Voto: 
9.3 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Magna Carta
Anno: 
1995
Line-Up: 

- Brent Allman - chitarra, voce

- Carl Cadden-James - basso, flauto, voce

- Mike Baker - voce solista

- Gary Wehrkamp - pianoforte, sintetizzatore, chitarra, voce

- Chris Ingles - sintetizzatore, pianoforte

- Kevin Soffera - batteria




Tracklist: 

1. Cliffhanger (08:41)

2. Untitled #1 (0:40)

3. Crystalline Dream (05:44)

4. Untitled #2 (0:43)

5. Don't Ever Cry Just Remember (06:29)

6. Untitled #3 (01:03)

7. Warcry (05:59)

8. Celtic Princess (02:05)

9. Deeper Than Life (04:32)

10. Untitled #4 (0:18)

11. Alaska (05:18)

12. Untitled #5 (00:18)

13. Ghostship (19:84)

14. Untitled #6 (07:24)

Shadow Gallery

Carved in Stone

Carved in Stone rappresenta il secondo full-lenght per gli Shadow Gallery, band americana dedita ad un Progressive Metal sì spinto a livelli tecnici insostenibili, ma dotato di una melodia e di una sinfonia uniche nel loro genere.
Dopo aver pubblicato il buon debutto omonimo nel 1992, oscurato pesantemente dal meraviglioso Images & Words dei Dream Theater, il gruppo si rimette in gioco attraverso questo Carved in Stone, che raffigura un picco elevatissimo all’interno del genere proposto per la passione con cui è presentata ciascuna delle otto canzoni, intervallate da collegamenti strumentali.
Nel 1995 il Progressive Metal, svegliatosi dopo le primordiali sperimentazioni statunitensi da parte di Queensryche, Psychotic Waltz, Dream Theater e Fates Warning, iniziava ad assumere una forma definitiva, attraverso l’opera di tante formazioni quali Symphony X per l’oltreoceano e Ayreon e Threshold per il panorama europeo. Accanto a questi grandi nomi appaiono proprio gli Shadow Galley, che sfornano l’album più interessante dell’anno in ambito Progressive, superando addirittura il quotato A Change of Seasons (Dream Theater).

A dir poco strabiliante lo stile del sestetto, che riesce a creare atmosfere sinfoniche di grande rilievo, fatte quasi interamente di tastiere e chitarre acustiche, prima di irrompere con improvvise esplosioni sonore. Le chitarre ritmiche sono la parte principale di ogni traccia insieme con gli archi di accompagnamento: coinvolgenti e riflessive le sezioni di Carved in Stone, tutte intrise di sorprendente virtuosismo. CliffHanger è fantastica nei suoi assoli inconcepibili, che si contrappongono con efficacia alla lentezza iniziale assunta dal pezzo: stacchi di tastiera di immensa bellezza e cori ben costruiti creano l’alone onirico dell’intero prodotto discografico.
Tempi dispari e passaggi tecnici tanto complessi quanto quelli dei Dream Theater si susseguono senza sosta, divertendo l’ascoltatore con i loro ritmi contorti e intricati; la differenza principale tra gli Shadow Gallery e i sopra citati Dream Theater è ricercabile nell’approccio degli strumentisti alle proprie composizioni, in quanto se questi ultimi cercano di valorizzare la tecnica personale, costituendo un sound perfetto ma spesso privo di emozioni, gli Shadow Gallery invece si collocano in tale visione del Progressive, conferendo diverse sfaccettature e colori ai brani ideati.
Nascono così perle di alta genialità quale Crystalline Dream, trascinante nella melodia del canto di Mike Baker, e nei supporti di chitarra e tastiera, sempre azzeccati e mai discostanti dal contesto del cd. Gli assoli sono l’aspetto più innovativo della band americana, poiché la preparazione per queste scariche di energia è ragionata e l’ascoltatore è avvolto da splendidi timbri e soluzioni compositive fuori dal comune, prima di “accedere” al velocissimo assolo.
Le alternanze di chitarra a tastiera saranno successivamente riprese dai nascenti Symphony X proprio con i canoni introdotti dagli Shadow Gallery; inoltre è la batteria varia ed elaborata un’altra chiave di lettura di Carved in Stone, proprio perché accentua i passaggi tecnici con assoluta raffinatezza.

Non esiste una parte peggio sviluppata rispetto alle altre in Carved in Stone: estrema bellezza strumentale e vocale all’insegna della sperimentazione, che si traduce con ballate malinconiche quale Don’t Ever Cry, Just Remember, o la dolce Warcry, due episodi sentiti e carichi del pathos conferito dalla voce di Baker, vero porta-bandiera della band ed eccezionale cantante. La voce è al tempo stesso posata, composta, espressiva e piena, senza lasciare nulla al caso e calibrando ogni respiro in modo da creare effetti spettacolari nell’opera. Da brividi anche la corale Alaska e la mastodontica Ghostship, una lunga storia sviluppata in 21 minuti di variazioni.
In definitiva, ci si trova davanti alll’album che forse neanche gli stessi Shadow Gallery si sarebbero aspettati di produrre. Il debutto faceva ben sperare, perché ricco di idee e di soluzioni stilistiche evolute e ricercate, ma Carved in Stone pone il sigillo del Progressive su una delle formazioni che col tempo si saprà fare apprezzare sempre maggiormente per la complessità del proprio song-writing. Il viaggio iniziato da Ghostship continuerà florido anche nel futuro discografico degli Shadow Gallery, che si prospetta lungo e promettente.

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