Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Marco Lorenzi
Genere: 
Etichetta: 
Merge/Anti
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Britt Daniel – voce, chitarra
- Jim Eno – batteria
- Rob Pope – basso
- Eric Harvey – tastiere, chitarra, percussioni, voce


Tracklist: 

1. Don't Make Me a Target (03:55)
2. The Ghost of You Lingers (03:34)
3. You Got Yr. Cherry Bomb (03:08)
4. Don't You Evah (03:36)
5. Rhthm and Soul (03:30)
6. Eddie's Ragga (03:39)
7. The Underdog (03:42)
8. My Little Japanese Cigarette Case (03:03)
9. Finer Feelings (04:54)
10. Black Like Me (03:25)

Spoon

Ga Ga Ga Ga Ga

Due anni dopo l’ottima prova registrata con Gimme Fiction, gli Spoon tornano sulla scena.
Descrivere il loro ultimo full-lenght è impresa parecchio complicata fin dal principio, considerato anzi tutto l’incomprensibile titolo scelto per il nuovo lavoro in studio. Il quartetto texano, infatti, ha scelto la strana cacofonia Ga Ga Ga Ga Ga, per intitolare il sesto disco in studio della band, sulla scena dall’ormai lontano 1994.
Prova di maturità? Osiamo dire di si, in virtù del fatto che la sensazione dominante nell’ascolto di questo album è che Britt Daniel e soci abbiano cercato la linea più immediata ed efficace per arrivare a confermare le buone impressioni suscitate dal predecessore.

Ci sono riusciti, senza strafare, dipingendo sulla loro tela con strumenti semplici semplici. L’esordio Don’t Make Me a Target è già emblematica, di quello che sarà Ga Ga Ga Ga Ga nelle tracce successive. Pianoforte ribattuto, basso in prima linea e sezione ritmica incalzante sono gli ingredienti. Il resto lo fa la voce sporcata di Daniel, con rimandi ad un qualche cosa che somiglia alle sonorità sixties più marcate.
La peculiarità di questo full-lenght è l’incredibile varietà che riesce a presentare, pur configurandosi nella linearità di un Indie Rock tendente senza mezzi termini ad esplorare i paesaggi del Pop più asciutto e stilisticamente pulito. The Ghost of You Lingers rompe lo schema iniziale, ponendosi come il pezzo più sperimentale e volto ad esplorare orizzonti psichedelici che non ci si attenderebbe da questi Spoon. Con Don't You Evah, invece, si ritorna a respirare l’aria che già il quartetto ci aveva anticipato nel delizioso incipit del disco. La chitarra è in prima linea, questa volta, con una sezione ritmica fatta soprattutto di percussioni.

Non c’è una sbavatura che sia una, nell’avanzare del full-lenght della band texana. Anzi, gli Spoon finiscono con l’incantare, per la sconcertante bravura nel tirar fuori il coniglio dal cilindro anche in questa occasione.
Tra le altre, rimangono Eddie’s Raga, con sezione ritmica marcata e accenni di chitarra distorta sul fondo; oppure ancora la stravagante My Little Japanese Cigarette Case, successiva a The Underdog, forse il più limpido tra gli esempi di amarcord nel lavoro degli Spoon.

E' doveroso aggiungere che gli Spoon sono cresciuti, acquisendo una maggiore dose di maturità, stilistica e non. Questo Ga Ga Ga Ga Ga è come un quadro di qualche artista contemporaneo, che gioca a sporcare la sua enorme tela a secchiate di colore. Per poi ritoccarla, qua e là, rendendola personale, viva, assolutamente caratteristica.
Il quartetto di Austin riesce proprio in questo intento, con un full-lenght denso e complesso, seppur nel contempo basato sulla filosofia del “fare le cose semplici”. La formazioni di Austin supera l'esame dopo i buoni propositi di Gimme Fiction. Lo fa con stile e fantasia, in un disco di durata non esagerata, senza punti deboli, che senza dubbio va ascoltato e riascoltato per poter essere apprezzato fino in fondo.


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