11. "...From Thenc I Went To The Landgrave Of Hessen..."
12. Fantasy
13. Come, Heavy Sleep
14. Forlorn Hope Fancy
15. "...And From Thence I Had Great Desire To See Italy..."
16. Come Again
17. Wilt Thou Unkind Thus Reave Me
18. "...After My Departure I Caled To Mynde..."
19. Weep You No More, Sad Fountains
20. My Lord Willoughby's Welcome Home
21. Clear Or Cloudy
22. ...Men Say That The Kinge Of Spain...
23. In Darkness Let Me Dwell

Sting

Songs From The Labyrinth

Musica d'altri tempi! Ma stavolta non è così tanto per dire, la solita frase fatta, niente affatto, si tratta invece dell’ultima trovata di quel geniaccio di Sting, infatti il suo nuovo album Songs From The Labyrinth è una raccolta di brani risalenti niente di meno al XVI secolo e composte dal cantore e liutista inglese John Dowland che visse tra il Regno Unito, la Francia, l’Italia e la Danimarca tra il 1563 e il 1626. Pare sia di vecchia data l’interesse dell’ex singer dei Police per la musica del compositore dell’Inghilterra elisabettiana, come anche la sua curiosità e passione per questo antico strumento simile alla chitarra, così quando qualche anno fa ha ricevuto un liuto in omaggio probabilmente iniziò a balenargli l’idea di riproporre queste antiche canzoni avvalendosi soltanto della sua voce e del liuto appunto, suonato principalmente dallo bosniaco Edin Karamazov, oltre che dallo stesso Sting in alcune delle traccie presenti.

L’album esce per la tedesca Deutsche Grammaphone, famosa etichetta che si occupa di musica classica. Le composizioni sono tutte abbastanza brevi, tanto che nonostante siano ben ventitre le traccie che compongono questo CD, la durata complessiva dello stesso non arriva nemmeno ai cinquanta minuti, alcune canzoni sono strumentali, elegantemente eseguite da Karamazov che grazie alla sua abilità nell’adoperare tale strumento ne esalta maggiormente le virtù, talvolta anche in duetto con lo stesso Sting, spesso intervellate poi dalla lettura appena sussurrata di alcuni testi tratti da frammenti di lettere dello stesso Dowland.

Le sonorità sono melanconiche e barocche, dal sapore remoto e celtico, suadenti e rilassanti, ma soprattutto fedeli quanto più possibile alla loro versione originale, tanto da evocare visioni di dame e corti, senza per questo risultare meramente accademiche o prive di interesse, e soprattutto senza allontanarsi troppo dallo stile proprio dello stesso Sting, che riesce incredibilmente a personalizzare e far sue tali canzoni. Egli stesso ha affermato di considerare queste composizioni come le canzoni Pop del 1600, e nel riproporle a distanza di oltre quattro secoli riesce a mantenerne intatte l’eleganza ed il loro antico ed autentico sapore rendendole contestualmente leggere ed assimilabili, nonostante la loro remota lontananza e distanza dalla nostra attualità. Tra le varie canzoni Can She Excuse My Wrongs risulta particolarmente attuale e vicina al sound del signor Gordon Summer, come anche la bellissima Come Again, ma in generale tutti i vari episodi, nonostante siano caratterizzati da una certa omogeneità, data da una presente e manifesta melanconia incuriosiscono piacevolmente l’ascoltatore senza annoiarlo minimamente, un po’ più ostiche risultano forse Flow My Tears (Lachrimae), che pare sia una delle più celebri composizioni dell’autore elisabettiano, Wilt Thou Unkind Thus Reave Me e Weep You No More, Sad Fountains, dove molto accentuato è il gusto antico dell’opera, ma basterà qualche ascolto in più per poterle ugualmente apprezzare. Molto belli poi i brani strumentali, in particolare The Battle Galliard, Fantasy e My Lord Willoughby's Welcome Home, dove vengono sempre mantenute le coordinate ora folcloristiche e celtiche ora barocche. Apprezzabili anche la più goliardica Clear Or Cloudy e la più lunga In Darkness Let Me Dwell, posta in chiusura, anch’essa malinconica e di non istantanea assimilazione.

Sting può nelle varie canzoni far buon uso della sua elevata duttilità passando indifferentemente e senza difficoltà da una tonalità all’altra, fino ad affrontare tecniche vocali e canore proprie del periodo interessato, presentandosi contemporaneamente come cantante attuale e cantore rinascimentale, ma il suo principale merito è certamente quello di aver fatto riscoprire la musica di questo antico autore, ridando nuova vita e notorietà ad alcune delle sue composizioni, in cui non sarà certo difficile apprezzare evocative melodie, testi ricchi di fascino ed il soave e piacevole accompagnamento di quest’antico strumento. Forse ai primi ascolti l’album può apparire anacronistico e di difficile comprensione ed assimilazione, ma con una piccola dose di pazienza verrà naturale apprezzare l’eleganza e la raffinatezza di una così diversa quanto affascinante proposta.


NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente