Voto: 
7.4 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Tribunal Records
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Nicolas Milanese - chitarra

- Ivan Odorico - chitarra

- Alberto Zannier - voce

- Ivo Boscariol - basso

- Tommaso Corte - batteria



Tracklist: 

1. The Beginning of The Apocalypse

2. The Insomniac

3. Kill in Progress

4. Vote for Extinction

5. Psychic War 2.0

6. Last Generation Humans

7. Filth

8. My Future is Burning

9. Through The Flesh

10. The Art Of Self Blood Drinking

Slowmotion Apocalypse

My Own Private Armageddon

My Own Private Armageddon è l’album di debutto degli Slowmotion Apocalypse, band di Pordenone che aveva pubblicato già nel 2002 un primo demo abbastanza convincente.
Uscito per la statunitense Tribunal Records, label che produce formazioni emergenti come gli Atreyu, i Killwhitneydead e i Deadsoil, il full-lenght è un concentrato di potenza e aggressività, sicuramente una delle migliori opere del 2005 in ambito nazionale.

Lo stile proposto dal quintetto friulano è un Death melodico/Post Thrash Metal simile alla tradizione scandinava dei celebri The Haunted, dei primi In Flames e degli altri gruppi chiave di Goteborg; non mancano punte di Metalcore che avvicinano gli Slowmotion Apocalypse alle nuove realtà americane quali Killswitch Engage e Mastodon. La registrazione impeccabile e il timbro violento e al tempo stesso coinvolgente sono gli elementi che conferiscono al lavoro un valore inedito al panorama italiano.
Dieci sono le tracce che costituiscono My Own Private Armageddon, contraddistinte da riffs possenti, riprese instancabili e scale vorticose; l’introduzione, The Beginning of the Apocalypse è solo il preludio alla distruzione sonora che avverrà nella seconda The Insomniac. Le ritmiche tracciate dalle chitarre e dalla batteria sono sì furiose, ma si conserva una melodia che emerge dal muro sottostante e il cantato in growl raggiunge livelli molto elevati alla Soilwork o alla Mastodon. Le note taglienti di chitarra lasciano poi spazio ad un rapidissimo assolo centrale e la canzone si struttura sulla scia di quelle di Whoracle (In Flames). Apprezzabile, tecnica e impetuosa al punto giusto; così si presenta anche la seguente Kill in Progress, privata di respiri interni e trasformata in un’unica cavalcata verso il finale.

Vote for Extintion è forse più immediata e trascinante all’inizio ma con il proseguire dei minuti perde di competitività con le altre tracce, poiché non è caratterizzata da nessun elemento originale: nonostante ciò i passaggi in doppio pedale rendono consapevoli gli ascoltatori che My Own Private Armageddon è stato studiato per molto tempo, giocando sugli intrecci delle due chitarre, come erano soliti esibire i Dark Tranquillity di Stanne e Friden.
Un episodio meno penetrante è il quinto Psychic War 2.0, dotato di uno splendido stacco acustico centrale che fa comprendere la maturità del song-writing degli Slowmotion Apocalypse; l’esplosione Core delle seguenti travolge con il growl-urlo demoniaco e con i martellanti colpi di cassa della batteria: si originano così Last Generation Humans e Filth, dinamiche e insostenibili nei tempi disegnati, ornate, come anche My Future is Burning e Through the Flesh, da un sapore particolarmente scandinavo. Le fugaci chitarre si rincorrono rapidamente, senza appesantire la composizione, ma arricchendola e rendendola più vivace con sezioni contorte di ottima fattura.
Sebbene gli ultimi brani risultino a volte ripetitivi, l’impatto sonoro è sempre devastante e nell’ultima The Art of Blood Drinking si raggiunge l’apice della melodia dell’album, perché un sorprendente assolo di chitarra spezza momentaneamente la violenza del pezzo, lasciando spazio ad una trovata inaspettata per la conclusione dell’album.

Per finire, gli Slowmotion Apocalypse possono essere considerati già i nuovi eredi delle bands scandinave che tanto hanno influito sul Metal degli anni ’90 e su quello contemporaneo: My Own Private Armageddon ha riscosso successo e ricevuto responsi positivi non solo perché è prodotto da una label d’oltreoceano, ma perché la critica ha capito la vera potenzialità musicale del combo friulano. Ovviamente il genere non è originale, non si sperimentano nuovi ambiti stilistici, ma l’aggressività delle ritmiche unita alla melodia delle chitarre crea effetti degni delle grandi formazioni svedesi.

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