Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Metal Heaven/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Markus Engelfried - voce
- Markus Bohr - tastiera
- Rodrigo Blattert - chitarra
- Manuel Glassmann - basso
- Klaus Sperling - batteria


Tracklist: 

1. Resurrection (Intro)
2. Ride On a Phoenix
3. Praise the Lord
4. State of Euphoria
5. Fallen Hero
6. Crown Of Creation
7. See The Light
8. Never Surrender
9. The Jester
10. Ride Like the Wind
11. Nine Lives
12. Power And Glory
13. Reign Of Agony

Saidian

Phoenix

Continua il cammino dei Power-metallers tedeschi Saidian con Phoenix, album che segue solo di un anno il debutto For Those Who Walk The Path Forlorn e che evidenzia le caratteristiche della band fondata dal tastierista Markus Bohr anche grazie ad una produzione molto curata, targata Metal Heaven. Tra il 2005 e il 2006 i Saidian hanno seguito in tour i Jon Oliva’s Pain, nuova formazione dell’ex Savatage Jon Oliva e i risultati sono stati parecchio proficui: Oliva, ascoltando l’operato del giovane quintetto teutonico, ha deciso di prendere parte al nuovo full-lenght, questo Phoenix, come guest vocalist nella sesta traccia, Crown Of Creation.
Lo stile eseguito da Saidian è un Power Metal canonico, sulla scia di acts della scena tedesca, come Gamma Ray, primi Edguy e Avantasia, dai toni epici e fantastici: la ricchezza strumentale del gruppo si basa sull’approccio diretto e coinvolgente delle chitarre distorte, ma soprattutto delle veloci tastiere.

Di certo Phoenix costituisce un bel lavoro di Power Metal ottimamente concepito e suonato, ma ci imbattiamo ancora nella monotonia del panorama europeo di questo genere, privo di innovazione e abbastanza stagnante nelle sue evoluzioni. Basti ascoltare tracce come Ride On A Phoenix e Praise The Lord per comprendere la direzione seguita dai Saidian: cori imponenti, accompagnamenti di tastiera maestosi e riff di chitarra ormai ripetuti all’infinito dalle realtà Power del continente. Nulla da dire neanche riguardo alla voce del bravo Markus Engerfried, assolutamente adatta al contesto, piacevole e determinata nei suoi toni accesi.
I numerosi passaggi melodici sanno trascinare l’ascoltatore nel vortice Saidian, colpendo per il loro impatto non artificioso, ma di facile intendimento: tuttavia, sono soluzioni stilistiche affrontate già da Tobias Sammet nella saga Avantasia tra il 2001 e il 2002 e quindi per nulla capaci di aggiungere nuovi elementi al genere.
Canzoni mid-tempo come Crown Of Creation sono sicuramente ben ideate nella loro struttura interna, fatta di tastiere onnipresenti e di sezioni corali di grande effetto, e quindi non si può criticare i Saidian sotto il punto di vista tecnico-compositivo.

Sarebbe però curioso riuscire a godersi un registro musicale differente da ciò che è stato scritto dagli anni Ottanta ad oggi: ballad come See The Light sono soavi ed eleganti ma non basta per guadagnarsi un sound personale ed originale. Speriamo pertanto che i Saidian riescano a distinguersi nel mondo del Power/Heavy, per non cadere nell’ormai immenso calderone di bands-clone che pubblicano album a ripetizione, e per sfruttare al meglio le proprie doti di song-writing.

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