Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Matteo Mainardi
Genere: 
Etichetta: 
Columbia/Sony
Anno: 
2006
Line-Up: 

Bruce Springsteen

Tracklist: 

1. Old Dan Tucker
2. Jesse James
3. Mrs. McGrath
4. O Mary don't you weep
5. John Henry
6. Erie Canal
7. Jacob's ladder
8. My Oklahoma home
9. Eyes on the prize
10. Shenandoah
11. Pay me my money down
12. We shall overcome
13. Froggie went a courtin

Bruce Springsteen

We Shall Overcome: the Seeger Sessions

Che cosa si è messo in testa di fare il Boss!? Come mai, una leggenda vivente come lui, decide di riproporre brani di un altro artista che non tutti conoscono? Non era meglio aspettare un pò di tempo, per poi far uscire un suo vero disco? La risposta a tutto questo, è racchiusa in un'unica parola, un unico nome: America. E' questo che Bruce Springsteen ha deciso di fare, omaggiare la sua cara vecchia America raccontando piccole storie quotidiane che, nonostante fossero state create parecchi decenni fa, rispecchiano ancora le realtà quotidiane. Già in passato Springsteen aveva partecipato a un disco-tributo dedicato a Pete Segger, era il 1997. Quel loro incontro, non è stato casuale e ha lasciato un forte segno nel Boss tanto che a distanza di quasi dieci anni, pubblica questo "nuovo" album: We Shall Overcome: the Segger Sessions. Per poterlo fare, ha dovuto mettere su una mega band composta da violini, fiati, fisarmoniche capaci di mettersi insieme e suonare, per il puro gusto di farlo. Una sorta di mega scampagnata all'insegna della tradizione americana. Pete Segger è stato uno dei più importanti cantanti popolari americani ed è grazie a lui se oggi tutto il mondo conosce la melodia africana dell'ormai celeberrima The lion sleeps tonight. La sua storia è costellata di aneddoti e avventure che farebbero rianimare qualsiasi amante della filosofia on the road di Jack Kerouac e, raccontarla qui, richiederebbe moltissime pagine. Quindi siamo di fronte a un disco che racconta l'America sotto tutte le sue sfaccettature, una sorta di manifesto di protesta ma al contempo anche un omaggio al famoso continente.

Riuscire a sintetizzare gli odori, i pensieri, le sensazioni che si respirano e evocano gli States, non è cosa facile; tanto più se si tratta di farlo attraverso la musica. Springsteen possiamo dire che ce l'ha fatta. In questo album riesce a toccare tutte quelle sensazioni astratte che sono così difficili da rendere concrete. Un esempio è la bellissima Shenandoah in cui già dall'inizio, sembra di essere catapultati agli inizi del '900 quando l'America vedeva le sue prime grandi immigrazioni. Sentiamo subito i fiati che, con un suono cupo e crescente, ricreano il caratteristico suono delle navi quando annunciano il loro arrivo in porto. Sembra di essere là, sulle banchine, ad osservare le migliaia di persone disperate che, con la faccia sporca e gli sguardi impauriti, mettono per la prima volta piede sul suolo americano, fonte di speranze e preoccupazioni. Sembra quasi di sentire sulla propria pelle la fuligginosa nebbia tipica delle fredde mattine invernali di New York. Il tutto è accompagnato da violini lenti e malinconici che rimandano alle tradizoni musicali irlandesi. Ovviamente, però, l'America non è solo sinonimo di malinconia ma anche di baldoria e feste all'insegna dell'allegria. Abbiamo quindi canzoni come John Henry in cui i violini si lasciano andare nella loro grandiosa capacità ritmica. Batteria rurale dai suoni piuttosto grezzi e banjo che arpeggia le proprie scale in modo davvero trascinante. E' difficile riuscire a stare fermi e Springsteen sfoggia una voce da vero country man. Insomma, siamo in presenza di una cavalcata a tutto tondo. Lo stesso si può dire di Old Dan Tucker che, con l'aiuto di un accompagnamento molto movimentato, racconta la storia di questo vecchio Dan Tucker. E che dire della malinconica We Shall Overcome? Davvero strepitosa per la sua profondità musicale. Questa non è una canzone, è il mix perfetto tra poesia e preghiera. Lo stesso si può dire di Jesse James che è la classica ballad d'autore. Chitarra acustica e banjo sono gli strumenti principali. Si sfocia poi nel Folk più classico con assoli alternati tra violini, chitarra e banjo lasciandosi trascinare da ritmiche very country.

Insomma, We Shall Overcome: the Seeger Sessions è un album che racchiude in sè tutti i pregi e i difetti dell'America. Un disco che non ha età e che può tranquillamente riunire generazioni diverse, sotto la magia della musica. Come sempre, il Boss dimostra di avere un amore spopositato per il suo continente tale da fargli sentire il bisogno di ricordarci le radici portanti che hanno fatto dell'America, il continente che oggi noi tutti conosciamo. We Shall Overcome: the Seeger Sessions è una celebrazione della gioia e del piacere di fare musica in gruppo, come si faceva un tempo, nelle strade, nelle aie, nei locali. Un disco con cui Bruce Springsteen si conferma ancora una volta, il boss della musica Rock.

 

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