Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Etichetta: 
Goi Music
Anno: 
2007
Line-Up: 

- David - chitarra
- Cabañas - chitarra
- Alonso - tastiere
- Berse - voce
- Mario - batteria


Tracklist: 

1. Intro
2. Soy lo Peor
3. Mirame
4. Hubo un Tiempo
5. No Más Fe
6. Preso
7. Siete
8. El Coco
9. Silencio
10. Bondage
11. Enfermo
12. Nada
13. Serial Killer
14. Por Tu Grandissima Colpa
15. Outro

Rhesus

Espiral de Dolor

Gli spagnoli Rhesus sono gli ultimi arrivati nell'ambito delle sonorità alternative pesanti a cavallo fra il moderno metalcore, thrash/groove e un nu metal melodico e incalzante. Sicuramente sono molto influenzati dagli svedesi Soilwork e dai latino-americani Ill Nino, due gruppi dai quali i Rhesus attingono a piene mani e che costituiscono il nucleo principale su cui costruiscono la loro musica. Per completare il tutto vi sono rimasugli rimanenti della scena thrash e metalcore americana, di quella metal svedese di Gothenburg, delle connessioni con gli italiani Disharmonia Mundi più melodici e meno estremi, i connazionali Skizo e Hamlet e infine alcune altre piccole macchiette nu metal (su tutti i Soulfly e, alla lontana, sfuriate slipknotiane filtrate nell'ottica differente del gruppo e qualcosina degli Ill Nino) e sporadici spunti di folklore iberico.
La proposta dei Rhesus è altamente melodica e d'impatto, con diverse canzoni trascinanti e gustose. Sfortunatamente, l'approccio degli iberici si fa alle volte troppo debitore nei confronti dei loro ispiratori, risultando blando e scontato, difettando in freschezza e sfociando in arrangiamenti che sanno di già sentito in maniera abbastanza trita, alle volte incontrando anche una certa dose di ripetitività (non sempre fortunatamente). Il disco nel complesso ne risulta discontinuo, naviga fra una certa carenza d'ispirazione, che porta alla monotonia e alla piattezza, e a momenti, concentrati sulla melodia e sul piglio potente, che riescono ad essere sufficientemente efficaci da far intravedere buone cose, con diverse canzoni (come già detto) molto divertenti.

Dopo un intro sognante di tastiere e strings, l'album vero e proprio comincia con Soy lo Peor, che mostra subito le qualità del gruppo per quanto riguarda impatto, melodia e grinta, e le sue limitazioni in originalità. Il canto pulito di Berse risulta privo di spessore e mordente, mentre il canto growlato riesce ad essere feroce quanto basta per conferire aggressività ai brani. Si prosegue molto bene con Mirame, che aggiunge interessanti spazi di synth mentre ritmiche ferrate sostengono un impianto groove metal fortemente orientato verso la melodia. Incalzante Hubo un Tiempo con i suoi riff naviganti fra nu/groove e Swedecore, mentre il lato nu viene esteso in No Más Fe, che è anche il primo brano in cui gli spunti folkloristici divengono maggiormente consistenti (pur, nel complesso, limitandosi a semplici inserti acustici). Orecchiabile, ma queste cose le facevano identiche gli Ill Nino non troppo tempo fa. Si prosegue nella successiva sequenza di cinque canzoni con il groove metal/metalcore d'impatto di Preso, la banale ma potente quasi-ballata Siete, il muro sonoro distorto come molti (troppi) altri di El Coco, la ballata Silencio (tinta di spunti fra il metal melodico americano e quello di Gothenburg) e i riff martellanti un po' spenti di Bondage. Praticamente i Rhesus, adocchiato uno stile particolare, lo imitano e giostrano basandosi su di esso, trascurando però la ricerca di una miscela che suoni almeno un minimo personale, senza ricalcare quanto già detto da molti altri gruppi in precedenza. Prosege così sulle stesse coordinate fino ad ora incontrate la fioca Enfermo; Nada si fa leggermente sporcare da un riff sabbathiano (nulla più però) e Serial Killer rappresenta il biglietto da visita del disco, il brano più banale e rifritto di tutti (con un piglio che ricalca troppo i Soulfly e urla filtrate ricalcate su quelle degli Ill Nino), ma che nella sua semplicità mostra fra le melodie più catchy e trascinanti del disco. Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Magari possiamo dare fiducia e pensare alla prima ipotesi, visto che i Rhesus sono solo all'esordio e che comunque il forte impatto promette scintille dal vivo, ma c'è davvero poco altro. Così Por tu Grandissima Colpa, riproposizione di stanchi stilemi ripresi dal metal svedese dell'ultimo decennio miscelata a soliti spunti groove, refrain melodiosi e chitarroni distorti, suona al tempo stesso anonima e travolgente di primo acchito. Chiusura con una breve strumentale leggera e melodica che sembra estratta da un album dei Bark Psychosis.

Una proposta inseribile nel calderone del metal alternativo (che in Spagna sta crescendo sempre più a livello underground) che fra alti e bassi mostra un songwriting sicuramente con del potenziale melodico e d'impatto alto, ma che necessita che il gruppo di Toledo cerchi una via più personale ed originale, che non suoni troppo fotocopiata. Il talento per comporre una serie di canzoni trascinanti e coinvolgenti ce l'hanno, ma oltre questa buccia esterna al momento non hanno altro, e spesso sembrano più l'ennesima band-clone. Confidiamo che in futuro, acquisita maggiore maturità e presa maggiore confidenza con i propri mezzi, sapranno fare di meglio, e consigliamo il disco solo ai fan del genere in cerca di una miscela proprio di questo tipo, che sia energica e melodica senza pretender altro.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente