Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
A. Giulio Magliulo
Genere: 
Etichetta: 
Pavillion
Anno: 
1999
Line-Up: 

- Ben Chasny - tutti gli strumenti

Tracklist: 

1. Stone Finders Verse I (1:35)
2. Assyria (3:02)
3. Hollow Light Severed Sun (5:29)
4. Tukulti Will Burn (1:13)
5. Blue Sun Chiming (2:41)
6. Oak Path (3:49)
7. Black Needle Rhymes (5:38)
8. Sophia (3:47)
9. Journey Through Sankuan Pass (10:49)
10. Stone Finders Verse II (1:38)
11. Dance Among the Waiting (7:17)

Six Organs of Admittance

Dust & Chimes

Ben Chasny è una delle figure chiave dell'alternative folk americano contemporaneo, definizione abusatissima negli ultimi anni per catalogare artisti e bands caratterizzate da suoni perlopiù acustici, dall'utilizzo di strumentazione desueta quando non proprio d'antan, da un'attitudine fortemente rurale (e non sempre sincera) al modo di porsi nel music-biz, da una dimensione estetica totalizzante e contrapposta a quella imperante in un presunto baricentro musicale metropolitano.
Il californiano e la sua creatura Six Organs of Admittance invece sono tutt'altra cosa e si pongono completamente al di fuori di qualsiasi confronto o catalogazione e persino le più azzardate come 'psych-folk', 'new-weird America' o 'drone-ambient' riescono a calzare solo parzialmente.

Certamente non può esistere una sola declinazione di folk, ma se esso lo si intende come la possibilità di ripercorre i luoghi e gli spazi della memoria - reali o fantastici - che le tradizioni di ogni civiltà conservano e perdono, allora in questa accezione si può sicuramente ritrovare il secondo album del progetto S.O.O.A. uscito nel 1999 e intitolato Dust & Chimes.
Se si cercassero dei predecessori di Ben Chasny non si potrebbe non citare John Fahey e la sua personale epica americana, il suo distinguibile chitarrismo.
Chasny, in un certo qual modo intraprende un percorso che musicalmente a tratti ricorda quello del maestro Fahey e che potrebbe avere un analogo interesse etnomusicologico nella sua rievocazione involontaria di rituali ancestrali, secondo una libera interpretazione alimentata dalla sua febbrile fantasia.
 
Tutte le composizioni risentono sempre di un'aura spirituale, quasi misteriosofica nel loro permeare in una sospensione atemporale, metafisica e se è vero che in certe pagine di Fahey i temi sottesi potevano trarre spunti dagli archetipi dei nativi americani, quindi indiani, Chasny trascende anche dalla stessa mitologia faheyana abbracciando strutture musicali più vicine ad altre geografie.
Tra l'altro è egli stesso ad ammettere (contrariamente a quanto si possa immaginare) che Fahey non è tra le sue principali influenze come non lo è l'altro grande guru della chitarra folk primitivista Robbie Basho, ma è stato piuttosto ispirato da Leo Kottke. Questo appare più evidente vista la capacità e la voglia di sperimentare del nostro, oltre ad un approccio meno ortodosso e aperto e (nell'opinione di chi scrive) affatto 'primitivista' quanto consapevole e memore della lezione del folk europeo pagàno degli anni sessanta come delle più moderne forme di rock estremo, vista la realizzazione di uno split e.p. con gli Om, la presenza nei Comets on Fire, la collaborazione con Current 93 e Devendra Banhart.

Ci sono tracce strumentali ed altre cantate, brani molto lunghi ed altri quasi intermezzi ma il tutto è molto coeso da rendere quasi indistinguibile il flusso sonoro che scorre indisturbato inducendo in uno stato di trance attiva.
Tra le strumentali, Assyria e Through Sankuan Pass sono le più significative; la prima è una veloce trasvolata acustica sul deserto di un oscuro medioriente antico e magico e la chitarra con la sua pioggia di note infinita è suonata basandosi su una teoria del raga familiare anche ai nomi citati mentre più new-age e didascalica è la seconda.
Hollow Light Severed Sun è la primo traccia dell'album in cui figura la voce, monocorde e salmodiante come nella sciamanica Blue Sun Chiming che si arricchisce anche di suoni di difficile interpretazione che sembrano squittii di chitarra elettrica trattata e che vanno ad arricchire di suggestioni quella malinconica evocazione. I due brani insieme a Tukulti Will Burn ricca di percussioni vanno a formare una triade fittizia prima della più riflessiva e strumentale Oak Path.
Black Needle Rhymes, cantilenante presagio, denota un'inclinazione di Six Organs of Admittance verso una dimensione oscura che non è segno di artificiosa ostentazione: sembra più la rispettosa constatazione della forza sovrannaturale della natura - che si fa voce con i drones di Sophia – che non tiene conto dell'ineluttabilità del fato umano.
E' un documentario immaginario quello che Ben Chasny lascia scorrere; immagini di fuoco, montagne, caverne, volti di animali simbolici di antiche culture si affacciano alla mente inebriata e stupita; lo Stone Finder Verse della prima e decima traccia potrebbe essere il suo e sicuramente è lui il cercatore di pietre nel deserto musicale contemporaneo.
Chiude Dance Among The Waiting che riassume tutto il meglio di quest'opera, tintinnante di campane e campanelli, percussioni e voce di una bellezza triste e straniante, un estenuante arpeggio da gamelan e drones ululanti come lupi, come vento.

Un percorso rovente di sole e gelido di notti quello di Dust & Chimes, ma foriero di rivelazioni per chi è deciso a seguirlo.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente