Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Frontiers Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Jan Thore Grefstad - voce
- Nobby Noberg - basso
- Toya Johansson - chitarra
- Ronny Milianowicz - batteria

Tracklist: 

1. The Exodus (intro)
2. My Judas
3. In Shadows Lost From The Brave
4. My Heart
5. The Burden
6. No Mans Land
7. Ride Forever
8. Black Symphony
9. Deamons
10. The Brave Never Bleeds
11. My Sorrow
12. Run For Your Life
(Bonus video) - My Heart

Saint Deamon

In Shadows Lost From The Brave

Provengono dalle fredde lande scandinave, dove si sono formati nel 2006 per volontà dell'esperto batterista Ronny Milianowicz, per sua stessa decisione ormai fuori dai Dionysus, il quale viene presto raggiunto dal bassista Nobby Noberg e dal bravo chitarrista Toya Johansson, reduce dalle esperienze con Sinner e Ride The Sky. Dopo poco tempo si aggiunge anche il vocalist norvegese Jan Thore Grefstad, già in evidenza con gli Highland Glory, ed una volta completata la line up, il quartetto svedese rompe gli indugi e si tuffa nell'affollato mondo del power metal, di recente sempre più incline ad identificarsi nel melodic metal.
Il loro moniker è Saint Deamon, nome di fantasia ispirato ad un immaginario capitano e condottiero fantasma, "santo" e "demone" al tempo stesso, espressione della doppia faccia di ciascun uomo, in cui il bene ed il male convivono e si fronteggiano nelle scelte di ogni giorno, concetto che, seppur celato dietro un racconto fiabesco e metaforico, viene ribadito anche nel concept che sta alla base di questo loro convincente esordio: In Shadows Lost From The Brave.

L'esordio dei Saint Deamon propone un power metal potente, melodico e diretto che pur affondando le sue influenze nel metal di fine anni ottanta ed inizio novanta, Helloween in primis, e nel più recente melodic metal di gruppi come i Masterplan, ha dalla sua il grande merito di risultare davvero fresco e coinvolgente, grazie anche ad un songwriting ispirato e ad un cantante dall'ugola d'oro, capace di riportare alla mente le gesta di artisti come Jorn Lande e soprattutto Michael Kiske. A rendere ancor più interessante e gradevole il loro sound sono le melodie immediate ma mai banali, queste infatti crescono ad ogni nuovo ascolto rilevando sfumature passate quasi inosservate ai passaggi precedenti e manifestano inoltre l'ampio ventaglio di influenze, soluzioni e sfumature, che si estendono dal power al folk scandinavo e alla musica classica, melodie che così contribuiscono all'edificazione di un sound potente e melodico, diretto e coinvolgente.

Dopo la breve intro The Exodus, proprio l'ottima My Judas è un perfetto compendio del loro sound, infatti l'alternarsi di deliziosi arpeggi acustici dal chiaro sapore folk con riff granitici e ritmiche possenti inseriti in un mood oscuro ed atmosferico, che trova massima enfasi nel solenne refrain, può dare l'idea della varietà e della freschezza del melodic power di questo emergente combo svedese.
Nella title-track si lanciano in uno speed power con tanto di doppia cassa a caratterizzare strofe veloci e rocciose a cui si contrappongono chorus trionfali ed un breve spezzone centrale più lento ed in pieno stile Helloween, ancor più ispirato il mid-tempo My Heart, proposto anche come bonus video, brano melodico e dal flavour drammatico che sembra maggiormente ricollegarsi agli attuali standard del melodic metal e che ha la sua unica pecca in quel passaggio che sul finire lancia l'assolo dopo una brusca interruzione del ritornello, mentre si ritorna presto su territori power, sempre oscuri e possenti, con la più normale e consueta The Burden, che non a caso si colloca un gradino sotto rispetto alle altre canzoni.
No Mans Land rappresenta uno dei momenti salienti del disco, nonché uno degli apici insieme a My Judas, il brano in questione si riallaccia al power di fine anni '80 ed acquista un flavour più epico e trionfale, specie nei chorus imponenti e maestosi, mentre sul finire si fa spazio uno spezzone più lento, stavolta introdotto meno bruscamente, e quasi esclusivamente affidato all'ugola potente di Jan Thore Grefstad, prima di chiudersi con un breve ma efficace tocco folk. Alcune di queste caratteristiche si ripresentano in maniera ancor più enfatizzata in Deamons, più sinfonica ed ampollosa, mentre Ride Forever, Black Symphony e The Brave Never Bleeds sembrano ispirate dalle cavalcate in stile power degli Helloween e dei primi HammerFall con ritmiche incalzanti, buone melodie e chorus catchy. Leggera flessione sul finale, quando si arriva alla conclusione con la mesta ed intensa power ballad My Sorrow e con Run For Your Life, mid-tempo con strofe un po' monotone e dall'incedere pachidermico ma che fortunatamente anticipano un bel bridge ed un chorus più aggressivo e melodico.

In Shadows Lost From The Brave rappresenta un debutto convincente e di gran classe per i Saint Deamon, che hanno mostrato come sia possibile ancora oggi fare del power metal potente e melodico senza necessariamente risultare derivativi o uguali alle tante altre band che affollano un panorama così sovraffollato, e conseguentemente anche inflazionato. Le influenze del power di fine anni '80 ci sono ed emergono un po' ovunque, ma queste vengono abilmente mescolate con le altre loro influenze che, con la collaborazione di un songwriting ispirato e l'ottima produzione di Jens Borden, danno vita ad un sound fresco, diretto, coinvolgente e ben puntellato da sfumature varie che quasi mai - eccezion fatta per qualche raro passaggio un po' brusco, come detto sopra - intaccano la linearità dell'opera.


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