Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
SPV Records/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Biff Byford - voce
- Paul Quinn - chitarra
- Doug Scarratt - chitarra
- Nibbs Carter - basso
- Nigel Glockler - batteria dalla prima alla tredicesima traccia del primo disco
- Jörg Michael - batteria nella quattordicesima e quindicesima traccia del primo disco ed in tutte quelle del secondo


Tracklist: 

CD 1
1. This Town Rocks (04:53)
2. Backs To The Wall (03:28)
3. Redline (04:01)
4. Stand Up And Be Counted (03:26)
5. Never Surrender (03:33)
6. Frozen Rainbow (06:49)
7. Suzie Hold On (04:50)
8. Play It Loud (04:27)
9. Warrior (03:55)
10. See The Lights Shining (06:45)
11. To Hell And Back Again (03:20)
12. Stallions Of The Highway (03:06)
13. Wheels Of Steel (08:51)
14. And The Bands Played On (03:51)
15. Crusader (07:04)

CD 2
1. The Return (01:41)
2. Lionheart (06:04)
3. Man & Machine (03:30)
4. Beyond The Grave (04:55)
5. Searching For Atlantis (05:40)
6. To Live By The Sword Pt. I (02:04)
7. Unleash The Beast (03:00)
8. To Live By The Sword Pt. II (01:31)
9. Flying On The Edge (04:34)
10. Jack Tars (00:54)
11. English Man ´O` War (04:19)
12. Court Of The Crimson King (05:20)
13. Broken Heroes (06:46)
14. Dragon`s Lair (03:32)
15. Rock Is Our Life (05:11)
16. Travellers Time (04:43)
17. Solid Ball Of Rock (05:55)

Saxon

The Eagle Has Landed Pt. III

Quando si pensa ai Saxon non può che tornare alla mente quel magico 1982, anno di uscita di uno dei migliori live album di tutti i tempi: The Eagle Has Landed. Caratterizzavano il disco una manciata di pezzi, grezzi, violenti, intensi, e tanta tanta passione. Riprendere un nome così storico e sentito per aumentare le vendite di una nuova uscita è quanto di più sbagliato ci sia in ambito musicale. I Saxon, o più probabilmente la loro etichetta, hanno già compiuto quest’operazione nel 1996, quando pubblicarono un live con il titolo di The Eagle Has Landed Pt. II. Gli anni novanta non furono proprio sensazionali per la band capitanata dall’agguerrito Peter Byford, tanto che la scelta di un nome del genere apparve fin da subito più come un’operazione pianificata dai discografici che altro. Non c’è due senza tre, anche se spesso se ne farebbe volentieri a meno. E’ essenzialmente questo quanto emerge dall’ascolto di The Eagle Has Landed Pt. III.

Innanzitutto, che utilità ha un altro, ennesimo, lavoro dal vivo? La SPV afferma, tanto per cambiare, che si tratta di un vero capolavoro, che sono presenti canzoni poco suonate dai Saxon in sede live e che dietro le pelli c’è nuovamente Nigel Glockler, il quale aveva saggiamente lasciato la band nel 1998. In fin dei conti i grandi classici ci sono quasi tutti, si nota qualche rara novità nella tracklist ed in alcune canzoni a suonare la batteria c’è appunto Glockler. La copertina dell’opera è piuttosto banale ed ambigua, in quanto un’aquila del genere può causare facilmente critiche e fraintendimenti. Colpisce fin da subito la produzione di The Eagle Has Landed Pt. III, non troppo curata né particolarmente incisiva, tanto da rendere scialbe grandi canzoni come This Town Rocks e Backs To The Wall, quest’ultima decisamente più travolgente nella versione in studio del lontano 1979. Bene o male, l’album è una raccolta di pezzi dal vivo, registrati fra il 2004 ed il 2005, e, pertanto, la forma fisica dei cinque britannici non è sempre la medesima. And The Bands Played On, Crusader, Rock Is Our Life, Travellers Time e Solid Ball Of Rock sono tutte tratte dallo show di Wacken del 2004 e risultano alla lunga fra le più appaganti del lotto. Dorrà molto invece, specialmente ai fan della prima ora, l’esecuzione di una Frozen Raibow neanche lontanamente paragonabile a quella di Saxon, debutto discografico di Byford e compagni.

Il primo dei due dischi contiene i vecchi successi della band inglese, mentre il secondo include i brani più recenti. Se per Ronnie James Dio gli anni sembrano non passare mai, lo stesso non si può dire di Peter Byford, che, con i suoi cinquantacinque anni, non è più, chiaramente, quello di un tempo. Assai eloquente a riguardo è la sua prova in Lionheart, struggente e lenta canzone resa però meno emotiva dalla voce stanca del singer originario dello Yorkshire. Le track sono in tutto trentadue, per un totale di oltre due ore di musica. Il meglio i Saxon lo danno probabilmente in Wheels Of Steel e Broken Heroes, proposte in versioni più lunge rispetto a quelle originali e contraddistinte da ottimi assoli di chitarra. Man & Machine, dal canto suo, unisce abbastanza efficacemente orecchiabilità e potenza, così come la successiva Beyond The Grave. Al contrario, chitarre sottotono in quella che doveva essere una fra le canzoni più aggressive del lotto, ovvero To Live By The Sword, inspiegabilmente divisa qui in due parti, unite fra loro dalla poco convincente Unleash The Beast. Con Jack Tars, breve preludio a English Man ‘O’ War, si assiste ad uno dei momenti più toccanti dell’album, il quale si conclude poi, in maniera perlomeno dignitosa, con Rock Is Our Life, Travellers In Time e Solid Ball Of Rock, tre canzoni se non altro piacevoli.

Dall’inizio del nuovo millennio sono usciti qualcosa come sei antologie, tre album dal vivo e quattro DVD targati Saxon. Killing Ground e Lionheart, unici due veri full length pubblicati in questo lasso di tempo, non hanno invece riscosso grande successo, a dimostrazione forse della mesta situazione in cui si trova attualmente il complesso britannico. Gli anni d’oro sono andati da tempo ormai, ma operazioni come questa andrebbero evitate in ogni caso, anche in rispetto del proprio, talvolta glorioso, passato. Un ultimo appunto: dove diavolo è 747 (Strangers In The Night)?

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