Voto: 
8.2 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Morbid Winter Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Daemonskald - voce, tutti gli strumenti


Tracklist: 

1. Dreaming Of The Dawn (09:11)
2. Frost On Dead Leaves (03:55)
3. Under The Dragon Star (04:42)
4. Snowborne (04:19)
5. To Cronia (05:14)
6. The Dead Giant’s Tale (06:06)
7. Urd (07:08)
8. Verdandi (05:06)
9. Skuld (07:01)

SIG:AR:TYR

Sailing The Seas Of Fate

In Italia è assolutamente sconosciuto e nel resto d’Europa poco ci manca. RockLine.it può così vantarsi di aver scoperto un artista veramente geniale. Lui si chiama Daemonskald e la sua creatura, i SIG:AR:TYR, ovvero l’insieme dei nomi di tre rune, è quanto di più originale in ambito Pagan attualmente. Il progetto nasce nel 2003 in Canada e nello stesso anno viene pubblicato The Stranger, un demo, composto da sei tracce, paragonabile ad un viaggio introspettivo fatto di atmosfere oniriche. Il lavoro presenta, oltre alle parti cantate, esclusivamente chitarre acustiche e tastiere. Nonostante le recensioni ampiamente positive, il disco viene purtroppo snobbato dai più. Daemonskald non si perde d’animo ed inizia a lavorare immediatamente sul nuovo materiale. Sailing The Seas Of Fate, concepito addirittura nell’inverno del 2003, viene finalmente lanciato sul mercato dalla Morbid Winter Records, una giovane etichetta nordamericana specializzata nel Metal estremo.

Risulta davvero difficile classificare per genere un disco di questo tipo. Si è deciso perciò di farlo rientrare in quella categoria, denominata Viking Metal, dove i vari artisti sono accomunati più che altro dalle tematiche trattate piuttosto che dalla proposta musicale. Attenzione però, Sailing The Seas Of Fate, a tratti, pare persino essere un lavoro accostabile all’Ambient. Per capacità evocative il complesso canadese può essere paragonato ai Summoning, tuttavia il sound del gruppo austriaco è solenne, pomposo, epico, mentre quello dei SIG:AR:TYR oscuro, introspettivo, fuori da tutti gli schemi. Il platter contiene nove canzoni, quasi tutte caratterizzate da una durata piuttosto lunga. Al contrario di The Stranger, qui Daemonskald suona vari strumenti, senza comunque togliere spazio alla sua amata chitarra classica, con il quale l’artista nordamericano si destreggia alquanto bene. Non mancano nemmeno gli assoli, sempre freddi ed enigmatici. Altro discorso meritano le parti vocali, non sempre all’altezza delle melodie. In moltissimi pezzi, come ad esempio Dreaming Of The Down, Daemonskald opta per delle liriche narrate, a differenza di quanto accade in Skuld, dove il polistrumentista si lancia in uno screaming grezzo ma estremamente appagante. La track conclusiva dell’album appare fin da subito come la più aggressiva del lotto, nonché una delle meglio riuscite. Essa si protrae per sette minuti ed alterna riff durissimi a momenti di pura quiete.

Questi ultimi sono la principale peculiarità del disco, di cui è pertanto consigliato l’ascolto in totale solitudine nell’oscurità, quando si è disposti a mettere in discussione ogni cosa, quando emergono le paure più profonde e nascoste del proprio animo. I testi sotto questo punto di vista non centrano, in quanto trattano di temi storici, mitici e religiosi. Essi sono, a detta di Daemonskald, uno degli elementi portanti dei SIG:AR:TYR e la cura a loro riservata è di conseguenza impressionante. Per chi volesse, sul sito ufficiale del gruppo sono disponibili spiegazioni ed approfondimenti che permettono di comprendere meglio le liriche dei vari brani. A rendere Sailing The Seas Of Fate un’uscita ancor più interessante è la sua produzione, pulitissima e nettamente superiore a quella di The Stranger. Grazie ad essa è possibile apprezzare ogni singolo accordo suonato dall’artista canadese con la sua chitarra classica. To Cronia ne è la dimostrazione più lampante. La quinta traccia del platter, che in apertura ricorda vagamente lavori quali Crypt Of The Wizard, vede un cantato sospirato, in grado di incutere una certa tensione nell’ascoltatore. Altre splendide canzoni sono Verdandi, nella cui frazione iniziale spicca un lungo, mistico, assolo, Under The Dragon Star, con il suo incedere bellico scandito dal ritmo cadenzato della batteria, e la malinconica Urd.

Cosa si può dire ancora riguardo al secondo album dei SIG:AR:TYR? Si tratta, senza minima ombra di dubbio, di un lavoro veramente singolare, ideale per la riflessione. Le atmosfere conducono in luoghi lontani dal mondo, ma non portano necessariamente alla depressione, come spesso accade per dischi simili. Daemonskald è un personaggio da tenere d’occhio e prossimamente anche l’Europa potrebbe rimanere incantata dalla sua favolosa musica. Tutti coloro che si sono ormai stufati delle solite proposte potrebbero aver finalmente trovato pane per i loro denti, e che pane…

“The new north shines like starry night
The martyr falls in black sun’s light
The stone is set in middle earth
To eternal guide the blood’s rebirth.”

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