Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Victor Records
Anno: 
1987
Line-Up: 

- Jon Oliva - voce, tastiera
- Criss Oliva - chitarra
- Johnny Lee Middleton - basso
- Steve "dr. Killdrum" Wacholz - batteria
 

Tracklist: 

1. 24 Hrs. Ago
2. Beyond the Doors of the Dark
3. Legions
4. Strange Wings
5. Prelude to Madness
6. Hall of the Mountain King
7. The Price You Pay
8. White Witch
9. Last Down
10. Devastation

Savatage

Hall of the Mountain King

Archiviato il capitolo Fight for the Rock, per i Savatage è tempo di mettere da parte le critiche ricevute e dedicarsi al nuovo album. Le prospettive sono per fortuna incoraggianti, a cominciare dal nuovo produttore Paul O' Neill che porta una ventata di entusiasmo nel gruppo. Paul conobbe i Savatage durante il tour di Fight for the Rock: una collaborazione storica, che sarebbe proseguita per tanti anni e che ancora oggi è solidissima. Così, mentre in Germania impazza il power metal di stampo teutonico, in California il thrash è al suo apice e nella Florida degli stessi Savatage il death muove i primi passi, Jon Oliva & compagni decidono di mantenere un approccio più sul classico: Hall of the Mountain King è come una scarica di energia diretta contro chi aveva perso fiducia nel gruppo dopo l'album precedente, convincendo che i Savatage non hanno affatto perso il loro smalto e che hanno ancora molte frecce nella propria fareta. Un heavy metal dinamico, brillante, capace di sfuriate quasi speed e momenti più atmosferici, ricco di pezzi che rimarranno nella storia del gruppo. Lo stesso Jon verrà soprannominato "Mountain King" da quest'album, tanto fu il suo successo fra i fan. Va smentita la storia che vorrebbe HttMK come un ponte di collegamento fra i primi album e i successivi; casomai invece Gutter Ballet può essere inteso come un unione fra il passato heavy metal più duro e la vena melodica/sinfonica che proprio con esso i Savatage avrebbero sviluppato, ma Hall of the Mountain King è figlio diretto dei primi dischi e non anticipa ancora le novità che sarebbero state introdotte in seguito (ma c'è un'eccezione nel brano mai rilasciato This Is Where You Should Be, una ballad pubblicata dopo più di dieci anni nella raccolta From the Gutter to the Stage). Lo si nota anche a livello lirico/concettuale, visto che permane l'interesse per il fantastico tipico degli esordi, a differenza della vena più "terrena" a cui Jon si sarebbe dedicato dopo un ricovero per overdose nel tour di Hall of the Mountain King e le sue successive riflessioni personali.

Il compito di aprire l'album viene affidato alla classica 24 Hrs. Ago, che parte subito con la sua dura, aggressiva e oscura carica che trasmette con i suoi potenti e corrosivi riff. Uno dei brani più ricordati dai fan ottantiani dei Savatage, per diverso tempo è stato inoltre una delle scelte di punta anche fra i brani iniziali nei live. Beyond the Doors of the Dark mostra invece aperture più melodiche con la chitarra acustica e le tastiere atmosferiche di sottofondo, che si amalgamo perfettamente con i riff acidi, gli assoli virtuosi e gli acuti di Jon; per certi versi si riallaccia ai momenti più dark e al tempo stesso dinamici dei primi album, con le loro atmosfere il cui influsso si sente ancora in questo disco. La grossa hit però è Legions, una delle canzoni più ricche di groove se non la più ricca in assoluto dell'album, e che purtroppo viene troppo spesso dimenticata nei tempi recenti dai neofiti alla musica dei Savatage. Rimane comunque un altro pezzo storico dei Savatage, così come Strange Wings su cui però aleggia una certa somiglianza del riff principale con il motivo di tastiera di Witch Hunt dei Rush (dall'album Moving Pictures). Non è nulla di particolarmente chiaro, e il dubbio permane. Prelude to the Madness è la "titletrack musicale", cioè: In the Hall of the Mountain King è il nome di un'opera classica di Edvard Grieg, composta per il dramma teatrale Peer Gynt nell'800, di cui tutti più o meno avete sentito almeno una volta nella vita il famosissimo motivo (citato in numerosissime espressioni di cultura popolare dai film ai videogiochi), anche solo in una delle varie cover, reinterpretazioni e riprese (di cui forse la più nota è quella degli Who nell'album Sell Out del '67). Il suo motivo viene ripreso per l'appunto in Prelude, e non nella titletrack vera e propria. Questa a sua volta è uno dei pezzi più inossidabili in assoluto dei Savatage, ma ormai appare chiaro che quest'album è stato una miniera di pezzi classici per i quattro di Tampa; curiosamente però sembrerebbe più noto il ritornello che la canzone stessa, e come se non bastasse il testo è ancora più conosciuto del chorus cantato: "madness still reigns in the hall of the mountain king!". Insomma, questa frase col tempo è diventato un marchio onnipresente dei Savatage, ed è davvero un'impresa ardua non trovare una qualche scheda biografica o serie di recensioni in cui, da qualche parte, non vi si faccia riferimento. Comunque non bisogna affatto dimenticare il resto della canzone, una delle migliori in assoluto dell'album, ricca di spunti duri ma melodici di grande impatto. A questo punto The Price You Pay diventa pura formalità: ormai le linee direttrici dell'album sono consolidate e la qualità generale ha imboccato un sentiero preciso seguito fedelmente dalla canzone, però White Witch al contrario è un direttissimo richiamo al passato più power/speed della band che sa troppo di già sentito e non soddisfa altrettanto; di contrasto la breve strumentale Last Down fa chiaramente riferimento ai momenti più melodici in chitarra elettrica clean, ma appare più fresca, e per certi versi sembra ricollegarsi, con le dovute proporzioni, anche all'imminente svolta del gruppo. Devastation ritorna sui binari consueti dell'album, chiudendolo con un'ennesima dose di buoni riff, a volte un po' troppo maideniani ma sempre di grande impatto.

Con la conclusione dell'album, possiamo dire che termina anche il primo atto della storia dei Savatage, a cui seguirà il grande cambiamento del "periodo centrale", quello composto da Gutter Ballet, Streets e Edge of Thorns. Per questo è da considerare come un punto d'arrivo, a conclusione di un ciclo e prima dell'inizio di un altro. Hall of the Mountain King possiede tutti gli elementi per fare un grande album di rock duro: feeling, creatività, carisma, energia. Viene quindi un pizzico di disappunto per la produzione, che sarebbe potuta essere decisamente migliore. Sicuramente un'ottima uscita per tutta la scena hard & heavy, la cui unica sfortuna forse è stata quella di giungere troppo in ritardo: qualche anno prima e  Hall of the Mountain King oggi verrebbe considerato uno degli storici grandi capisaldi dell'heavy metal, assieme delle prime releases di gruppi come Iron Maiden, Saxon, Samson, o dei primi dischi ottantiani dei Judas Priest. Ultimo aneddoto: durante le sessioni di registrazione di quest'album i Savatage conobbero Chris Caffery, che con questa occasione diventò loro fan e amico, al punto da vedersi offrire l'opportunità di suonare con loro durante il tour, dato che conosceva già le canzoni, dando il via ad un altro sodalizio importante per la formazione di Tampa.

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