Voto: 
8.7 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Cerne (LP)/ Tursa (CD)
Anno: 
1990
Line-Up: 

- Tony Wakeford – Voce, Chitarra, Tastiera
- Karl Blake – Basso
- Ian Read – Voce
- Leithana – Pianoforte

Tracklist: 


1.Blood and Wine
2.Lex Talionis
3.Black Easter
4.Kneel to the Cross
5.The Ruins
6.Tooth and Claw
7.Blood Against Gold
8.Fields
9.Abattoirs of Love
10.Heroes Day
11.Rex Talionis
12.Wine and Blood

Tracce 1 e 12 presenti solo sulla versione CD; la track “Reynardine” è presente solo sul primo LP.

Sol Invictus

Lex Talionis

I'll meet you where the moonlight falls
I'll meet you where the statues stand
I'll meet you beneath the falling walls
We await the gods to show their hand
Amongst the ruins


Sol Invictus, capitolo secondo.
“Lex Talionis”, pubblicato inizialmente dalla Cerne come parte di un box-set contenente anche “Lumb's Sister” dei Nurse With Wound e il singolo “Horse” di Current 93, fu il primo vero full-length in studio dei Sol Invictus: ideato in un momento cruciale per lo sviluppo del Folk apocalittico britannico e fondamentale parte integrante dello stesso movimento, questo disco è storicamente il più importante, musicalmente il più ostico, liricamente il più influente tra tutti quelli creati da Tony Wakeford nella sua lunga e prolifica carriera.

Naturale prosecuzione – in termini di qualità compositiva, capacità tecniche ed inclinazioni stilistiche – di “Against the Modern World”, poiché unione di un primitivo, genuino, abbozzato Folk Noir e di inserti Industrial carichi di disturbante tensione, “Lex Talionis” è un album colmo di futuri classici del genere e di canzoni memorabili, ma è anche diretto discendente delle 'stecche' tecniche (a livello vocale e di produzione) del debutto; a supplire a queste (talvolta anche gravi) carenze ereditarie sono le atmosfere arcane, nebbiose e sepolcrali ricreate da malinconiche eppure orgogliose ballate acustiche su cui s'innestano, lente, marziali e catastrofiche, le percussioni, i lievi accenni pianistici, gli inquietanti accompagnamenti di sintetizzatore ed anche le amatoriali, altalenanti, sentitissime interpretazioni vocali di Ian Read e Tony Wakeford, recitanti testi legati a doppio filo alle musiche, presentanti temi che diverranno centrali nella futura evoluzione del genere.
Questo platter rappresenta anche l'inaugurazione della tendenza -da quel momento in avanti tipicamente Wakefordiana- ad utilizzare una struttura ciclica, circolare, per i suoi dischi, fondamentale per donare un maggior senso di compattezza ed unità: sarà questa visione che porterà Tony ad incorporare le brevi (e strettamente correlate) “Blood and Wine” e “Wine and Blood” nella ristampa su compact-disc (Tursa, 1993) di un disco che già nella versione primigenia era aperto dalla leggendaria “Lex Talionis” e chiusa dall'assonante “Rex Talionis” (sul cui tema verranno sviluppate le appena citate bonus-tracks).

Proprio l'iniziale title-track rappresenta uno dei momenti più sperimentali e difficili dell'intero disco: distorsioni disturbanti, noisy, laceranti annunciano un brano lungo ed estenuante, apocalittico e traumatico – l'incidenza della componente Folk è ridotta ad un impalpabile lumicino, mentre il basso di Blake si muove sinistro sotto le aspre contorsioni elettriche e le altrettanto sferzanti parole dei menestrelli inglesi (“distogli lo sguardo dal cielo, dalle bugie di Dio: l'uccello da preda nei tuoi occhi è il nostro paradiso ed il nostro futuro – Lex Talionis”); un breve sample cinematografico introduce l'altrettanto distruttiva ed iconoclasta “Black Easter”, in cui alle ferali invocazioni corali (“...Black Easter – God is dead!...”) rispondono le pennate ultra-effettate e distorte delle chitarre. Tematiche similari sono esplorate anche nella successiva “Kneel to the Cross”, lentissimo salmo di critica al Cristianesimo, che diverrà nota nella rimaneggiata e ripulita versione contenuta in “The Death of the West” (1994): nella sua incarnazione originaria, il coro d'introduzione è, usando un accondiscendente eufemismo, decisamente zoppicante, l'accompagnamento di chitarra acustica è inesistente, e i ritmi sono scanditi dalle tuonanti casse della batteria e dal minimale sfondo di synth: un brano, questo, che esemplifica al meglio come nelle primissime espressioni di Sol Invictus coesistessero sia prestazioni tecniche indegne che materiale pieno d'intuizioni vincenti, soprattutto se debitamente rielaborate.

See the dove fall, beneath the eagle's claw
Obeys the one law, of tooth and claw
The law of the strong: this is our law
And the joy of the world


Con “The Ruins” (che nuovamente prende in prestito ritornello ed immaginario da Julius Evola) ha inizio una nuova fase di “Lex Talionis” - dopo un incipit tanto devastante viene lasciato spazio ad una dimensione più rilassata e quieta, in cui Wakeford è cantore di un mondo oramai in piena rovina, condannato al declino dalle malefatte dell'uomo, sempre più lontano dall'originale purezza della natura. La meravigliosa, semplice, decadente ballata in quinta posizione diverrà un vero inno della produzione di Wakeford, e un modello più volte imitato; la successiva “Tooth and Claw” è graziata dai delicati tintinnii del pianoforte, da mistici sfondi sintetici e dal ritorno delle distorsioni (qui utilizzate con più ponderazione, e accompagnate da ben più distensive note acustiche), ma il cuore del brano è il canto, dimesso e colmo d'eco ed emozione; altrettanto evocativa risulta essere la seguente “Blood against Gold”, ricolma d'immagini mozzafiato e momenti da brivido – eliminati i suoni spigolosi d'inizio disco, ridotte le percussioni a semplice, tambureggiante sfondo per il refrain, la ribalta è ceduta a tastiera, voce e chitarre acustiche, la cui toccante timidezza contrasta con la fumosa, spettrale resa di una tra le più interessanti liriche di Wakeford.

Above the pain, the blood and fire
Comes the sigh: we're ruled by liars

Una cover di “Fields” dei Death in June (da “Burial”, 1984), letteralmente trasformata da ipnotico Post-Punk elettronico in un nostalgico Neofolk a tinte fosche, anticipa l'ennesimo classico di questo album: “Abattoirs of Love”, che ribadisce la visione tragica e pessimista di Wakeford anche per quanto riguarda l'amore (sensazioni che verranno esplorate a fondo nel sensazionale “In the Rain”, datato 1995), è composta da due diverse parti – la prima, rievocante le rimate filastrocche tradizionali, è per sola voce, mentre la seconda è sorretta dalle armonie degli archi sintetizzati: comun denominatore è la presenza del pianoforte e di un'atmosfera di rassegnata disperazione (“...love's a tomb - for fools, for fools...” sono gli sconfortanti versi di commiato).
All'opposto, “Heroes' Day” è ritmata con forza, ri-presenta le intrusioni elettriche e i temi eroici: è l'unico brano a essere co-firmato anche da Ian Read, che ne approfitta per importare la sua passione i valori dell'era pagana, qui collegati al ricordo dei giovani caduti durante la Prima Guerra Mondiale ("When two eleven's meet" fa difatti riferimento all'armistizio di Compiègne, datato undici Novembre 1918); il brano sfocia in “Rex Talionis”, in cui ricompare per l'ennesima volta l'immagine dell'aquila, predatore rapace simbolo 'della bellezza della natura e dei crimini degli stati': è un brano breve, raccontato, concluso da un soundscape Industrial-Ambient che fa calare il sipario su un disco che molte cose ha saputo solamente accennare, e che molte altre idee è riuscito anche a raccontare compiutamente.

Tecnicamente si è lontani anni luce dai fasti e dallo sfarzo che il progetto di Wakeford raggiungerà nei tardi anni '90, così come a livello di qualità del suono si ritrovano ancora pecche che rendono a tratti imbarazzante, a tratti datato, ma sicuramente peculiare e carismatico un disco che con il trascorrere degli anni è divenuto passo imprescindibile all'interno della discografia dei Sol Invictus e della storia del Folk apocalittico.
Un album con tante importanti intuizioni ma talvolta ancora privo della sufficiente perizia per realizzarle integralmente: ma l'ingenua sincerità delle emozioni che Read, Blake e Wakeford incidono a fuoco sfugge alle limitazioni di una fredda disamina puramente tecnica – “Lex Talionis” non è un album per chi vuole conoscere i Sol Invictus, è un album per chi vuole amarli.

When on Vigrid's plain, we shall rise with you
When on Vigrid's plain, we shall fight with you
Your honour stands unbroken, your swords point the way
We'll meet you once again, on Heroes' Day
On Heroes' Day...

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