Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Tube Records
Anno: 
2003
Line-Up: 

Carlame - batteria
Ivan - voce
Titti - chitarra
Stefano - basso

Guests:
Giulio the Bastard - voce
Dani - voce

Tracklist: 

1. Cosa Vi Aspettate?
2. Sveglio
3. Messa In Scena
4. Vecchio
5. Uomo Donna Topo
6. Uno
7. Sottozero
8. A Mani Vuote
9. Dio
10. Alla Fine
11. Una Mente Democratica
12. Da Dentro
13. Piombo e Neve
14. Il Mio Inferno
15. Politicancro
16. 2003

Skruigners

Duemilatre

Gli Skruigners sono una band hardcore-punk formatasi nel 1996 nella provincia di Milano.
La mente dietro a musica e testi è il batterista Carlame, anche unico membro fisso sin dalla formazione d'esordio.

Il quarto album Duemilatre (uscito per la Tube Records proprio nel 2003) è il loro capolavoro.
La produzione, notevolmente migliorata, ha trovato una dimensione ideale in equilibrio tra il rumore graffiante (le chitarre estremamente abrasive) e la pulizia sonora esaltante i dettagli; il livello compositivo è poi evoluto nettamente: le tracce sono estremamente più curate e raffinate a livello strutturale, infilando in un minuto e mezzo o due minuti (da sempre durata media dei pezzi della band) continue idee armoniche e ritmiche, sorprendendo in continuazione l'ascoltatore. Lo stile istintivo e grezzo di Finalmente vi odio davvero viene smontato e ricostruito daccapo in maniera ragionata, con una rinnovata creatività. E i testi si dimostrano all'altezza dell'evoluzione, cercando di muoversi più su un territorio analitico che di sfogo brado.

Le prime ricercatezze compositive si sentono in Sveglio ("Sono sveglio, ma era meglio uccidermi di sonno. Sotto questa città siamo già tutti morti") e nella sua coda inquietante, ma raggiungono il vertice con Vecchio, il capolavoro del disco e forse in assoluto la migliore traccia mai scritta dalla band: chitarre corrosive, continui cambi ritmici, voce paranoica e a tratti esplosiva ("Cammino tra la folla, scivolo veloce in mezzo a tutte queste luci, tutte queste voci. Ho capito che non ho bisogno di nessuno. Siete tutti così vuoti: bocche spalancate, solite parole vuote come la noia. O forse sono io che non ho alcuna voglia di ascoltarvi? [...] O forse sono io, solo io sono pazzo? Continuo a camminare controvento in questo posto dove tutto sa di vecchio. Vecchio, come chi sceglie di appassire e si nasconde tra la folla").
Messa in scena è il primo sfogo hardcore brutale, della durata di un minuto, con un eccezionale testo denunciante la situazione creatasi nel panorama hardcore-punk italiano ("Tappati la bocca, abbassa la testa e rialzala quando conviene. Ridi e falli felici e fatti più amici, nella messa in scena. Chiedi e ti sarà dato, basta che taci, obbedisci e li nomini tutti in tv, quando sei tu sui teleschermi della messa in scena. Posso dire la mia? Qua non importa a nessuno che musica suoni, ma è indispensabile "una bellissima foto in cui saltano tutti e ti giuro sono troppo carini" [...] Lascia che ti dica che non siamo tutti stupidi. Puoi darla a bere a qualcun altro. Tanto alla gente piace tutto ciò che luccica, anche se poi ciò che luccica di solito fa schifo. E lascia che ti dica che se questa è la tua scena sono fiero di non farne parte. E poi fare parte di che cosa? L'unione fa la forza dei deboli"); gli altri sfoghi brevissimi e tirati a mille del disco sono Uomo donna topo, della durata di 50 secondi ("Mi sto convincendo: non c'è alcuna differenza. Uomo, donna, topo, stessa intelligenza"), A mani vuote ("Tutto se ne va per l'ennesima volta, tutto se ne va, tutto si consuma, pochi passi ancora ed è solo un ricordo"), e i 40 secondi di Da dentro.
Una mente democratica è l'urlo anarchico più lucido mai espresso dalla band ("Libero di fare ciò che vogliono, di accettare qualsiasi decisione. Se la maggioranza vuole siamo vivi, bel concetto di partecipazione. Ecco il mondo democratico, il suo funzionamento è molto semplice: c'è qualcuno che ha il diritto di decidere, e qualcuno che ha il diritto di obbedire. solo il diritto di obbedire, senza dire una parola. Democrazia… ti hanno mai chiesto cosa ne pensi?").
Piombo e neve, sostenuta da un riffing micidiale, sottolinea ancora una volta la loro totale lontananza dagli slogan propagandistici, per parlare invece di una situazione concentrandosi sul senso assoluto del dramma ("Nevica piombo questa notte d'inverno. Dimmi che cos'è? Non lo so. Sono bombe! Nascosti come topi al buio aspettando la fine, nessuna domanda, sapevate tutto quanto dall'inizio. Sapevate tutto! Qua c'era una città, ora solo fango e sangue, e fango e sangue, e neve cade. Giustizia è fatta, come l'ultima volta, giustizia è fatta").
Il mio inferno è la traccia più paranoica e malata mai composta dal gruppo, introdotta da un monologo sulla schizofrenia (tratto dal film A Beautiful Mind) e giocata completamente su ritmiche marziali e voce lacerata e straziata, disegnando la figura di un pazzo claustrofobico che cerca una via d'uscita dal mondo ("Sento ogni istante che passa attraverso le tempie, è una fucilata nelle tempie. [...] Ho bisogno di ossigeno, ho bisogno di spazio, ho bisogno di tempo. Quanto tempo mi manca? Quanto? Quando? Dove? [...] Confusione e distacco, una scelta obbligata. [...] Vedo un mondo di automi con la sabbia negli occhi, nella bocca, nel naso, nelle mani, e da domani avrò degli ospiti che non aspettavo: è sempre più affollato il mio inferno privato").
Il disco suona come un ideale punto d'unione tra i primi CCCP ed i Cripple Bastards, e la cosa è evidente soprattutto in pezzi come Alla fine ("Bene, hai avuto i tuoi soldi, i tuoi figli, e una vita intera per capire che non hai capito niente. Ovviamente alla fine sempre il solito stupido schema. Ingoia fino all'ultimo boccone e poi crepa") e Uno ("Ho un nuovo nemico, uno più di uno cosa cambia? I nemici nascono e muoiono, uno ad uno vi ho schedati, vi ho dato un posto in prima fila nel mio dimenticatoio. [...] Esco sempre meno, vivo in una scatola di gomma, non mi fido quasi di nessuno, ed ho un solo nemico: uno, solo uno, sono io. [...] La mia solitudine è diventata un vizio. La mia solitudine, la mia droga preferita").
La title-track, piazzata alla fine e introdotta da un campionamento di Eyes of a Dreamer (canzone scritta dal pluriomicida Charles Manson) raccoglie un po' il senso generale di tutti i testi del disco ("Tutta questa gente è stata incatenata in una stanza da cui non si può uscire senza chiedere il permesso, che poi viene comunque negato, a meno che tu sia l'ultimo figlio di puttana che è riuscito metter sotto tutti gli altri. [...] Non vedo soluzioni, non in questo momento: è l'uomo che è sbagliato, è marcito da dentro. Insieme ai suoi progetti, insieme al suo dio, insieme al suo futuro, insieme al mio").

Ai cori hanno partecipato Giulio the Bastard dei Cripple Bastards e Dani delle Pornoriviste, accostati per cercare di demolire le barriere musicali dei loro due rispettivi fanbase.

Al momento dell'uscita di Duemilatre, gli Skruigners sono con tutta probabilità la miglior band hardcore-punk italiana in circolazione.
 

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