Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Ken - Voce
- Dj Frank Lav - Chitarra, Synth, Basso, Voce
- Turu Degli Sgroove - Chitarra, Voce
- Pignatonik - Basso
- Gino - Batteria

Tracklist: 

1. Mike Naison
2. Bassa Moralmente
3. Vilnegligenza
4. T.V.B.
5. Caciomarzolino
6. Fa Mi Sega Re (I Soliti Accordi)
7. Turunduruzz
8. Un Trans Di Nome Istor Lo Chiamerò Transistor
9. Personal
10. Horror Turu
11. La Ciotta Irene
12. Sto Cacando
13. L'Omino del Cervello
14. Caffè Song
15. www.sgroove.com

Sgroove

Abbey Ruzz

Nel 1969 Abbey Road, ultimo lavoro dei Beatles, finì nelle mani del pubblico internazionale e segnò definitivamente gli sviluppi del pop e dell'intera musica di consumo. Quattro ragazzi di Liverpool, famosi e idolatrati, che attraversano "la più importante strada del rock" con simmetria ed imperturbabile eleganza: probabilmente la copertina più famosa che la storia della musica ricordi. Quarant'anni dopo, quella che fu (e che tutt'ora è) una delle più pesanti pietre miliari del pop, viene ripresa da una giovane band italiana, gli Sgroove. Il fatto è che i musicisti nostrani coi Beatles non condividono nulla. Assolutamente, nulla. E' per questo che quando si prende in mano il nuovo full-lenght del gruppo, le risate vengono fuori in maniera istantanea: Abbey Road che si trasforma in Abbey Ruzz, la visuale che viene capovolta, la famosa strada inglese che viene mutata in uno spoglio viale romano e, ciliegina sulla torta, i giovincelli britannici che vengono sostituiti da cinque personaggi grotteschi e irriverenti, con tanto di tuta catarifrangente, maschera di Scream e aspirapolvere.

A due anni di distanza da quel Ruzzer Than You che aveva mostrato (seppur in maniera abbastanza ridotta a livello commerciale) il talento creativo e la dissacrante ironia della band, gli Sgroove sono tornati alla ribalta in maniera (a dir poco) più professionale, a partire innanzitutto dalla fenomenale confezione dell'album (copertina, cover del cd e libretto mini-booklet fantastici), per finire con un sound più calibrato e pulito, riempito delle più disparate influenze stilistiche che, di conseguenza, arricchiscono notevolmente il prodotto.
Il gruppo capitanato da Dj Frank Lav (aka Francesco Lavorino, attivo anche con l'indie-band Revolution #9), dimostra infatti di aver compiuto un importante salto di qualità, soprattutto per quanto riguarda il registro compositivo, molto più vario e, a volte, ricercato: gli Sgroove balzano infatti con estrema facilità dal glam/hard rock anni '80 (Un Trans Di Nome Istor Lo Chiamerò Transistor, Vilnegligenza) ad un pop-punk moderno ed orecchiabile (emblematicamente espresso dalla geniale Fa Mi Sega Re - I Soliti Accordi), ironicamente commerciale (T.V.B.) e condito da testi sessualmente al vetriolo (La Ciotta Irene), senza disdegnare parti più funky (L'Omino del Cervello) e spezzoni di dissacrante dance-music che richiamano volutamente l'elettronica più rozza (anzi, ruzz) e pacchiana degli eighties (la settima traccia Turunduruzz è una perla di sarcasmo lirico, di irriverente cabarettismo e di una ricerca sonora che dietro all'approccio ironico-demenziale nasconde ottime qualità compositive, come del resto accade anche in Horror Turu, degna dei più schizoidi Elio e Le Storie Tese). Come già accadeva per il precedente album, anche in Abbey Ruzz a dominare vi sono storie di flatulenze metropolitane (Sto Cacando), tematiche sessuali-amorose trattate con terrificante cinismo e attraverso divertenti giochi linguistici (la già citata Un Trans Di Nome Istor lo Chiamerò Transistor), orge di insanità e depravazione, baccanali lisergici (Personal) e fantasiose storie inventate, come il demenziale incontro di boxe che caratterizza l'opener Mike Naison.

Abbey Ruzz è per questo un prodotto divertente, molto curato per quanto riguarda sound e produzione, decisamente un passo in avanti rispetto al full-lenght d'esordio in cui l'ambientazione ironico-grottesca era ancora in rodaggio e il registro stilistico-compositivo ancora in fase di sviluppo. Superati quindi i primi scogli e le prime difficoltà derivanti dal loro status di band emergente, gli Sgroove sono diventati più di un semplice progetto demenziale fine a se stesso, risultando di conseguenza come un act comico e policromatico, scurrile e pornografico ma al contempo ricercato nei suoi giochi e nelle sue costruzioni linguistiche e formali.
Si spera soltanto che l'esperimento non termini qui, perchè (anche se sembrerà un azzardo eccessivo) ci ritroviamo di fronte dei nuovi potenziali Elio e Le Storie Tese, con tutto questo bagaglio di frenesia lirica e di pungente sarcasmo che, seriamente, rappresenta l'arma che potrebbe far valere al giovane gruppo laziale un futuro a dir poco sorprendente. Avanti così!
 
MYSPACE:
www.myspace.com/sgroovetheband

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