Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Cecilia Spallarossa
Genere: 
Etichetta: 
Kirkelig Kulturverksted
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Maria Solheim - voce, chitarra
- David Wallumrød - piano, clarinetto, wurly, hammond
- Tor Egil - banjo, basso
- Remi Christiansen - pedal steel
- Martin Windstad - percussioni, congas
- Emil - slide, bariton, wah, chitarra 12 corde, hand drum, chimes, organo, nylon guitar background ahhs, blues - guitar, (Cato) joint efx venture, farfisa
- Lina Holmstrom - seconda voce
- Espen - Tambourine, hakkespett, percussioni
- Havard krogedal - violoncello
- Jo Hegle Sjøflot - flauti
- Friedrik Brarud - batteria, fizk
- Marco Storm - batteria

Tracklist: 

1. Moonlight
2. Wildest Day
3. Where Do People Go
4. All My Thoughts
5. Ocean Needs Water
6. Different Seasons
7. Take My Heart Revisited
8. Burn The Books
9. Juice
10. You - Every Morning
11. Mountain Song

Maria Solheim

Will There Be Spring

Scovata a 15 anni dal pianista Bengt Egil Hanssen mentre cantava le sue canzoni in una piccola chiesa in un villaggio di pescatori nell’estremo nord della Norvegia, Maria Solheim in pochi anni ha raggiunto le vette di una carriera artistica che la vede impegnata sia sul piano letterario (a soli 16 Maria lavorava come giornalista per il quotidiano regionale “Bladet Vesterålen” e si era già guadagnata la vittoria di due concorsi letterari a livello nazionale), che sul piano musicale; proposta alla Kirkelig Kulturverksted, riesce a produrre tre album in quattro anni, passando da un assolutamente personale songwriting ad una collaborazione, in Frail (2004), con il giovane e noto produttore Emil Nikolaisen, proveniente dalla glam-punk band dei Silver.
L’accostamento Solheim-Nikolaisen crea una perfetta armonia che porterà alla nascita di un lavoro fresco e morbido, fortemente radicato alla tradizione cantautorale norvegese.

Nel 2006 Maria Solheim è reduce da un tour che ha coperto distanze insolite e notevoli; volata dal Lussemburgo alla Thailandia, dalla Svizzera agli Stati Uniti, è sbarcata e si è fatta amare in Giappone, in Cina, in Austria, in Germania ed, ovviamente, in Scandinavia. E’ inoltre impegnata con la promozione del suo primo libro, “Den Lille Kaosboken” (il Piccolo Libro del Caos), ma per adesso la priorità va al suo quarto album Will There Be Spring, già riconosciuto un successo dalla critica giapponese e tedesca.
L’album non si propone come un radicale cambio di direzione, ma piuttosto un’espansione ed un miglioramento nella collaborazione Solheim-Nikolaisen: il rifiuto di un arrangiamento digitale rende il lavoro più diretto e più immediate le atmosfere aggraziate e malinconiche.
I testi sono più maturi, e la musica sembra aver trovato la sua forma definitiva, ma l’album non introduce innovazioni determinanti e, come dice Maria stessa, è semplicemente “un po’ più psichedelico e un po’ più folle”.
Will There Be Spring si apre con un’eterea Moonlight, dove in 54 secondi la voce filtrata e addolcita della Solheim e l’eco del piano di David Wallumrød ci regalano l’umore giusto per apprezzare a fondo le atmosfere appassionate di Ocean Needs Water, per affrontare le retoriche esistenziali di All My Thoughts ma anche i ritmi orecchiabili (e spensierati) di Juice. L’accoppiata vincente, per questo album, sembra essere strumming/cori: Wildest Day, Where Do People Go? e Take My Heart Revisited (dove le distorsioni di una chitarra stravolgono l’equilibrio, sovrastano la voce confinandola in un’altra dimensione e danno significato alla definizione “psichedelico”) presentano la stessa struttura, mentre balzano all’orecchio i ritmi esotici di Burn the Books e le atmosfere oniriche di Different Seasons.
Come è iniziato, il disco si chiude con una delicatissima Mountain Song, un duetto tra arpeggi e voce vellutata, addirittura infantile.

Innovazione entro i limiti, sperimentazione misurata. In ogni traccia troviamo nuovi strumenti, per un totale di almeno 20 suoni differenti, il tutto amalgamato perfettamente in un’opera coerente che non eccede in nessuna direzione.
Questo rende Maria Solheim un’artista completa.
 

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