Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Suicide Squeeze
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Mike Sullivan - Chitarra
- Dave Turncrantz - Batteria
- Brian Cook - Basso

Tracklist: 

1. Fathom
2. Geneva
3. Melee
4. Hexed All
5. Maiko
6. When The Mountain Comes to Muhammad
7. Philos

Russian Circles

Geneva

Suonare post-rock/sludge ed abitare a Chicago vuol dire o che si è i Pelican o che si è un loro gruppo-discepolo. I Russian Circles fanno parte di questa seconda categoria, sebbene risulti incredibilmente ingenuo indicare il trio statunitense come meri cloni dei sopracitati (ex) maestri del post-metal. I due precedenti Enter e Station ce ne avevano palesemente dato la dimostrazione, certificando l'abilità dei Russian Circles nel saper reinterpretare in maniera piuttosto personale le sonorità urticanti e i possenti muri sonori dello sludge a stelle e strisce. Travolgenti cavalcate strumentali e un sound compresso e d'impatto, eppure, tra le tante qualità del complesso, a prevalere e a rimanere maggiormente impressa nella mente era la verve melodica e il piglio malinconico che i Russian Circles riuscivano splendidamente a immettere nei propri brani, caratteristica che l'ultimo lavoro Geneva raccoglie e per certi versi amplifica, non dirottando comunque l'andamento stilistico del progetto, sempre orientato verso le medesime soluzioni formali e atmosferiche.

A staccare Geneva dai precedenti lavori è forse esclusivamente lo snaturamento sempre più ovvio della matrice sludge e di quella post-hardcore a là These Arms Are Snakes, qui sfumate in fraseggi post-rock calibrati e meno martellanti; un sound quindi pulito e scevro delle più graffianti distorsioni (effettistiche ed atmosferiche) del post-metal che va a delineare uno stile coinvolgente, ben definito e ottimamente prodotto. Annientando in molti casi lo sludge ruvido e soffocante di Pelican, Isis e Neurosis, Geneva si rifà piuttosto alle più delicate distensioni tipiche di act come Red Sparowes (nei momenti più inquieti) Mono ed Explosions In The Sky (in quelli più melodici), costruendo il proprio mood su un piacevole contrasto di tenui dilatazioni strumentali e spesse masse sonore che all'improvviso si svegliano e si dimenano in tutta la loro forza espressiva.

L'ottima opener Fathom catapulta nella maniera più diretta nell'universo atmosferico di Geneva, mostrandocene inizialmente il lato più oscuro e sotterraneo attraverso un percussionismo marziale e un riffing secco che, secondo dopo secondo, si apre ad un travolgente impeto melodico, culminante nello splendido riff di chiusura del brano, tra i più intensi mai composti dai Russian Circles. Geneva prosegue sulle stesse coordinate stilistiche della precedente traccia, rendendo inquietante e quasi "tribale" l'energia sprigionata dai possenti fraseggi strumentali, qui vincolati ad un'impostazione ancora troppo derivativa sebbene efficace; a incarnare il primo vero colpo d'occhio del disco è Melee, avvincente nel suo spleen che traspare attraverso un'atmosfera tesa e mediante equilibrati fraseggi strumentali nei quali si insinuano i timidi violini che sbocceranno completamente solo nella successiva, splendida Hexed All. La quarta traccia è infatti la più sorprendente e inaspettata dell'intero disco, così profonda nella sua malinconica cornice strumentale di archi e chitarra elettrica da classica ballata post-rock; eppure passa un secondo e Geneva riprende a macinare ritmi e a serrare le linee chitarristiche, giungendo con Maiko ad uno dei suoi episodi più travolgenti, sebbene il brano - dopo una grande apertura - si smarrisca lentamente, trasmettendo una sorta di stasi anche alla successiva When the Mountain Comes to Muhammad, piuttosto spenta e misera a livello di contenuti (eccezion fatta per le trombe che irrompono a metà brano). Philos riassume infine le principali caratteristiche e l'assetto generale del disco, alternando con efficacia soavi distensioni strumentali (splendidi a tal proposito i primi tre minuti) a ruvidi inabissamenti sludge, entrambi piuttosto prevedibili a livello di soluzioni ma sempre funzionali al discorso complessivo del brano, che chiude il disco nella maniera più ovvia e meno azzardata.

Proseguendo sotto tutti i profili lungo la scia ottimamente tracciata dai due precedenti full-lenght, i Russian Circles sono riusciti a sfornare un altro lavoro di tutto rispetto che conferma ogni buona parola spesa sul conto di quei tre buffi ragazzacci di Chicago. Geneva è un album sano ed emozionante come ultimamente se ne sono visti pochi nello stesso contesto, oltre ad essere un lavoro tutt'altro che di difficile assimilazione visto il suo ammaliante gusto melodico e la sua semplice impostazione: un gruppo che al terzo full-lenght ancora non perde un colpo vuol dire che ha classe da vendere. I Russian Circles, senz'ombra di dubbio, ne hanno parecchia.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente