Voto: 
8.4 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
EMI Records
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Jónsi Birgission - voce, chitarra
- Kjartan Sveinsson - tastiera, pianoforte elettronico
- Georg Hólm - basso
- Orri Páll Dýrason - batteria

Guests:
- Kristín Lárusdóttir - violoncello
- Júlía Mogensen - violoncello
- Stefanía Ólafsdóttir - viola
- Eyjólfur Bjarni Alfreðsson - viola
- Ingrid Karlsdóttir - violino
- Gréta Salóme Stefánsdóttir - violino
- Matthías Stefánsson - violino
- Ólöf Júlía Kjartansdóttir - violino
- Eiríkur Orri Ólafsson - tromba
- Snorri Sigurðarson - tromba
- Helgi Hrafn Jónsson - trombone
- Samúel Jón Samúelsson - trombone
- Össur Geirsson - tuba
- Frank Aarnink - percussioni, timpani


Tracklist: 

1. Takk ... (01:57)
2. Glósóli (06:16)
3. Hoppípolla (04:28)
4. Með Blóðnasir (02:17)
5. Sé Lest (08:40)
6. Sæglópur (07:39)
7. Mílanó (10:25)
8. Gong (05:33)
9. Andvari (06:43)
10. Svo Hljótt (07:24)
11. Heysátan (04:10)

Sigur Rós

Takk…

Il complesso universo dei Sigur Rós, fatto di immagini, suoni elettronici e sperimentazioni atmosferiche, traduce sempre ogni album prodotto dal quartetto islandese in un viaggio onirico verso l’ignoto, un viaggio riflessivo e meditativo che catturerà l’attenzione degli amanti del Post Rock più spaziale.
Il timbro ghiacciato che aveva scolpito ( ), tipico dei paesaggi invernali, in Takk… assume diversi contrasti cromatici, già preannunciati dall’artwork più vivo e variopinto: sensazioni calde e profonde accompagnano lentamente l’ascoltatore in un’esplorazione musicale della durata di 65 minuti, avvolgendolo in una morsa piacevole e delicata.
Non è certamente semplice lasciarsi trasportare dagli aloni ambientali della formazione islandese poiché possono apparire monotoni e ripetitivi: tuttavia, il Dream Pop/Post Rock esibito dai Sigur Rós assume i tratti di un’esperienza unica dentro la nostra introspezione, capace di emozionare, rilassare e a tratti commuovere.
Le suadenti voci, le tastiere ripetitive che delineano ninne-nanne raffinate ed eleganti, le improvvise svolte più Alternative, le ritmiche di batteria o appena accennate o coinvolgenti ed elaborate, sono gli elementi che già in passato hanno reso grande il combo, con i predecessori di Takk…; tutti questi aspetti non mancano nel disco del 2005 e, anzi, vengono ripresi e ampliati con una precisione maniacale, come si può notare dalla perfetta produzione targata Emi Records.

Dall’Intro strumentale si viene immessi nella prima vera traccia dell’album, ovvero Glósóli, provvista di voci che emergono angeliche dal tessuto musicale delle tastiere, descrivendo ritmi lenti attraverso l’uso di un basso e di una batteria replicati all’infinito; non mancano però fasi più cosmiche e tipicamente derivate dall’Alternative inglese. Altrettanto elegante è Hoppipolla, magicamente costruita sui pianoforti e sugli archi di sottofondo, che permettono alla mente di spaziare lontano, in un’inaspettata unione tra Pop, Rock e Folk nordico.
Così si forma anche la lunga Sé Lest che, seppur statica per la maggior parte della sua lunghezza, lascia intravedere spunti sperimentali sorprendenti ed inattesi verso il finale che conduce a Sæglópur. Questo costituisce il capitolo migliore di tutta l’opera, perfetto nel suo song-writing che porta dai soliti suoni elettronici/ambientali ad uno splendido sviluppo Post Rock, la prima vera risposta impetuosa dei Sigur Rós esibita in Takk….
Anche Milanó non è esclusa per la competitività della sua struttura interna, sebbene non colpisca già al primo impatto com’era accaduto per Sæglópur: ottimi come sempre i crescendi verso riff più vari e cadenzati, preparati saggiamente dalle onnipresenti tastiere di Kjartan Sveinsson.
Reminescenze dai primi lavori si ritrovano in Gong, più fredda e cupa nel suo timbro: il livello di ricerca musicale raggiunge qui il massimo culmine di Takk…, per l’accostamento di una batteria elettronica a toccanti arpeggi di chitarra, alla solita soave voce di Jónsi Birgisson e agli archi che costruiscono l’architettura armonica della canzone.

Proprio per le soluzioni geniali inserite dalla band islandese, Takk… deve essere considerato il degno erede di ( ), nonostante sia diametralmente opposto. I Sigur Rós hanno impiegato tre anni per plasmare le nuove tracce ma il risultato è stato straordinario: se a questo si aggiunge che la band ha trascorso parecchio tempo ad interpretare i vecchi brani su numerosi palchi d’Europa, si comprende sia come il pubblico abbia potuto apprezzare una proposta tanto irreale e diversa, sia come i Sigur Rós abbiano preso coscienza delle proprie possibilità e capacità compositive, traducendole nel Takk... del 2005.

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