Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
SST
Anno: 
1989
Line-Up: 

- Mark Lanegan - voce
- Gary Lee Conner - chitarra
- Van Conner - basso
- Mark Pickerel - batteria

Tracklist: 

1. Where The Twain Shall Meet
2. Windows
3. Black Sun Morning
4. Too Far Away
5. Subtle Poison
6. Yard Trip #7
7. Flower Web
8. Wish Bringer
9. Revelation Revolution
10. The Looking Glass Cracked
11. End Of The Universe

Screaming Trees

Buzz Factory

Tra i gruppi più importanti, anzi fondamentali, ed al tempo stesso sottovalutati per il movimento Grunge vi furono gli Screaming Trees, formatisi nel 1984 nello stato di Washington, precisamente ad Ellensburg, dall’incontro tra i fratelli Conner ed il cantante Mark Lanegan, una delle voci più calde ed apprezzate dell’intera scena di Seattle. Essi furono tra i pochissimi gruppi a vivere pienamente entrambe le fasi che portarono all’ascesa e al successo del Grunge, quella preparatoria degli anni ’80 e quella dell’affermazione e del consolidamento avvenuta invece negli anni ’90, attraversando naturalmente nel corso di queste due decadi una profonda evoluzione sonora, pur mantenendo una base portante costituita da un’alchimia di Rock psichedelico, Punk e Garage Rock, che prendeva spunto da Stooges, Cream e Black Fag. Così, se Alice In Chains e Soundgarden rappresentarono la corrente Grunge più legata all’Heavy Metal, se i Nirvana sembravano prediligere le sonorità Post/Punk e Pop, e i Pearl Jam facevano discendere il loro sound direttamente dall’Hard Rock e dal Rock tradizionale, invece gli Screaming Trees erano fortemente influenzati dal Rock classico degli anni ‘60 e più in particolare da quello psichedelico.

Anche il loro nome, “alberi urlanti”, sembra chiaramente richiamare sia le montagnose e fredde terre di provenienza sia l’urlo desolato della loro musica, che dopo Other Words, EP uscito nel 1985, prende consistenza nel 1986 con Clairvoyance, album quasi anacronistico che mostrava sonorità fortemente derivate dagli anni ’60, ben marcate in brani come You Tell Me All These Things, I See Stars o Strange Out Here, che sembra quasi una canzone dei Doors, ed anche il successivo Even If And Especially When non si allontana da tali coordinate stilistiche, e lo dimostrano brani come Cold Rain e In The Forest, anche se il Punk di Don’t Look Down sta a manifestare il mutamento in atto, mutamento ancora poco evidente ma sicuramente già avviato in Invisibile Lantern del 1988, dove fanno ingresso sonorità più votate all’alternative, come in Grey Diamond Desert, mentre altri pezzi ci ricordano ancora la forte base psichedelica, è il caso di Ivy o Shadow Song, ma anche Garage e Punk, come avviene con She Knows e Line & Circles.

Buzz Factory quindi è il loro quarto album ed esce nel 1989, quasi in contemporanea con Bleach dei Nirvana, ed è il loro primo lavoro che mostra un effettivo quanto evidente cambio di rotta, accentuando il lato più alternative e moderno del loro sound, senza tuttavia rinunciare alle sonorità che li avevano contraddistinti ad inizio carriera, ora rimescolate e riproposte in chiave più moderna ma mai poste in disparte. L’accoppiata Black Sun Morning, pezzo lancinante ed intenso arricchito da piacevoli stacchi psichedelici e dall’interpretazione calda e sofferta di Lanegan, e Too Far Away, bellissima ballata dal retrogusto psichedelico e folk, mostrano tutta l’abilità compositiva del quartetto di Washington ed il loro immenso contributo all’affermarsi del Grunge, di cui questo disco può cronologicamente considerarsi uno dei primi esempi. Rimasugli di Garage Rock nell’opener Where The Twain Shall Meet o in Subtle Poison, evidente qui la similitudine con I Wanna Be Your Dog, mentre la più scansonata e distorta Windows o le cadenzate sonorità da profondo sud di Yard Trip #7 donano eterogeneità all’album, del quale possiamo anche menzionare il Grunge psichedelico di Wish Bringer, la punkettara e melodicamente beatles-iana Revelation Revolution, e la lunga closer End Of The Universe, caratterizzata da un continuo intricarsi ed aggrovigliarsi di chitarre distorte e psichedeliche.

Sottovalutati, ma riscoperti e rivalutati in seguito, gli Screaming Trees rappresentarono una delle band più influenti e fondamentali per la scena Rock di Seattle, e Mark Lanegan, frontman e loro esponente di maggior carisma godeva di grande stima nell’ambiente, nonostante ciò Buzz Factory ebbe scarso successo al di fuori dei propri confini, mentre gli alberi urlanti i loro momenti migliori li regaleranno con i successivi lavori.

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