Voto: 
6.7 / 10
Autore: 
Gravenimage
Genere: 
Etichetta: 
AFM Records/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Ross the Boss - Chitarra
- Patrick Fuchs - Voce
- Carsten Kettering - Basso
- Matze Mayer - Batteria

Tracklist: 

1. I.L.H.
2. Blood Of Knives
3. I Got The Right
4. Death & Glory
5. Plague Of Lies
6. God Of Dying
7. May The Gods Be With You
8. Constantine´s Sword
9. We Will Kill
10. Matador

Ross the Boss

New Metal Leader

Guarda un po’ chi si rivede. Chi ascolta o ha ascoltato i Manowar non può non conoscere il nome di Ross The Boss, all’anagrafe Ross Friedman, storico chitarrista e co-fondatore, assieme a Joey DeMaio, della metal band americana, che ha accompagnato fino al 1989, anno del “Kings Of Metal Tour” e dell’abbandono per dedicarsi a progetti personali.
E fino ad ora si era poco sentito parlare di lui, fatta eccezione per i fan dei “The Dictators”, gruppo Hard Rock in cui il newyorkese ha militato prima e dopo gli anni manowariani e ai quali ha successivamente ridato vita, oltre a numerose partecipazioni in svariati progetti, ma con un ruolo mai da protagonista assoluto.

Negli ultimi anni Ross ha forse cominciato a sentire, nonostante non sia più un giovincello, una certa nostalgia del suo periodo più “loud & heavy”, giungendo a formare un tributo al suo passato nei Manowar assieme ai membri dell’act tedesco Ivory Knight. E, dopo averci preso un certo gusto, ecco la nascita di una band vera e propria che porta il suo nome, e un nuovo esordio sulla scena.
E più che un tributo ai Manowar questo New Metal Leader è un omaggio di Ross a sé stesso. Certo, per gli anni ottanta vuole dire più o meno la stessa cosa, ma almeno non si può muovere l’accusa di plagio, cosa che va subito fatta presente.
In sostanza, dall’intro fino al decimo ed ultimo pezzo, ci troviamo davanti a un album che potrebbe essere stato scritto e pubblicato anche vent’anni fa, un concentrato di tutte le esperienze che Ross ha accumulato in una carriera che si muove tutta su un andirivieni Hard Rock/Heavy Metal, e che riesce a coniugare con efficacia le due scuole, mettendo bene in risalto il passaggio che ha portato alla creazione di quello che chiamiamo Epic Metal, processo di cui il vecchio volpone è uno dei più autorevoli esponenti.

C’è tanto di Manowar naturalmente, e in alcune tracce i rimandi sono fortissimi, come in I Got The Right, dove sia i riff di chitarra che la batteria hanno il noto marchio di fabbrica, o nella rapida God Of Dying, con un inizio in acustica che ricorda pezzi con innesti di arpeggio alla Guyana (The Cult Of The Damned), ma non solo: l’anima più rockettara di Ross emerge qua e là con forza, e si va ancora più indietro nel tempo con Plague Of Lies e May The Gods Be With You, che più Def Leppard non si può. Il pezzo forte dell’album, a livello di tecnica esecutiva, è ovviamente la chitarra del Boss, che tutto sommato si inventa dei buoni assoli, e sebbene i prodi Ivory Night non siano Eric Adams, Joey DeMaio e Scott Columbus, sanno il fatto loro. Forse il singer Patrick Fuchs è quello la cui non eccezionalità si fa più sentire, ma solo perché non si può fare a meno di pensare a quanto valorizzerebbe ogni pezzo la voce Eric. La produzione poi risulta poco convincente, dando una certa fiacchezza a brani che si potevano “potenziare” maggiormente.
In conclusione, non abbiamo tra le mani un fiasco, ma nemmeno un grande ritorno: le trombe non squilleranno, ma i nostalgici dei vecchi Manowar (che, si dica quel che si vuole, nel bene o nel male non sono più gli stessi) potrebbero rimanere appagati dall’efficace immediatezza di certi brani del New Metal Leader, che di nuovo in realtà ha poco o niente, ma qualche cartuccia la sa ancora sparare.
 

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