Voto: 
6.6 / 10
Autore: 
Gravenimage
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Tony Kakko - voce
- Jani Liimatainen - chitarra
- Marko Paasikoski - basso
- Tommy Portimo - batteria
- Henrik Klingenberg - tastiera


Tracklist: 

1. In Black and White (05:04)
2. Paid in Full (04:24)
3. For the Sake of Revenge (03:23)
4. It Won't Fade (05:59)
5. Under Your Tree (05:14)
6. Caleb (06:17)
7. The Vice (04:09)
8. My Dream's But a Drop of Fuel for a Nightmare (06:13)
9. The Harvest (04:19)
10. The Worlds Forgotten, the Words Forbidden (02:57)
11. Fly with the Black Swan (05:08)
12. Good Enough Is Good Enough (05:32)

Sonata Arctica

Unia

I Sonata Arctica di Tony Kakko, dopo i primi due album all’insegna di un power metal veloce e melodico, molto personale ma perfettamente inseribile nel contesto musicale finlandese del genere, si sono presto andati configurando, da Winterheart’s Guild, come un fenomeno musicale di più ampio respiro, sviluppando in modo peculiare lo stile d’esordio già mutuato dagli Stratovarius.
E in sostanzia Unia (“sogno” in finlandese) non è che la conferma dell’"irrequietezza" compositiva di Tony, che in questo capitolo porta a conseguenze acora più estreme la rilettura del sound Sonata Arctica, lasciandosi trasportare dalla fantasia soprattutto per quello che riguarda la voce, che è senza dubbio la chiave di lettura principale dell’album.

Se già nel precedente Reckoning Night il songwriting si faceva più complesso e disteso, sfruttando molto cori e tastiere su ritmiche molto lineari di classica scuola power, anche i pezzi di Unia seguono questa regola, nonostante il discorso sia portato ancora più all’eccesso per quanto riguarda la voce di Tony, che qui si inventa un po’ di tutto a livello melodico, rendendo i brani all’apparenza più complessi e ponderati.
Per questo qualcuno, specialmente tra i fedelissimi, potrà rimanere un po’ spaesato a primi ascolti, che in effetti mostrano dei Sonata Arctica sempre più riflessivi e meno arrabbiati, abbandonando quasi del tutto la carica che ancora caratterizzava gli ultimi brani anthemici alla Don’t Say A Word.

Ad ogni modo non mancano pezzi di grande impatto, che non mancheranno di piacere anche ai fan più “conservatori”, come l’ottimo singolo Paid In Full, con ottimi arrangiamenti di tastiera a dare risalto e pathos alla composizione, e una gran prova di Tony, che da sfoggio del suo talento, sia come interprete che come ideatore, e ancora la ballad Under Yout Tree, semplice e toccante alla vecchia maniera, con il flauto che ricorda gli indimenticabili lenti dei passati successi.

Ci sono spunti quasi prog in Unia, che però non sempre raggiungono l’eccellenza, e pare che per un risultato veramente maturo in questo senso bisognerà forse aspettare ancora un po’. Del resto lo stesso Tony ha definito quest’album un lavoro “coraggioso”, e un pezzo come The Vice, coi suoi cambi di tempo e i suoi virtuosismi di basso, se non soddisfa molto almeno dimostra che la volontà di sperimentare c’è, ed è cosa in fondo ammirevole.

Dunque, un album piuttosto discontinuo, con pezzi molto differenti l’uno dall’altro, che fa proprio di questo aspetto allo stesso tempo il suo punto forte e la sua debolezza. Qualche gran pezzo, al quale siamo abituati, qualche episodio un po’ troppo contorto, in cui la formidabile abilità di emozionare dei nostri fatica ad emergere, e dunque un giudizio più che sufficiente, ma con molte riserve, rimanendo la certezza che non sia poi così impossibile bissare, seppure in altre vesti, i vecchi lavori.

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