Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Paola Andriulo
Genere: 
Etichetta: 
Touch & Go
Anno: 
2000
Line-Up: 

- Steve Albini - chitarra e voce
- Bob Weston - basso
- Todd Stanford Trainer - batteria


Tracklist: 

1. Prayer to God
2. Squirrel Song
3. Mama Gina
4. QRJ
5. Ghosts
6. Song Against Itself
7. Canaveral
8. New Number Order
9. Shoe Song
10. Watch Song

Shellac

1000 Hurts

Steve Albini come Re Mida, tutto ciò che tocca diventa oro.
Un tipo di oro pregiato ma paradossalmente molto minimale quello degli Shellac, band capitanata
dal tuttofare Steve Albini (leader dei Big Black e dei Rapemen, critico musicale, produttore discografico).
1000 dolori? In realtà il titolo è un gioco di parole (lo si capisce dalla copertina all’interno dell’album che rappresenta un oscilloscopio), e sta per 1000 hertz. Se dovessimo stabilire la tensione, l’energia di questa band, l’oscilloscopio potrebbe rischiare di esplodere 1000 volte al secondo tanta è la potenza claustrofobica del trio.
In questo terzo spettacolare lavoro non c’è nulla di aggiunto, nulla di più dei suoni minimali, di testi anch’essi telegrafici, tutti tratti caratteristici di questo grande gruppo che ha influenzato tanto il noise successivo con le sue spasmodiche sonorità.

Una preghiera disperata, originale e maniacale apre l’album, una preghiera ad un dio che viene implorato perchè uccida; e viene implorato con un’insistenza che strappa i nervi, un’insistenza evidente tanto nelle parole (fucking kill him...fucking kill him...) quanto nella musica, con una chitarra ripetitiva, stanca ma non stancante perchè complementare al cantato e alla batteria da tortura cinese: lenta ma dolorosa, da far impazzire. Prayer to God è l’inizio del delirio, che continua e si afferma con il secondo pezzo Squirrel Song, meno lento, un brano più d’impatto anche se non mancano come in tutto l’album motivi per temere la follia: riff di chitarra e basso che si ripetono maniacalmente, accompagnati dalla batteria sempre molto sicura e precisa e dalla nervosa voce del sorprendente Albini. Ma se l’ascoltatore ha ancora i nervi al posto loro con Mama Gina deve proprio perdere ogni speranza: una goccia sul capo per mesi, anni, mentre sei costretto all’immobilità; questa è Mama Gina, ascoltare per credere... l’esaurimento lento ma atroce che può dare un bel pazzo pezzo in cui i suoni si ripetono finchè non ti entrano davvero in testa; e poi l’intervento della voce inaspettato e i suoni che quasi si zittiscono, per poi arrivare al pugno finale, un’esplosione di suoni, un’ultima brevissima parte completamente diversa dal resto del brano. L’intento di mandare al manicomio viene portato avanti anche nei pezzi successivi QRJ e Ghosts; di quest’ultimo, stupendo il suono della chitarra dopo il primo minuto, sembra quasi di ascoltare il suono di una pipa (strumento musicale cinese), ma in questo caso una pipa occidentalizzata figlia delle distorsioni e del noise. I brani successivi sono la dimostrazione che questo terzo capolavoro del trio non annoia: riff particolarissimi e snervanti di chitarra, una batteria martellante che si unisce alla goccia da tortura cinese di cui sopra, una voce stanca, annoiata, a tratti nervosa. Il tutto in un lavoro che non ha paura dei silenzi, anzi che fa dei silenzi fra le varie parti di un brano la base essenziale per poi mettere in evidenza le numerose deflagrazioni spastiche.
Shellac è la resina prodotta da un insetto, gli Shellac sono una resina che con le loro minimali sonorità si avvinghiano alla mente dell’ascoltatore coinvolgendolo inevitabilmente. Facendo viaggiare i neuroni impazziti alla velocità di 1000 Hertz.
1000 Hurts è l’ennesima prova del talento di Albini, tutto ciò che tocca diventa oro.

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