Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Etichetta: 
Ohr
Anno: 
1972
Line-Up: 

- Klaus Schulze - Synth, Sequencer, Tastiere, Programming

Tracklist: 

1. Satz: Ebene (23:23)
2. Satz: Gewitter (5:39)
3. Satz: Exil Sils Maria (21:26)

Klaus Schulze

Irrlicht

Quando i Tangerine Dream andarono per la prima volta sulla luna era il 1970. Da lì in poi, un'interminabile Odissea spaziale alla conquista dell'universo. In quel gruppo, che faceva capo al chitarrista Edgar Froese, figurava anche un certo Klaus Schulze, nato a Berlino nel 1947, membro non solo dei pionieri elettronici dei capolavori Alpha Centauri, Zeit e Phaedra, ma co-fondatore degli altrettanto storici Ash Ra Tempel: senza esserci realmente andato, l'essere umano si ritrova improvvisamente padrone del cosmo. Sulla Luna, sventola orgogliosa la bandiera tedesca.

Kosmische musik, elettronica spaziale, krautrock, prog teutonico: chiamatelo come vi pare. Fatto sta che è nella Germania inquieta e sotterranea a cavallo tra i '60 e i '70 che si è consumata una delle più grandi rivoluzioni nella storia della musica contemporanea. Il rock che si dilata, che svanisce e che perde consistenza, riapparendo come una visione fantasmagorica al di là delle concezioni e dell'immaginazione umana. Simbiosi tra le allucinazioni psichedeliche dei primi Pink Floyd e l'avanguardia colta degli anni '60, la musica elettronica tedesca ha elevato la sperimentazione acustica a veicolo onirico mediante cui scavalcare i limiti della terra e sondare l'universo nel quale galleggiamo. Niente più ritmi, nessuna forma, nessun ordine prestabilito. L'elevazione cosmica è estasi dell'invisibilità, è gelida catarsi onirica, è shockante dilatazione delle capacità percettive: ed è seguendo queste rivoluzionarie premesse che Schulze (come i suoi confratelli Froese, Göttsching e Schnitzler) è salito a bordo della sua astronave e ha guardato con i propri occhi le stelle, i pianeti, lo Spazio.

Irrlicht ("fuoco fatuo") è la testimonianza di questo Viaggio.
Realizzato nel 1972, e quindi a due anni di distanza dal primo esperimento cosmico dei Tangerine Dream (Electronic Meditations), il capolavoro di Schulze rappresenta il punto di non ritorno della musica elettronica, l'Opera d'Arte assoluta del suono sintetico. Irrlicht è una composizione per soli strumenti elettronici divisa in tre movimenti (Ebene, Gewitter, Exil Sils Maria) e basata sul metodo quadrifonico già sperimentato in precedenza dai Pink Floyd (quattro flussi sonori riprodotti singolarmente da altrettanti diffusori acustici posti in maniera tale da avvolgere completamente l'ascoltatore). Dilatate fino all'inverosimile, le evoluzioni cosmiche dei sintetizzatori schulziani sono un'agghiacciante inno alla libertà creativa e allo spirito onirico dell'artista tedesco: il suono deve trasporre musicalmente la fantasia, l'ispirazione onirica, l'inconscio emotivo.

E così, attraverso la lenta e angosciante apertura dei synth di Ebene (23:23), Irrlicht ha inizio. L'atmosfera del brano è inizialmente tetra e soffocante, quasi stridente: gli spazi ricoperti dall'armamentario esecutivo schulziano sono dilatati e prolungati, sui tappeti atmosferici di sottofondo si impongono man mano soundscapes elettronici dapprima gelidi e metallici, poi più morbidi e avvolgenti; alla stessa maniera, il flusso melodico della canzone si dipana mediante continui passaggi tra aperture ariose (quasi barocche) e decadenti abissi atmosferici. Come un Wagner versione astronauta, Schulze dipinge nel cosmo desolato una vera e propria sinfonia elettronica con i suoi interminabili crescendo atmosferici e le sue abbaglianti variazioni su tema. Estasi dei sensi, pura.
Più umani, robotici e futuristi - sebbene riprendino in parte i fili melodici dell'opener - sono invece i soli 5 minuti di Gewitter, breve intermezzo nel quale si consumano lentamente le esplosioni elettroniche di Ebene e in cui al contempo cominciano a respirare i più profondi e struggenti continuum melodici del successivo e ultimo colosso del disco. Exil Sils Maria è lo scontro frontale tra l'angosciante delirio umano e la spettrale, monolitica saggezza dell'Universo: in 21 minuti di pura follia compositiva, l'atmosfera di Irrlicht si trasforma e si traveste in uno straziante carnevale cosmico, chiuso da un finale arioso, quasi commovente, che nel suo lento protrarsi atmosferico è come se riportasse l'uomo nella sua dimora, nella sua coscienza, spingendolo fuori da un sogno (o incubo?) interminabile e raccapricciante.

Irrlicht è la voce dell'universo filtrata dal genio umano. E' il linguaggio del cosmo nella sintassi dell'uomo. E', infine, tutto ciò di cui nell'800 parlava il filosofo Friedrich Schelling a proposito della musica romantica: la realizzazione dell'infinito nel finito, l'espressione dell'universale nel particolare. Colosso di psichedelia e di agghiacciante onirismo sotto le sembianze di un dramma sinfonico futurista, Irrlicht è un capolavoro senza tempo che, oltre ad aver influenzato in maniera decisiva gli esiti di molta elettronica a venire (per non parlare dell'ambient più cosmico), continua imperterrito a conservare - a distanza di più di trent'anni - il proprio inestimabile valore artistico.
 

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