Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Ahnstern (Steinklang Indus.)
Anno: 
2004
Line-Up: 

- Riharc – Voce, Hurdy-Gurdy, Nyckelharpa, Cornamuse, Flauti
- Mark.A.How – Cori, Batteria, Flauti, Nyckelharpa
- Hans Schiner – Chitarra, Fisarmonica
- Valentin Arnold – Percussioni, Batteria
- Nupi Jenner – Hurdy-Gurdy, Cornamuse, Flauto, Percussioni
- Judith Sixt – Cori, Piano, Percussioni

Tracklist: 


1. Ouverture - The End of Winter
2. The Last Green Days of Summer
3. Join Us
4. Armageddon is a Sunny Day
5. Magic Circle
6. Crossroads
7. Epilogue

Riharc Smiles

The Last Green Days of Summer

I Riharc Smiles sono il progetto Neofolk di Riharc, musicista austriaco attivo da una quindicina d’anni negli ambiti della musica medioevale e tradizionale, unito da amicizia personale e da interessi artistici comuni a Mark.A.How di quei Sagentoeter che v’avevamo entusiasticamente presentato tempo fa: i progetti sono infatti ‘cugini’, poiché ampi sono gli scambi e le collaborazioni, sia a livello di musicisti che di contributi per il songwriting.
Maggior ricerca tradizionale e, contemporaneamente, un suono più apocalittico caratterizzano i Riharc Smiles, che si presentano con un “The Last Green Days Of Summer” (unica pubblicazione dei nostri, se si escludono un paio di tracks sparse per le varie compilation tipiche del genere) la cui ossatura è formata dai peculiari suoni degli strumenti folkloristici centro-nord europei, quali nyckelharpa, hurdy-gurdy e cornamuse: ossessive e fascinose, le armonie dal tipico flavour celticheggiante che ne risultano formano le principali linee-guida per lo sviluppo dei pezzi, brevi e poco articolati ma di buon impatto grazie a pregevoli intuizioni melodiche ed anche alla discreta prova vocale di Riharc, che si destreggia tra flebili sussurri, sostenute incitazioni ed oniriche recitazioni.

Ad esemplificare ottimamente lo stile del gruppo, le iniziali “Ouverture – The End of Winter” e “The Last Green Days of Summer” (così come la penultima “Crossroads”) sono guidate dagli intrecci della nyckelharpa e delle cornamuse, realizzando scenari di pregevole fattura, ma spesso eccedendo in staticità e stanchezza compositiva: rare le innovazioni valide, se non quelle basilari su cui sono costruite le canzoni, peraltro reiterate con eccessiva linearità.
Di levatura notevolmente superiore è invece il tratto centrale del disco, costituito da tre gemme di moderno Dark Folk, a metà tra la ricercatezza mitteleuropea e l’eleganza anglosassione: “Join Us” è una ballata che si basa su trasognate ma svelte chitarre acustiche durante le strofe, mentre gli strumenti prettamente Folk s’inseriscono, con melodie pungenti e ben dosate, durante il convincente e danzante ritornello, supportato da sommessi cori femminili e da percussioni briose.
Toni tragici e drammatici avvolgono invece “Armageddon is a Sunny Day” (presente anche in “Prayers to Othinn”, unico disco dei Sagentoeter), in cui cornamuse lamentose si fanno carico del compito d’interrompere il flusso continuo di funebri percussioni e marziali recitazioni a doppia voce che caratterizza il lento incedere della canzone, accompagnata per tutta la sua durata dagli insistenti gemiti di un nervoso hurdy-gurdy in sottofondo, per un’atmosfera maggiormente scabrosa e funesta rispetto alla più intimista versione dei Sagentoeter.
Altro highlight è la dolce e malinconica “Magic Circle”, in cui reclama il giusto spazio il pianoforte di Judith Sixt (compagna di Riharc): sono sue le melodie che, duettando abilmente con la voce solista, avvolgono in un alone notturno e doloroso il quinto capitolo dell’album – non una tristezza catastrofica come quella del capitolo precedente, ma un sentimento più profondo e personale, fatto di ricordo, introspezione e pensieri, piuttosto che di grandiosi avvenimenti. Brano molto sentito e emotivo, questo, che dimostra l’abilità interpretativa dei Riharc Smiles, che calano il sipario dopo solo mezz’ora con l’atmosferica “Epilogue”, costruita con sapiente calma da flauti e hurdy-gurdy, per un commiato positivo e rinfrancante, che raccoglie gli sprazzi di gioia vissuti nella stagione precedente e li passa in rivista durante gli ‘ultimi verdi giorni d’estate’: è un epilogo che non ha il sapore di un addio, ma di un saluto, come quello che si dedica ad un vecchio amico, quello su cui si potrà sempre contare e che, si è sicuri, tornerà a farci visita.

I Riharc Smiles hanno dunque saputo creare –da perfetti sconosciuti quali erano, sono e rimarranno– un debutto dotato di buone carte vincenti e di alcune godibili meraviglie melodiche: con un po’ più di continuità e una maggiore varietà, sarebbero arrivati a risultati di fattura davvero pregevole; allo stato attuale delle cose però, il ‘derby’ con i cugini Sagentoeter (oltreché con le ben più blasonate compagini Neofolk tedesche) li vede uscire sconfitti, nonostante una prestazione onorevole. L’augurio è di risentire al più presto notizie da parte di queste due band, e sperare che la Ahnstern punti nuovamente su di loro: le vendite non saranno esaltanti, ma le piccole perle create da Riharc e Mark How meritano il più sincero degli applausi.

LINKS PER L’ASCOLTO

Samples tratti da:
- Last Green Days of Summer

- Join Us
- Armageddon is a Sunny Day


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