Voto: 
7.4 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Fonal Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

 

Tracklist: 

1. Montezuma
2. Leivonen
3. Tropiikin kuuma huuma
4. Daniel
5. Tulevaisuus-Menneisyys=1
6. 1918-1926
7. Piste

Shogun Kunitoki

Tasankokaiku

Nati nel 1998 come band sperimentale e peculiare, poiché progettava le proprie musiche sugli arcaici Commodore-64 a 8 bit, gli Shogun Kunitoki (il nome deriva da un personaggio di un gioco per quella piattaforma) sono un quartetto che arriva da Helsinki, il cui unico prodotto musicale è il qui recensito “Tasankokaiku”, pubblicato dalla Fonal Records ad inizio 2006, un disco che riflette i cambiamenti subiti dal suono della band in seguito ad una svolta significativa, avvenuta nel 2003 – stufi delle limitazioni imposte dal loro preistorico equipaggiamento, i quattro decidono di adottare una strumentazione fatta di tastiere vere e proprie: in particolare, il quartetto si è indirizzato su sintetizzatori analogici dal suono caldo e retrò, scelta fatta con cognizione di causa, in quanto sostenuta da un vero e proprio progetto ‘ideologico’ musicale, ovvero la creazione di musica elettronica ‘moderna’ che non sia fredda o cerebrale, ma che abbia un’anima, che abbia vita e calore.

Prevedibile come lo sguardo sia rivolto al passato, per quanto riguarda l’ispirazione: gli spunti per “Tasankokaiku”, oltre che dalle colonne sonore dei primi videogame, arrivano dalla rielaborazione delle idee dei grandi sperimentatori dell’elettronica dei decenni passati, a partire dalle minimali intuizioni di Terry Riley per arrivare alle atmosfere spaziose della scuola tedesca settantiana; il suono degli Shogun Kunitoki è costituito da strati successivi di melodie sintetiche dai timbri molto simili, che si sovrappongono tra loro creando armonie e contrasti in una periodica, eterna rincorsa: estenuanti ripetizioni sullo sfondo, che crescono e diminuiscono in volume come instancabili maree soniche, sostengono il peso delle combinazioni che si appoggiano su di loro: intricate (ma assai orecchiabili) sovrastrutture di suoni spaziosi, quasi psichedelici, tintinnanti proprio di quell’energia che il gruppo voleva infondere nella propria musica. A dare un taglio dinamico e a suggerire ulteriori sviluppi sono i substrati ritmici delle percussioni, tanto discrete quanto fondamentali nel dare una sensazione più viva e pulsante alla musica dei finnici.

Tanto simili tra loro, nel suono e nell’atmosfera generali, quanto profondamente singolari, poiché dotati di caratteristiche univoche, i sette brani che compongono “Tasankokaiku” meriterebbero disquisizioni approfondite, ma preferisco lasciarvi con una descrizione sommaria degli episodi più significativi, permettendo ad un futuro, eventuale vostro ascolto di trarre proprie conclusioni; mi limito pertanto a segnalarvi gli innumerevoli livelli di melodie di cui è composta l’ipnotica “Montezuma”, le cui continue, spettacolari evoluzioni contrastano con il totale minimalismo che caratterizza gran parte della conclusiva “Piste”, episodio preceduto dalla ben più significativa “1918-1926”, traccia che propone, praticamente, un Post-Rock sintetizzato, fatto di elettroniche marce percussive, di sovrapposizioni spigolose, che si smussano le une con le altre creando un effetto di liquidi contrasti.
Altrettanto interessante il blocco composto da “Leivonen” e “Tropiikin kuuma huuma”, emblematiche perché perfette nel saper portare a completa realizzazione le intenzioni della band: è quasi incredibile come con una gamma sonora così limitata gli Shogun Kunitoki riescano a suonare sempre freschi e accattivanti, con i loro celestiali concerti organistici integrati da batterie sempre bene in vista e sapientemente orchestrate, riuscendo a passare da incantati momenti di pura contemplazione ad altri, più intensi, fatti di un fuligginoso ‘caos controllato’ (come nel finale dell’incendiaria, trascinante “Daniel”).
 
Oltre a videogiocatori nostalgici, potenziale target di questa mia recensione è chi, fra voi lettori, cerca un disco di Elettronica ‘umile’ ed alternativo, che non vuole descrivere chissà cosa, con immane precisione di suono e realismo: “Tasankokaiku” è gustoso sia perché straniante (e, in fondo, anche sorprendente), sia perché retaggio di cinquant’anni di sperimentazioni e quindi familiare: quelle ostinate melodie dai toni alti e puliti sono talmente irreali e soddisfacenti che è impossibile non cadere, inesorabilmente, nella loro trappola analogica.

LINKS PER L’ASCOLTO
Intera traccia "Montezuma"
Intera traccia "Tropiikin kuuma huuma"
Myspace
 

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