Voto: 
5.5 / 10
Autore: 
Damiano Cembali
Genere: 
Etichetta: 
Roadrunner Records
Anno: 
2010
Line-Up: 

:
- Max Cavalera – guitar, vocals
- Marc Rizzo – guitar
- Bobby Burns – bass guitar
- Joe Nunez – drums

Tracklist: 

:
01. Bloodbath And Beyond
02. Rise Of The Fallen (feat. Greg Puciato of The Dillinger Escape Plan)
03. Great Depression
04. Lethal Injection
05. Kingdom
06. Jeffrey Dahmer
07. Off With Their Heads
08. Vulture Culture
09. Mega-Doom
10. Counter Sabotage
11. Soulfly VII

Soulfly

Omen

Per quanto sia difficile, ogni volta, affrontare l’ennesima pubblicazione di un personaggio controverso come Max Cavalera, abbiamo ugualmente una certezza: basta con le solite, soporifere e jalissiane trattazioni riguardanti le sue vicende private, le eterne diatribe col fratello Igor e le presunte e più o meno auspicabili reunions; fiumi di parole versate invano, per l’esaltazione o l’ira dei rispettivi partigiani, ma soprattutto per la noia, comprensibile, di quanti si interessino solo ed esclusivamente di musica. E’ proprio per il punto di vista sincero e libero di quest’ultimi che abbiamo optato, allora, allo scopo di analizzare quest’ultimo lavoro dei Soulfly col massimo rigore e la più rigida serietà, senza oscillare in balia di pregiudizi conflittuali o peggio isterici. Non cerchiamo l’oggettiva assoluta, obiettivo impossibile per sua stessa definizione, bensì, come suggerito, una neutralità il più possibile lucida, che si concentri esclusivamente sull’album in questione senza lasciarsi fuorviare ingannevolmente dai giudizi espressi per i lavori precedenti o inerenti gli innumerevoli progetti paralleli. Omen, infatti, è un’uscita discografica di portata mondiale proprio per via della presenza di Max Cavalera, giacché l’hype mediatico che si produce ad ogni suo mossa fisica o verbale difficilmente trova paragoni confrontabili.

Tuttavia, Omen è soprattutto il settimo capitolo discografico dei Soulfly, il successore di quel Conquer che, 2 anni or sono, aveva letteralmente spaccato critica e pubblico nella stessa, identica, irriducibile maniera. Lo stesso probabilmente accadrà anche in questa nuova circostanza, perché ci troviamo di fronte ad 11 tracce di ben ardua catalogazione che, fra alti e bassi, si mantengono nell’intorno di una medietà che non mancherà di soddisfare pienamente quanti già apprezzino i loro autori e che, allo stesso tempo, conforterà gran parte di coloro i quali non hanno mai intravisto nulla di particolarmente interessante nella band sudamericana, rafforzandoli ulteriormente in questa loro personale convinzione.  

"Stiamo pensando di scrivere canzoni più corte, immaginate un mix tra Minor Threat, Reign In Blood degli Slayer, lo stile dei
Soulfly e altre influenze ancora. Sarà un disco più aggressivo di Conquer".

Per quanto ci riguarda, Omen manifesta questa malevola ambiguità sin dalle premesse, per metà tradite e per metà rispettate: se è vero, infatti, che possiamo ravvisare una notevole inclinazione hardcore, componente essenziale del background del singer brasiliano, è altrettanto vero che non è nulla di lontanamente paragonabile al fenomenale ibrido annunciato, né tanto meno si tratta del lavoro più duro mai presentato dalla band fondata nel lontano 1997, primato che rimane appannaggio, probabilmente, di Dark Ages

Modern extreme metal: inutile dilungarsi su questa dicitura, i significati dei termini presentano la sola evidenza cui Omen possa rifarsi, perché le sue strutture ritmiche marziali, i suoi intrecci di chitarra più propriamente thrash, la sua tangibile attitudine hardcore sono tanto canonici nelle rispettive individualità quanto anomali nel loro complesso. In verità, non sempre il termine anomalia presenta una connotazione strettamente positiva, al contrario molto spesso può riferirsi ad una formula incolore, amorfa, senza capo né coda, ed è proprio in questa direzione che si muove, in sostanza, un album qual è Omen: al di là di pochi momenti veramente interessanti e coinvolgenti (Rise Of The Fallen, sul cui tappeto cibernetico si destreggia la voce gracchiante di Greg Puciato dei Dillinger Escape Plan), la tracklist si agita fra thrash metal tradizionale (Great Depression) o ricombinato (Bloodbath And Beyond) e richiami di groove metal abbastanza strascicato (Lethal Injection, con la prestigiosa collaborazione di Tommy Victor dei Prong), fra accelerazioni mortifere ma carenti d’impatto reale e istintivo (Jeffrey Dahmer) ed up tempo furibondi ma altrettanto effimeri (Vulture Culture). Proprio quest’ultimo aggettivo è, in assoluto, il termine che meglio esprime la sensazione predominante trasmessaci da questo platter, vale a dire quella di un lavoro che non lascia il segno, che non cattura, che rimane distante, freddo, che non riesce quasi mai a coinvolgere veramente; un esercizio di retorica, leggero e scorrevole sì ma all’eccesso, frutto di un songwriting evidentemente fragile, debole, privo di quell’immediatezza emotiva che è condizione imprescindibile per qualsiasi album metal. Gli aspetti meramente tecnici scivolano immediatamente alle spalle di quanto appena detto ed i pochi spunti di interesse proposti, principalmente ad opera dell’ex chitarrista degli Ill Nino Marc Rizzo (le sue fiammate virtuosistiche ridestano di tanto in tanto dalla soffocanti frustrazione generale, soprattutto nell’habitat thrashcore di Mega-doom e dell’efficace Counter Sabotage), finiscono per essere letteralmente abbattuti da dinamiche compositive che, pur sostanzialmente piacevoli, non riescono mai ad essere pienamente coinvolgenti e convincenti (Kingdom, forse uno degli episodi in assoluto meglio riusciti, e Off With Their Head).

Con ogni probabilità, come già evidenziato in precedenza, quanti amano Max Cavalera in generale o i Soulfly più specificamente non mancheranno di godere appieno di questo loro nuovo capitolo discografico (qualche dubbio in merito ce lo riserviamo ugualmente), mentre coloro i quali hanno visto spegnersi la stella (gemella) dell’artista verdeoro a seguito dell’abbandono degli storici Sepultura certamente non troveranno in Omen alcun motivo valido per ricredersi, anzi. Noi, che sin dall’inizio abbiamo voluto porci da una prospettiva del tutto svincolata da queste due acerrime fazioni, rimaniamo semplicemente indifferenti e in parte sgomenti di fronte ad un album che si inserisce perfettamente nella già affollata sezione discografica riservata a tutto ciò che “si ascolta bene, ma si dimentica in fretta”.   

LINK PER L'ASCOLTO
: première ufficiale dell'intero album su roadrunnerrecords.com (clicca qui )

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