Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Tursa
Anno: 
1990
Line-Up: 

- Tony Wakeford – Voce, Chitarra
- Ian Read – Voce
- James Mannox – Percussioni
- Joolie Wood – Violino
- Karl Blake – Basso
- Sarah Bradshaw – Violoncello, Flauto

Tracklist: 


1. English Murder (7:24)
2. Sawney Bean (4:13)
3. Gold Is King (6:42)
4. Media (2:26)
5. Looking For Europe (3:45)
6. Here We Stand (4:12)
7. Michael (3:37)
8. Deceit (4:37)
9. Blood Of Summer (2:59)
10. Trees In Winter (3:51)

Sol Invictus

Trees in Winter

We stand like trees in winter
We hurt each other
with words of splinters


Primo album del Sole Invitto ad essere pubblicato contemporaneamente sia in CD che in LP negli anni '90 e ad uscire per la loro storica etichetta Tursa, “Trees in Winter” fu un passo fondamentale del cammino artistico dei Sol Invictus. Ovviamente non lo fu solo per i primati statistici sopra riportati, ma sopratutto per la rilevanza stilistica e musicale di questo album nel percorso di crescita musicale di Wakeford.
È con “Trees in Winter” difatti che i Sol Invictus danno maggiore convinzione alla loro scelta di affrancarsi dal suono post-industriale che ancora influenzava i loro primissimi lavori, muovendosi  verso una direzione Folk in maniera molto più decisa rispetto al precedente “Lex Talionis”: accantonati pianoforti, sintetizzatori e basi elettroniche, in questo importante long-playing la chitarra acustica diventa definitivamente la base delle ballate maledette del gruppo.

Inizia pertanto anche un processo di arricchimento della line-up, funzionale alla realizzazione di quel suono Folk ch'è nella mente di Wakeford: in “Trees in Winter” ad accompagnare il corpulento menestrello di Woking troviamo quindi, oltre ai fidati Karl Blake (basso) e Ian Read (voce, qui all'ultima prova con il gruppo prima dell'abbandono e della creazione del suo progetto Fire + Ice), anche due archi (il violino di Joolie Woods e il violoncello di Sarah Bradshaw), le percussioni (suonate dal vivo da James Mannox, e perciò meno artificiose rispetto al passato) e il flauto (in “Blood of Summer” e “Michael”).
Il sound di “Trees in Winter” è tutto qui: semplici giri di chitarra, asciutti motivi di violino, poderosi colpi di tamburi marziali e reiterati motivi di basso elettrico creano un'atmosfera cupa e decadente, in un equilibrio mirabile di Folk apocalittico non ancora completamente depurato dai (pochi) echi rimasti del periodo ottantiano, quali ad esempio la stridente introduzione rumorista-industriale ad “English Murder”, il recitato ossessionante di Ezra Pound come incipit di “Gold is King”, l'ossessività guerresca di basso e batteria del classicissimo “Looking for Europe”. Insomma, un singolare anello di congiunzione tra i primi esperimenti, ancora influenzati dal Dark e dall'Industrial, e le sonorità degli anni Novanta, già completamente Neofolk a partire dal successivo album di inediti "King & Queen" (1992).

La tendenza folkloristica è irrobustita anche dalla scelta dei brani, tra cui spiccano la bella “Michael” (lamentosa riproposizione della meravigliosa “Crazy Man Michael” dei Fairport Convention) e l'inquietante “Sawney Bean”, che mette in musica una cinquecentesca leggenda scozzese riguardante una famiglia di fuorilegge omicidi, incestuosi e cannibali. Il resto delle ambientazioni sono invece relative al presente, e continuano a descrivere il declino della moderna civiltà occidentale, topos da sempre caro a Wakeford: le liriche più esplicite sono presenti nella già citata “Gold is King” (basata su uno scritto contro l'usura di Pound) e nella ballata “Media” (qui l'attacco, ovviamente, è riservato ai mass-media), mentre più romantiche e figurate sono le pregevoli “Here We Stand” (con un bel contro-coro femminile nel refrain) e “Trees in Winter”. A tema amoroso (un amore deludente e traditore, ça va sans dire) è invece “Deceit”. Il fatto che gran parte di questi pezzi siano ancora oggi annoverati dagli amanti del gruppo tra i migliori del repertorio della band è ottimo testimone della buona ispirazione posseduta da Wakeford durante la stesura del disco.

I difetti sono i soliti dei primi Sol Invictus: in prima battuta il solito cantato tecnicamente inadeguato, in quanto né Read né Wakeford, per quanto carismatici, sono obiettivamente in possesso di voci particolarmente valide a livello tecnico, cosa ancora più evidente in questo momento di transizione verso un tipo di musica, più cantautoriale e Folk, che nella bella vocalità ha uno dei suoi tratti distintivi. Discorsi simili possono essere fatti per il comparto strumentale, migliorato rispetto a quello delle prime prove ma non ancora al livello che sarà raggiunto di lì a pochi anni dai Sol Invictus.
D'altronde, chiunque ricerchi particolari finezze tecniche nei primi dischi di Wakeford è piuttosto fuori strada: sono l'intensità, le idee e il feeling a trascinare quest'album, ricolmo di classici del gruppo inglese e di idee che saranno successivamente saccheggiate da tutta la scena “apocalittica”: tra i rami di questi Trees in Winter la storia del Dark Folk soffia malinconicamente, fischiando il suo amaro canto. Agli ascoltatori il compito di prestare il giusto tipo di orecchio.

Some find it in a flag, some in the beat of a drum
Some with a book, and some with a gun
Some in a kiss, and some on the march
But if you're looking for Europe, best look in your heart


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