Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Frontiers Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Jesse Damon - voce, chitarra
- Ej Curse - basso, voce
- Mark Hawkins - chitarra, voce
- Rodney Pino - batteria, voce
Guests:
- Bruce Kulick - chitarra in Man Or Machine
- Bobby Blotzer - batteria in Man Or Machine e Bona Fide

Tracklist: 

1. You Could Be The One
2. Four Letter Word
3. Man Or Machine
4. Feel My Love
5. Close Your Eyes
6. Sinister Man
7. Hard Habit To Break
8. Nobody Knows (Ballad of Andy & Glory)
9. Bona Fide
10. I'm Not Lonely
11. Trouble

Silent Rage

Four Letter Word

Al loro esordio, avvenuto nel 1987 con l'ottimo Shattered Hearts, sembravano destinati a ripercorrere una grande carriera, invece i Silent Rage non hanno purtroppo saputo tener fede a quella che sembrava più di una semplice promessa, tanto che dopo un altro buon lavoro intitolato Don't Touch Me There (uscito nel 1989) di loro si erano totalmente perse le tracce.
Ed ecco che adesso si assiste al loro ritorno, grazie all'attenta opera della sempre più attiva Frontiers, con questo Four Letter Word, prodotto (quasi interamente) da Gilby Clarke e che vede la presenza di ospiti illustri come Bruce Kulick, chitarrista dei Kiss, e Bobby Blotzer, batterista dei Ratt, in un paio di tracce.
La rock band californiana si indirizza verso un sound hard rock a tutto tondo, attingendo in misura più massiccia dagli anni '70, ma senza tuttavia disdegnare diverse puntatine in quegli anni '80 che li ha visti nascere ed affermarsi negli ambienti hard n' heavy.

Decisamente incoraggianti le battute iniziali che lasciano presupporre un come-back di buon livello, infatti l'opener You Could Be The One parte col piede pigiato sull'acceleratore, mostrando un piglio decisamente grintoso ed anche melodico, grazie in particolare a quei chorus "simil-Kiss" di metà anni '80, e conferme in tal senso arrivano sia dalla bella title-track, che esplode in un chorus adrenalinico e davvero efficace, che dalla più heavy-oriented Man Or Machine, infarcita di riffoni pesanti e ribassati. Il brano che più però rende giustizia ed al contempo lascia intravedere tutte le qualità dei Silent Rage è l'ottima Feel My Love, capace di attraversare trasversalmente due decenni ('70 e '80) di grande hard rock in un sound sanguigno, genuino, bluesy e melodico.
Da questo momento in avanti purtroppo l'ultimo lavoro dei californiani inizia a mostrare i primi segni di cedimento, infatti poco funzionano la ballad Close Your Eyes, un po' insipida, o Nobody Knows, che all'inizio potrebbe sembrare un'altra ballad e che invece si trasforma presto in un mid-tempo senza troppe pretese e fin troppo ordinario, e neanche la presenza di ospiti di spessore come Bruce Kulick e Bobby Blotzer riescono ad insaporire più di tanto brani modesti come il soul di Sinister Man o la più dinamica Bona Fide. Tuttavia in questa seconda parte del disco si riscattano almeno in parte con la più particolare Hard Habit To Break, con I'm Not Lonely e la closer Trouble, un incendiario hard n' heavy dalle ritmiche incalzanti e dal forte sapore anni '70.

Dopo tanti anni di assenza, il come back dei Silent Rage è in ogni caso da salutare, nonostante quegli inevitabili alti e bassi propri di chi da tanto tempo è lontano dalle scene, con una certa soddisfazione ed una buona dose di ottimismo, rafforzata anche dalle voci che attualmente circolano su una loro possibile tappa italiana prevista per il prossimo autunno.

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