Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Damiano Cembali
Etichetta: 
Asylum Records
Anno: 
2010
Line-Up: 

:
- Lajon Witherspoon – lead vocals
- Clint Lowery – guitar, backing vocals
- John Connolly – guitar, backing vocals
- Vincent Hornsby – bass
- Morgan Rose – drums, percussion, backing vocals

Tracklist: 

:
01. Splinter   (3:54)
02. Forever   (3:26)
03. Unraveling   (3:58)
04. Last Breath   (3:48)
05. Karma   (3:52)
06. Ride Insane   (3:15)
07. Confessions (Without Faith)   (4:06)
08. Nowhere   (3:29)
09. Here and Now   (4:07)
10. The End Is Coming   (4:34)
11. Better Place   (4:21)
12. Strong Arm Broken   (3:39)

Sevendust

Cold Day Memory

Ci eravamo illusi che Chapter VII : Hope And Sorrow avrebbe segnato, in qualche modo, una svolta decisiva, il primo passo per abbandonare lo stereotipato alt metal americano e volgersi a dimensioni musicali meno ovvie e banali. Avevamo creduto ai loro buoni propositi, testimoniati dalle prestigiose collaborazioni ad opera di Myles Kennedy e Mark Tremonti, voce e mente degli inarrivabili Alter Bridge. Ci eravamo quasi convinti che forse, dopo i gloriosi fasti degli esordi ed i clamorosi passi falsi costituiti da Next ed Alpha, completamente fuori misura e fuori controllo, ci avrebbero finalmente restituito parte della loro grazia primitiva, reinverdendo un sound inariditosi uscita dopo uscita. La considerazione che accompagna i primi ascolti di Cold Day Memory, ottavo capitolo discografico dei Sevendust nonché primo dopo l’atteso ritorno dell’esule Clint Lowery alla chitarra, è una versione edulcorata dell’esatto opposto di quanto appena detto: ci troviamo di fronte, infatti, ad un netto passo indietro rispetto al suo coraggioso predecessore, che, seppur timidamente, aveva saputo infondere nuova linfa vitale al robusto tronco di Animosity, inaugurando una nuova stagione musicale ben più teatrale e articolata, pur sempre nella sua immutata semplicità. La formazione statunitense capitanata dal vocalist coloured Lajon Witherspoon, anziché procedere in questa interessante direzione, si ripropone all’attenzione dei suoi fans con un album piuttosto prevedibile, una sorta di rielaborazione, l’ennesima, di un sound perfettamente consolidatosi dopo oltre 10 anni di carriera letteralmente trascorsi “a fare solo quello”: soliti riffs stoppati, solita propensione rock, solite clean vocals calde e pastose come solo i cantori del continente nero riescono a produrre, insomma solito nu/alt metal radiofriendly e easy listening tipicamente american style.

Potremmo concludere qui la nostra analisi che il profilo tracciato avrebbe perfettamente focalizzato tutti gli elementi chiavi di questa più o meno attesa release: difficile, infatti, individuare brani più o meno significativi per un eventuale approfondimento, quando è proprio la compattezza, o la monotonia, complessiva ad essere contemporaneamente croce e delizia di un lavoro che lascerà del tutto indifferenti quanti già non avevano nulla da chiedere ai Sevendust e che invece farà letteralmente entusiasmare quanti, invece, li hanno sempre seguiti ed apprezzati. Proprio questo è forse l’aspetto più gratificante di Cold Day Memory, vale a dire che, a differenza di tanti altri lavori ugualmente clonati ma drammaticamente mosci, apatici, persino faticosi (come il loro stesso Next), quello in questione mantiene una discreta fluidità ed impressiona per una facilità d’ascolto che davvero può essere ricondotta, con tutte le necessarie premure che le circostanze impongono, ai primi passi discografici dei Sevendust. Lo stesso Chapter VII, nonostante i sopracitati progressi stilistici, mostrava il fianco ad una certa congenita pesantezza, frutto di scelte ritmiche piuttosto fragili, di linee melodiche inconcludenti o, peggio, di arricchimenti inutilmente pomposi e prolissi. Al contrario, la tracklist di Cold Day Memory, pur non riservandoci mai momenti davvero memorabili, scorre via con leggerezza e buona efficacia, senza lasciare tracce di particolare contenuto artistico ma nemmeno quella spiacevole sensazione di noia mista a sconforto che troppo spesso offrono di sé album palesemente ruffiani e privi di qualsivoglia ispirazione. Pertanto, va dato atto ai Sevendust di aver sì prodotto l’ennesimo album fotocopia della loro ormai lunga carriera, ma allo stesso tempo di non averne fatto esclusivamente il simulacro di idee che furono, quanto piuttosto l’ennesimo manifesto di un sound oggettivamente datato ma nel quale i 5 musicisti originari di Atlanta si identificano del tutto, che sia la più intima sincerità, la loro, oppure un invidiabile senso del marketing.   

Sì, perché, come sempre accade in questi casi, non bisogna mai stupirsi di chi propone qualcosa, quanto piuttosto di chi decide liberamente di fruirne o di condividerla, ed è questo l’interrogativo più pressante, ovvero per quale ragione esistano ancora e tuttora prolifichino gruppi cloni i cui riferimenti discografici non sono altro che certe band nu metal il cui sound, adeguatamente rammollito e ulteriormente levigato, costituisce il perfetto trait d’union per giovani rampolli desiderosi di affrancarsi, in maniera più o meno autentica, da una massa commerciale cui anche loro sentono di appartenere. E’ una fase di crescita culturale ed umana che, in tempi più o meno lunghi, quasi tutti affrontiamo, in maniera assolutamente naturale e nient’affatto discriminante; tuttavia sarebbe opportuno che le band chiamate ad interpretare questo ruolo, ingrato forse ma senza dubbio molto remunerativo, subissero anch’esse lo stesso processo evolutivo e di maturazione che investe i loro più o meno giovani supporters. Non si chiede loro di snaturarsi, di modificare le proprie inclinazioni, né tantomeno di costringersi a fare qualcosa del tutto distante dalle proprie genetiche attitudini: crescere, semplicemente crescere, nient’altro che crescere. Ecco, fra le tante formazioni che non l’hanno fatto, in maniera più o meno consapevole e della quale non spetta a noi sindacarne i motivi, i Sevendust rimagono un passo avanti a tutti, sia alla luce del loro glorioso quanto effimero passato, sia in virtù di un presente non del tutto affievolitosi nell’ombra glaciale di sé stesso. 
 
LINK PER L'ASCOLTO (streaming integrale) : http://tunelab.com/2010/04/18/album-stream-sevendust-cold-day-memory/

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