Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Inside Out/Audioglobe
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Derek Sherinian - tastiera
- Zakk Wylde - voce, chitarra
- Tony Franklin - basso fretless
- Virgil Donati - batteria
- Brian Tichy - batteria, chitarra


Tracklist: 

1. Antarctica (05:26)
2. Ascension (02:14)
3. Primal Eleven (07:56)
4. Wings Of Insanity (03:50)
5. Frozen By Fire (05:21)
6. The Lone Spaniard (03:08)
7. Molecular Intro (01:03)
8. Molecular Heinosity (03:28)
9. So Far Gone (07:24)

Sherinian, Derek

Molecular Heinosity

Avevamo lasciato Derek Sherinian all’ultima opera Blood Of The Snake, pubblicata nel 2006 sotto Inside Out dopo due anni di silenzio dal precedente Mythology, emulatore degli antichi fasti del tastierista americano. In questi anni che separano Blood Of The Snake dal nuovo capitolo discografico Molecular Heinosity Derek si è concentrato sulla stesura di brani che garantissero un approccio più vicino ai meandri della Fusion e del Jazz, senza però trascurare la vecchia passione per il Rock progressivo.
Ciò che risulta da un lavoro svolto in collaborazione con celebri musicisti come Zakk Wylde alla chitarra e voce e Virgil Donati alla batteria o con tournisti/session musicians del calibro di Brian Tichy alla batteria o di Tony Franklin al basso è un lavoro più tenebroso rispetto ai canoni classici del genere e allo stile personale di Sherinian.

Viene conferito largo spazio alle sezioni strumentali, lasciando correre libere la chitarra e la tastiera, vere protagoniste soliste di un album tecnicamente impeccabile ma visibilmente privo di sentimento. La tecnica fine a se stessa risulta infatti essere il problema principale di qualsiasi musicista solista che negli ultimi anni ha tentato di imporsi nel mercato musicale mondiale, perché le tracce appaiono come una strada verso l’ignoto dove si cerca solo di stupire con scale ed arpeggi complessi ed insostenibili.
Basti accostarsi all’opener Antarctica per comprendere quale atmosfera si respiri in Molecular Heinosity, l’ennesima conferma dello straordinario talento di Sherinian, ma anche della povertà di idee che permea qualsiasi opera del tastierista dopo la pubblicazione dei primi due convincenti episodi discografici Planet X ed Inertia.
Sarebbe inutile e superfluo soffermarsi su ciascuna traccia di un lavoro che non ha un inizio né una fine ed è sviluppato in modo totalmente estraneo all’ambito del Fusion/Progressive Rock dove la tecnica non viene messa come elemento centrale:
una canzone come Frozen By Fire, costituita da vorticosi assoli e da scale rapidissime ha un andamento che ricalca infatti il classico Progressive Metal più insapore e vacuo.

In definitiva, sebbene il risultato conseguito da Derek Sherinian alzi leggermente la media rispetto al precedente lavoro (dove non si potevano neanche ascoltare discrete tracce come The Lone Spaniard), non si può affermare che questi tre anni siano stati fruttuosi per il celebre tastierista americano dal punto di vista stilistico. Nel campo del genere solista si è giunti ormai ad una decadenza da cui è difficile risollevarsi a causa dei cliché del mercato musicale: chi, come Joe Satriani nella chitarra, o Neal Morse nella tastiersa, è riuscito a legare fra loro tecnica e sentimento, è risultato vincente, ma chi come Sherinian persevera in una direzione che non lascia respiro all’innovazione e all’evoluzione, non è destinato ad essere ricordato nell’albo dei grandi professionisti, nonostante l’esperienza e la preparazione tecnica.

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